Avevo promesso di parlarvi maggiormente di Dubai ma oggi ho voglia di condividere con voi le mie 3 serie preferite del 2024, quelle che mi hanno incantato e allietato le serate.
Era da un po’ che non trovavo nulla che mi appassionasse come queste tre. Quindi, ho pensato di parlarvene.
Le ho scoperte quasi per caso. Salvo poi scoprire che sono delle serie di super successo, e alcune come Ted Lasso vincitrici di premi.
Siete pronti?
Ecco le mie 3 serie preferite
TED LASSO
Ted Lasso è una serie sul calcio, ma non parla di calcio. E’ arrivata su Apple TV nel 2020.
Ted Lasso non è nemmeno uno show su Ted Lasso, allenatore di football che dall’America è stato chiamato a preparare una squadra di calcio inglese. Non lo è mai stato.
Ted Lasso è una riflessione che si è sdoppiata partendo dalla struttura narrativa e andata poi a concentrarsi su come noi stessi, spettatori e esseri umani, potessimo imparare una lezione fondamentale: chiunque può riuscire a trasformarsi nella versione migliore di se stesso.
Lo show ideato da Bill Lawrence e Jason Sudeikis, quest’ultimo anche nel ruolo del protagonista baffuto, lo ha dimostrato. Facendo percorrere una strada di crescita a tutti i suoi personaggi, ma agendo anche su un pubblico che a quella gentilezza infinita e alla bontà intrinseca, quasi irreale, ci ha voluto credere davvero.
Confesso che mi ha fatto desiderare di fare le valigie e trasferirmi nell’utopica quotidianità di Richmond, dove anche le persone peggiori sembrano uscite da un libro delle favole e in cui si respira un’aria tranquilla e famigliare. Io che non seguo più il calcio da un po’ mi sono nuovamente appassionata, soprattutto delle dinamiche dei team sport. Anche se raramente un team di calciatori sono così educati, premurosi, sensibili, privi di qualsivoglia maschilismo tossico. Aperti all’inclusività in un club prettamente machista e che non hanno paura di piangere, magari di fronte a un bel film di Nora Ephron.
Non so cosa mi ha ispirato di più, l’entusiasmo e lo spirito di Ted, sicuramente. Ma anche la sua profonda fragilità, che lui stesso ha saputo infine accettare, al costo di togliersi momentaneamente il sorriso – come dimostra l’aver mandando più volte a quel paese la propria madre nella struggente sequenza della penultima puntata della terza stagione.
Il saper accettare di essere fallibili, di poter soffrire di attacchi di panico, mettendo la salute mentale (degli sportivi nello specifico, delle persone in generale) davanti alla necessità di essere per forza performativi, biasimando le proprie insicurezze e quelle degli altri. Non giudicare mai, soprattutto “dalle azioni che si commettono nei momenti di debolezza”.
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