Stamattina mi sono imposta di andare al club con il mio pc.
In questo periodo faccio molta fatica a scrivere.
Concentrarmi e stare seduta.
Ho una voglia matta di stare fuori.
In mezzo alla gente.
Scrivere richiede solitudine, silenzio e tempo.
Una volta riuscivo a scrivere in ogni situazione, tanto era l’urgenza, ora non più.
Ho mille post in bozza, idee, pensieri.
Ma se perdo l’attimo non scrivo.
Io scrivo con sentimento, sull’onda dell’emozione.
Recentemente ho ricevuto un commento che diceva che i miei post non vogliono dire niente, non si capisce il messaggio, i miei post raccontano solo le mie emozioni, non vogliono dire niente alla tua vita, ma solo raccontare la mia.
Ma come tutte le cose, anche scrivere richiede esercizio e impegno.
Devi sederti e provarci.
Ed è con questo spirito che sono venuta oggi al club.
Ho fatto un po’ di allenamento, dopo mi sono sistemata vicino al Costa e ho preso un caffè, un banana e ho acceso il computer.
Ma ci ho messo più di un’ora , avevo in mente di raccontarvi un paio di cambiamenti in atto.
Poi …il mondo intorno a me mi ha ispirato.
Come sempre.
Ho iniziato a fare caso a suoni intorno a me.
La prima ad attirare la mia attenzione è stata la ragazza seduta vicino a me con il pc.
A turno si sono sedute con lei diverse amiche.
E ogni volta era un miscuglio di lingue. Di suoni.
Un perfetto americano, ricco anche di esclamazioni, per poi passare all’arabo.
Tutto molto fluido e naturale.
Con un’altra invece si è messa a parlare sono in arabo, in quel modo che hanno loro, così veloce, con suoni gutturali.
Nel frattempo vicino a me sono arrivate un gruppo di donne British.
E non ho potuto fare a meno di notare il loro modo di parlare, tutte le donne del mondo diventano rumorose se messe insieme intorno a un tavolo.
Nel frattempo dietro il bancone della caffetteria è iniziato una conversazione in filippino.
Essendo lo staff tutto delle filippine.
Poco più avanti ho visto il gruppo delle russe e spagnole.
E già immaginavo il suono, le conosco tutte.
Il mio orecchio registrava tutto considerarlo normale.
Tutti quei suoni così diversi, ma che insieme diventavano una orchestra.
Sono il sottofondo costante della mia vita all’estero.
Ho iniziato a pensare che tutta la mia vita in Kuwait è rappresentata da questi suoni, in Kuwait non sento gli uccellini, pure il mare che vedo ogni giorno non fa rumore.
Le voci, i diversi linguaggi, sono il suono che sento di più.
Come il Muezzin, la preghiera che sento ogni giorno.
Il suono che inizialmente mi disorientava, facendomi sentire estranea e sola.
Ora tutto quel vociare , così diverso, mi piace moltissimo e lo considero il più bel regalo di Kuwait.
Una musica.
La mia musica in questa esperienza di vita.
Mimma
Gufo a molla says
Molto bello questo post, bellissima la descrizione scritta di un’atmosfera acustica.
Beh, forse non si può scrivere proprio sempre, a volte bisogna anche star lì ad assorbire, per poi poterne scrivere!
Mamma Avvocato says
UNa musica internazionale, per giunta!
MammaFarAndAway says
Cara Mimma, non lasciare che i commenti acidi di alcuni lettori per caso ti feriscano e ti facciano passare la voglia di raccontare di te, non ne hanno il diritto e non devi permetterglielo.
Continua a scrivere come hai sempre fatto.
Un mega abbraccio,
Fabi