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IO, ENTITA’ SEPARATA DA MARITO E FIGLI….

27 Maggio 2013 By drusilla 13 Comments

Nel momento stesso in cui arrivi in un paese straniero e intraprendi la tua vita da donna-mamma expat perdi la tua identita’. Si, appena atterri in terra straniera. Questo e’ quello che e’ accaduto a me il 31 gennaio del 2011.
Per poter entrare in Kuwait ci sono diversi modi: visto turistico, contratto di lavoro oppure sponsor. Sponsor?! Sapete chi e’ il mio sponsor? Mio marito. Avete capito perche’ parlo di perdita di identita’???? Si, perche’ tu donna, senza contratto di lavoro puoi entrare e decidere di vivere in questo paese solo se tuo marito ti sponsorizza e si prende carico della tua persona. Significa un po’ perdere la tua figura e vivere nell’ombra di tuo marito; significa che se vuoi la carta di credito sara’ intestata a lui; la carta sim per il telefonino o la macchina saranno intestate a lui; significa che se vai alla polizia per denunciare il furto della tua macchina deve essere presente pure tuo marito; significa che quando compili i documenti per l’iscrizione dei tuoi figli a scuola viene richiesto solo il nome del padre e il suo numero di carta di identita’.
Questo e’ cio’ che accade a livello burocratico e legale ma a livello mentale e psicologico e’ pure peggio.
Appena arrivi in un paese straniero il tuo obiettivo e’ quello di conoscere nuova gente, crearti un nuovo giro di amicizie e quindi inizi a frequentare gruppi di qualsiasi genere. Quando ci sono i figli di mezzo tutto diventa piu’ facile e immediato, basta inserirsi in qualche gruppo di mamme che il gioco e’ fatto.
Io e l’amica Fede (quella che ora sta a Singapore), appena arrivate, abbiamo iniziato a frequentare un gruppo di allegre mammine inglesi appartenenti alla British Ladies Society. Queste mammine si ritrovavano una mattina a settimana per bere un caffe’ e far giocare i propri pargoli nel basemant di una villa pieno di giochi e tappetoni morbidi.
Il primo giorno in cui ci siamo presentate a questo gruppo, la rappresentante, ci si avvicina, ci saluta, si presenta, accenna un sorriso verso i nostri piccoli, breve spiegazione di come funziona il gruppo e poi da inizio all’interrogatorio, giusto per sciogliere un po’ il ghiaccio. La cosa scioccante e’ che la prima domanda dopo il classico “what’s your name?” e’ stata “dove lavora tuo marito?”, seguita da “quanto prende tuo marito di stipendio?”.
Ma scusate un po’, io saro’ pure all’antica, arrivero’ dal paesello ma una domanda del tipo “come ti trovi a Kuwait City?” o “quanti anni hai?” o “da quanto tempo sei arrivata a K.C.?”. E’ chiedere troppo?! A me queste sembrano domande per rompere il ghiaccio.
Echetenefrega di quello che fa e prende mio marito?!!!!!
Col tempo ho capito che questa e’ la tipica domanda della donna expat. Nel momento stesso in cui indossi l’abito di donna expat tu diventi un’appendice, l’ombra, una cosa unica col marito e quindi la cosa fondamentale e’ sapere di cosa si occupa il marito, poi in base a questo possiamo (o non possiamo) iniziare a frequentarci.
Ma il processo di perdita di identita’ non finisce qui, continua con l’iscrizione dei figli a scuola.
Nel momento stesso in cui i tuoi figli iniziano a frequentare una scuola, tu non sarai piu’ l’italiana moglie di colui che lavora nel campo delle costruzioni per un’azienda italiana ma diventerai la mamma di Tato, figlio di colui che lavora nel campo delle costruzioni per un’azienda italiana.
E poi ci si mettono pure gli amichetti di tuo figlio che ti chiamano Tato’s Mum!!!!
La cosa che mi fa ridere e’ che mi chiamo pure D-R-U-S-I-L-L-A.
Non ho un nome comune facilmente dimenticabile o confondibile.

La mia bisnonna paterna si chiamava cosi’; mia zia materna ha superato una crisi di pronuncia e per i primi sei mesi della mia vita evitava di dire alla gente come mi chiamavo perche’ nemmeno lei ci riusciva; mia nonna ha minacciato i miei genitori perche’ il mio nome era meraviglioso e loro continuavano a storpiarlo; ho subito storpiature di ogni genere; ho superato una dura crisi pre-adoloscenziale a causa del mio nome (io volevo chiamarmi Samantha con l’acca perche’ era piu’ figo e romantico!). Ed ora che ho 33 anni (non ancora compiuti!), che sono finalmente orgogliosa del mio meraviglioso nome, che ho scoperto che avere un nome “strano” fa figo perche’ la gente ti ricorda facilmente sono costretta a subire la perdita di identita’ a causa di marito e figli. Nooo questo noooo!!!!!!

Ma lo sapevate che le donne inglesi come quelle tedesche perdono il loro cognome da nubile quando si sposano?! Ho fatto questa scoperta poche settimane fa e ne sono rimasta scioccata. Ma voi lo trovate giusto? Io personalmente lo trovo assurdo!

Comunque io non mi arrendo e continuo a lottare per mantenere viva la mia identita’. Ogni volta che vengo chiamata con qualcosa di diverso dal mio nome ribadisco che mi chiamo Drusilla, certo sono la mamma di … e la moglie di… ma sono pur sempre Drusilla!

Filed Under: EXPAT LIFE

Comments

  1. Graziella Pezzetta says

    27 Maggio 2013 at 13:58

    Anche le americane, anche tantissime altre donne perdono il loro cognome col matrimonio. Il cammino della donne per l’autoaffermazione è lunghissimo, in fondo è iniziato “solo” poco più di 100 anni fa. Sono perfettamente d’accordo con te, le donne sono esseri pensanti, hanno “persino l’anima” da qualche secolo a questa parte, sono autosufficienti, hanno mille virtù e vivaddio anche mille difetti, tal quale agli uomini, non hanno un’appendice in mezzo alle gambe, ma non per questo sono “appendice” dei loro maschi, possono perfino scegliere di non procreare, o di procreare in autonomia senza avere la fede al dito, possono anche decidere di promettere amore eterno al proprio uomo rimanendo per questo libere e indipendenti. Noi queste cose le sappiamo bene, le spieghiamo alle nostre figlie e (mi raccomando!) ai nostri figli, ma il mondo spesso ancora non lo sa. E’ un lungo cammino Drusilla cara, l’importante è non smettere mai di camminare, e poi pensa che non sei sola, che insieme a te camminano milioni di donne che hanno una meta comune, la dignità e la gioia di essere donne e di valere per questo.

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      27 Maggio 2013 at 20:34

      Le tue parole sono sempre bellissime Graziella!
      Il cammino sara’ sicuramente molto lungo.
      Io per ora lotto per mantenere viva e alta la mia identita’ di donna e insegno ai miei figli a chiamare le persone con il loro nome e a rispettare le donne e gli uomini come esseri umani.

      Rispondi
  2. Marta Coppi says

    27 Maggio 2013 at 14:04

    cara DRUSILLA, hai perfettamente ragione.. pure a me da sei mesi a qs parte è capitato così.. e capiterà ancora già lo so.. le donne, e soprattutto NOI DONNE CON LE P…. data la nostra decisione di vita, non possono accettare questa abnegazione della personalità.. per fortuna mio marito, e sono certa anche il tuo, fa di tutto per rendere ogni mio giorno MIO.. mi capisci sicuramente.

    purtroppo paese che vai usanza che trovi..
    un caro abbraccio!

    Rispondi
  3. Mimma Zizzo says

    27 Maggio 2013 at 18:55

    Oggi ho trovato un biglietto nello zainetto di PATATA. Un invito per un play date, f.to mamma di . Solo tra parentesi il suo nome. Mi ha colpito. Qui spesso mi tocca presentarmi con cognome marito, per fortuna c’è mia figlia che spesso mi chiama MIMMA (pure io a stranezza nn scherzo, non fosse altro che ho per nome proprio un diminuitivo). che poi da ragazzina ero così orgogliosa di essere una Zizzo. E lo sono tuttora.
    Mimma Zizzo please
    Si noi non ci arrendiamo.

    Rispondi
  4. Moky says

    27 Maggio 2013 at 20:59

    nel momento in cui metti al mondo un figlio e lo mandi a scuola, diventi la mamma di…e perdi per strada il tuo nome, che io invece tendo sempre a ricordare, mi piace il mio nome: Monica, mi piace molto, mi piace anche essere la mamma di…
    Trovarsi in un paese straniero e dover dipendere per ogni formalità dal marito non deve essere facile, sia mentalmente che burocraticamente, devi sempre passare da lui.
    Ma toglimi una curiosità: se tu volessi lavorare, inserirti nel mondo del lavoro di K.C., sempre che ci siano offerte, ovvio, ti sarebbe possibile o diventa un vero problema burocratico, oltre che di organizzazione, non potendo contare sull’aiuto di parenti vari…???

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      28 Maggio 2013 at 19:29

      Per fortuna non ci sono problemi per lavorare. Io inizierò a settembre a lavorare in una nursery come assistente teacher.

      Rispondi
  5. Anonymous says

    28 Maggio 2013 at 8:02

    Amica Drusilla hai tutto il mio supporto. In questi momenti di sconforto ci tengo sempre a ricordare – a me stessa e tutte le mogli-madri expat la’ fuori- la nostra condizione di eroine del terzo millennio: noi abbiamo lasciato una brillante professione dallo stipendio di giada (piu’ o meno..!), amicizie, affetti familiari, frivolezze varie per agevolare la luminosa carriera dei mariti expat e prenderci cura h24 della prole. Quindi, per dirla come i rapper neri: Respect. (..e nome sul conto corrente, please!).
    Baci dalla vostra amica Fede.

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      28 Maggio 2013 at 19:30

      Amica Fede mi fai sempre schiattare dalle risate!!!!

      Rispondi
  6. Anonymous says

    28 Maggio 2013 at 20:17

    Dru femminista!!!!!
    evvai!!!!
    mi piace leggerti così determinata… in fondo ti fanno sentire proprio un’inutile appendice. per non parlare di quelli che, dopo aver saputo che sei qui col marito, che non lavori e che hai due figli maschi, ti chiedono: a quando la femmina?
    no, moglie-ombra quasi quasi mi sta bene, ma mucca noooooooooo!!!!!!!
    ema

    Rispondi
  7. mammapiky says

    28 Maggio 2013 at 23:07

    Ecco tra tante cose che mi avete raccontato e che mi piacciono di questo paese, questa non mi va tanto giù!!!

    Rispondi
  8. Anonymous says

    29 Maggio 2013 at 1:35

    E’ possibile che il tipo di accoglienza di quel gruppo sia solo un vezzo di un gruppo di donne della società bene inglese, abituate a valutare le persone in base alla posizione sociale più che al loro valore personale e, quindi, interessate soprattutto alla posizione (e al reddito) dell’unico procacciatore di denaro in famiglia?
    Per gli aspetti burocratici non so se negli evolutissimi USA le cose vanno diversamente, quando è il marito il possessore di permesso di soggiorno per lavoro e la moglie è accettata solo perché da lui sponsorizzata.
    Si accolgono volentieri informazioni e opinioni varie.
    Grazie
    Mila

    Rispondi
    • Valentina says

      30 Aprile 2016 at 16:13

      Ma è una cosa prettamente burocratica se è la moglie ad ottenere il visto lavorativo il marito ottiene il visto al seguito. Non c’è alcuna differenza nei sessi semplicemente il coniuge di chi ottiene il visto ha diritto ad avere un visto cosa che mi pare naturale.

      Rispondi
  9. Valentina says

    30 Aprile 2016 at 16:26

    Per me ci sono due situazioni distinte quella Legale diciamo e quella Personale. A livello legale è intollerabile Che ci siano differenze di diritti tra Uomo e Donna. Sul piano Personale invece non ho alcun problema so bene chi sono e Se per qualcuno È Più facile identificarmi come la Moglie di, la figlia di (e Più spesso era legato a mia mamma che a mio Papà quindi non è legato al sesso) non mi cambia nulla. Esattamente come quando si è un ambiente che È Più mio loro vengono identificati come il marito di, la mamma di. Succede a loro come a me dipende da dove vai, chi incontri…
    Poi quello che ho visto È Che succede all’inizio quando le persone non ti conosco e hanno bisogno di qualcosa per identificarti meglio e allora sei la moglie di tizio, la tipa Che Viene dall’italia etc etc ma poi quando le persone ti conoscono, fai vedere la tua peronalità, il tuo carattere divento Valentina “senza etichette varie”
    Credo poi che in Un modo o nell’altro lo facciamo un po’ tutti Che so la vicina Che va a correre la mattina, la mamma del bambino Che fa casino, la tipa Che Viene a lezione in pigiama…poi Mano a Mano Che le conosciamo le identifichiamo con il loro nome, poi certo ci sono le persone con cui non approfondisci la conoscenza o che sono cosí anonime che dopo anni sono ancora la vicina Che va a correre la mattina…

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