La mia bisnonna paterna si chiamava cosi’; mia zia materna ha superato una crisi di pronuncia e per i primi sei mesi della mia vita evitava di dire alla gente come mi chiamavo perche’ nemmeno lei ci riusciva; mia nonna ha minacciato i miei genitori perche’ il mio nome era meraviglioso e loro continuavano a storpiarlo; ho subito storpiature di ogni genere; ho superato una dura crisi pre-adoloscenziale a causa del mio nome (io volevo chiamarmi Samantha con l’acca perche’ era piu’ figo e romantico!). Ed ora che ho 33 anni (non ancora compiuti!), che sono finalmente orgogliosa del mio meraviglioso nome, che ho scoperto che avere un nome “strano” fa figo perche’ la gente ti ricorda facilmente sono costretta a subire la perdita di identita’ a causa di marito e figli. Nooo questo noooo!!!!!!
Ma lo sapevate che le donne inglesi come quelle tedesche perdono il loro cognome da nubile quando si sposano?! Ho fatto questa scoperta poche settimane fa e ne sono rimasta scioccata. Ma voi lo trovate giusto? Io personalmente lo trovo assurdo!
Comunque io non mi arrendo e continuo a lottare per mantenere viva la mia identita’. Ogni volta che vengo chiamata con qualcosa di diverso dal mio nome ribadisco che mi chiamo Drusilla, certo sono la mamma di … e la moglie di… ma sono pur sempre Drusilla!
Graziella Pezzetta says
Anche le americane, anche tantissime altre donne perdono il loro cognome col matrimonio. Il cammino della donne per l’autoaffermazione è lunghissimo, in fondo è iniziato “solo” poco più di 100 anni fa. Sono perfettamente d’accordo con te, le donne sono esseri pensanti, hanno “persino l’anima” da qualche secolo a questa parte, sono autosufficienti, hanno mille virtù e vivaddio anche mille difetti, tal quale agli uomini, non hanno un’appendice in mezzo alle gambe, ma non per questo sono “appendice” dei loro maschi, possono perfino scegliere di non procreare, o di procreare in autonomia senza avere la fede al dito, possono anche decidere di promettere amore eterno al proprio uomo rimanendo per questo libere e indipendenti. Noi queste cose le sappiamo bene, le spieghiamo alle nostre figlie e (mi raccomando!) ai nostri figli, ma il mondo spesso ancora non lo sa. E’ un lungo cammino Drusilla cara, l’importante è non smettere mai di camminare, e poi pensa che non sei sola, che insieme a te camminano milioni di donne che hanno una meta comune, la dignità e la gioia di essere donne e di valere per questo.
Drusilla Galelli says
Le tue parole sono sempre bellissime Graziella!
Il cammino sara’ sicuramente molto lungo.
Io per ora lotto per mantenere viva e alta la mia identita’ di donna e insegno ai miei figli a chiamare le persone con il loro nome e a rispettare le donne e gli uomini come esseri umani.
Marta Coppi says
cara DRUSILLA, hai perfettamente ragione.. pure a me da sei mesi a qs parte è capitato così.. e capiterà ancora già lo so.. le donne, e soprattutto NOI DONNE CON LE P…. data la nostra decisione di vita, non possono accettare questa abnegazione della personalità.. per fortuna mio marito, e sono certa anche il tuo, fa di tutto per rendere ogni mio giorno MIO.. mi capisci sicuramente.
purtroppo paese che vai usanza che trovi..
un caro abbraccio!
Mimma Zizzo says
Oggi ho trovato un biglietto nello zainetto di PATATA. Un invito per un play date, f.to mamma di . Solo tra parentesi il suo nome. Mi ha colpito. Qui spesso mi tocca presentarmi con cognome marito, per fortuna c’è mia figlia che spesso mi chiama MIMMA (pure io a stranezza nn scherzo, non fosse altro che ho per nome proprio un diminuitivo). che poi da ragazzina ero così orgogliosa di essere una Zizzo. E lo sono tuttora.
Mimma Zizzo please
Si noi non ci arrendiamo.
Moky says
nel momento in cui metti al mondo un figlio e lo mandi a scuola, diventi la mamma di…e perdi per strada il tuo nome, che io invece tendo sempre a ricordare, mi piace il mio nome: Monica, mi piace molto, mi piace anche essere la mamma di…
Trovarsi in un paese straniero e dover dipendere per ogni formalità dal marito non deve essere facile, sia mentalmente che burocraticamente, devi sempre passare da lui.
Ma toglimi una curiosità: se tu volessi lavorare, inserirti nel mondo del lavoro di K.C., sempre che ci siano offerte, ovvio, ti sarebbe possibile o diventa un vero problema burocratico, oltre che di organizzazione, non potendo contare sull’aiuto di parenti vari…???
Drusilla Galelli says
Per fortuna non ci sono problemi per lavorare. Io inizierò a settembre a lavorare in una nursery come assistente teacher.
Anonymous says
Amica Drusilla hai tutto il mio supporto. In questi momenti di sconforto ci tengo sempre a ricordare – a me stessa e tutte le mogli-madri expat la’ fuori- la nostra condizione di eroine del terzo millennio: noi abbiamo lasciato una brillante professione dallo stipendio di giada (piu’ o meno..!), amicizie, affetti familiari, frivolezze varie per agevolare la luminosa carriera dei mariti expat e prenderci cura h24 della prole. Quindi, per dirla come i rapper neri: Respect. (..e nome sul conto corrente, please!).
Baci dalla vostra amica Fede.
Drusilla Galelli says
Amica Fede mi fai sempre schiattare dalle risate!!!!
Anonymous says
Dru femminista!!!!!
evvai!!!!
mi piace leggerti così determinata… in fondo ti fanno sentire proprio un’inutile appendice. per non parlare di quelli che, dopo aver saputo che sei qui col marito, che non lavori e che hai due figli maschi, ti chiedono: a quando la femmina?
no, moglie-ombra quasi quasi mi sta bene, ma mucca noooooooooo!!!!!!!
ema
mammapiky says
Ecco tra tante cose che mi avete raccontato e che mi piacciono di questo paese, questa non mi va tanto giù!!!
Anonymous says
E’ possibile che il tipo di accoglienza di quel gruppo sia solo un vezzo di un gruppo di donne della società bene inglese, abituate a valutare le persone in base alla posizione sociale più che al loro valore personale e, quindi, interessate soprattutto alla posizione (e al reddito) dell’unico procacciatore di denaro in famiglia?
Per gli aspetti burocratici non so se negli evolutissimi USA le cose vanno diversamente, quando è il marito il possessore di permesso di soggiorno per lavoro e la moglie è accettata solo perché da lui sponsorizzata.
Si accolgono volentieri informazioni e opinioni varie.
Grazie
Mila
Valentina says
Ma è una cosa prettamente burocratica se è la moglie ad ottenere il visto lavorativo il marito ottiene il visto al seguito. Non c’è alcuna differenza nei sessi semplicemente il coniuge di chi ottiene il visto ha diritto ad avere un visto cosa che mi pare naturale.
Valentina says
Per me ci sono due situazioni distinte quella Legale diciamo e quella Personale. A livello legale è intollerabile Che ci siano differenze di diritti tra Uomo e Donna. Sul piano Personale invece non ho alcun problema so bene chi sono e Se per qualcuno È Più facile identificarmi come la Moglie di, la figlia di (e Più spesso era legato a mia mamma che a mio Papà quindi non è legato al sesso) non mi cambia nulla. Esattamente come quando si è un ambiente che È Più mio loro vengono identificati come il marito di, la mamma di. Succede a loro come a me dipende da dove vai, chi incontri…
Poi quello che ho visto È Che succede all’inizio quando le persone non ti conosco e hanno bisogno di qualcosa per identificarti meglio e allora sei la moglie di tizio, la tipa Che Viene dall’italia etc etc ma poi quando le persone ti conoscono, fai vedere la tua peronalità, il tuo carattere divento Valentina “senza etichette varie”
Credo poi che in Un modo o nell’altro lo facciamo un po’ tutti Che so la vicina Che va a correre la mattina, la mamma del bambino Che fa casino, la tipa Che Viene a lezione in pigiama…poi Mano a Mano Che le conosciamo le identifichiamo con il loro nome, poi certo ci sono le persone con cui non approfondisci la conoscenza o che sono cosí anonime che dopo anni sono ancora la vicina Che va a correre la mattina…