Io e Drusilla siamo due blogger per caso.
Molti di voi sanno la nostra storia, ci siamo conosciute davanti ad un’altalena.
Siamo diventate amiche e i nostri figli fratelli.
Abbiamo scoperto insieme questa parte di mondo e sempre davanti a quella stessa altalena al club abbiamo deciso di aprire un Blog.
Noi a malapena sapevamo cosa erano i blog, me l’avevano suggerito i miei amici, probabilmente stanchi di ricevere lunghe email in cui li informavo delle mie mirabolanti avventure.
Ne sapevamo poco, ma ci siamo dette perché no??
Ricordo quella mattina in cui attaccate una all’altra siamo andate su blogspot e ne abbiamo aperto uno. Sembravo un miracolo.
La nostra idea era di farne un diario per noi, per i nostri figli e i nostri familiari e amici.
Poi avete iniziato a leggerci e siamo diventate blogger.
La prima volta che ci hanno chiamato blogger è stata quando siamo andate davanti a una classe di universitari dell’America University in Kuwait che studiavano italiano.
Fummo presentate come “Blogger” ci fece non poco effetto.
Ben presto abbiamo capito però che non siamo blogger moderne e nemmeno poi così brave .
Anche se i numeri ci dicono sono buoni, noi dal blog non abbiamo mai guadagnato nulla, mai avuto richieste di sponsorizzazioni, mai inviti o viaggi gratis.
Un pò perché non ci abbiamo mai davvero provato, siamo sempre quelle del “dove si compra?? o dove devo pagare??”, un po’ perché viviamo in un paese poco appetibile, scriviamo in italiano, ci dimentichiamo tutte le regole giuste: Il seo, la descrizione giusta, l’ora giusta per condividere.
A noi non è mai importato granché.
Non siamo quelle che prima di partire per un viaggio scrivono per avere sconti, pranzi o cene gratis.
Non c’è nulla di male a farlo. Anzi!
Ma noi non lo facciamo, un po’ perché proprio ce lo dimentichiamo, poi abbiamo sempre la sindrome dell’impostore e soprattutto non abbiamo tempo.
Essere blogger influncer richiede tanto tempo.
Abbiamo continuato a scrivere solo per il nostro piacere, quando avevamo qualcosa da dire.
Ci siamo sfogate se eravamo tristi, vi abbiamo raccontato dove andare a prendere il caffè anche se sapevamo che non sareste mai venute a trovarci.
Il blog ci ha dato si la possibilità di scrivere un libro, fighissimo, ma poco altro.
Instagram, che sta uccidendo i blog, ci mette in difficoltà.
La nostra leggerezza non si sposa bene con i diktat della piattaforma social.
Le nostre foto sono carine, ma non eccezionali.
Usiamo spesso il cellulare, non abbiamo un tema, un filtro.
Per me non c’è nulla di più noioso che cercare gli hastang giusti e metto sempre gli stessi.
Ammetto che ogni tanto abbiamo la presunzione di provarci a fare le instablogger.
Ma il risultato è sempre appena sufficiente .
Provo a fare la foto da fashion blogger per promuovere la mia maglietta di pompomlane e sembra che cerco le crepe nel muro o che il soffitto perde acqua.
Posa che tra l’altro evidenzia le mie rughe.
Non uso photoshop, non mi trucco.
Ho fretta, non ho tempo.
Tutte cose che non vanno bene per instagram.
Pure davanti alla mia unica occasione, incredibilmente vengo invitata al festival italiano presso un supermercato locale, non ne azzecco una.
Mi chiedono una foto da blogger e mi promettono 60 euro di buono spesa.
Partecipo non senza mille dubbi e mille problemi a incastrare impegni della famiglia.
Non so bene che foto farò, non ho idea di quello che mi aspetta.
Ho solo una certezza , farò qualcosa di realistico, nessuna foto finta, tipo quelle che fanno foto che cucinano per il neo marito ma hanno i fuochi spenti !
Je suis una blogger ininfluencer mi dico, non stressarti.
Il festival è davvero una avventura, ci metto più di quaranta minuti ad arrivarci, ho coinvolto due amiche, siamo un pugno nell’occhio.
Una volta tagliato il nastro sotto un finto ponte di rialto e la foto di fronte un gigantesco Colosseo, facciamo un percorso davanti ai tutti i prodotti italiani, brindiamo con il succo di arancia, assaggiamo dei cantucci del mese scorso, esprimiamo meraviglia per il preparato in scatole del tiramisù di una marca sconosciuta.
Ad un certo punto, vedo un banchetto tricolore, di verdura, io in realtà pensò sia frutta , mi avvicino e prendo la prima a cosa , facendo finta di sentire il profumo . Peccato che è un peperone, e lo sappiamo tutti che sono notoriamente famosi per il loro profumo. Soprattutto quelli indiani .
La cosa che mi fa ridere di più di questa foto è l’espressione dei ragazzi dietro .
Ma la mia attitudine di blogger ininfluencer si dimostra anche quando poi la famosa foto viene postata e non taggo nemmeno un marchio italiano di quelli presenti e preferisco buttarla sul ridere.
Raccontarvi la mia inettitudine che mostrami bella e competente.
Così come quando vedo una Ferrari e faccio una foto in cui sembra io stia aspettando qualcuno e invece potevo essere così fashion. Ma poi vi immaginate la faccia del proprietario a trovarmi li? In quella posa?
Fingere non fa per me, ci provo eh , simulo camminate, rischiando di farmi venire un torcicollo tanto guardo in su, sembra che un intero stormo di uccelli stia per planarmi sulla testa, o che stia cercando le scimmie sulle palme. Perché voi lo sapete che qui in Kuwait abbiamo delle scimmie.
Poi sorrido TROPPO, tutti i denti in bella vista, così tanto che vi faccio vedere sempre la mia gengiva.
Un sorriso che mia madre da sempre mi dice, meno, meno, meno.
Sempre per promuovere pompomlane decido di farmi la foto nella bottega dove compro tutto o quasi.
La chiedo al ragazzo che lavora li, ah si perché io per fare molte foto chiedo aiuto al prima che passa, insomma lui mi fa la foto.
Solo a casa scopriro’ che avevo il gilet al rovescio.
Mi piace buttarla sul ridere anche quando da ridere c’è poco.
Anche quando ci faccio la figura della scema.
Ma io davvero ho riso come una scema a pensare che sono andata in giro con il giacchino al rovescio.
Ma che ci volete fare.
Je suis a Blogger ininfluencer un termine che ho letto per la prima volta sulla maglietta di Justine delle Funkymamas anche se il suo messaggio è molto più articolato e profondo del mio .
La mia è solo una presa d’atto.
Mimma
ps grazie a voi che ci seguite
Mamma Avvocato says
Guarda, voleste guadagnare dal blog o con i canali social, sarebbe un’altra storia ma, non essendo questo il vostro obiettivo, io vi dico: è proprio per come siete che vi seguo!! Tu e Drusilla, con la vostra felicità e la voglia di condividere ed essere spontanee!!! Per fare bene la.blogger o la influencer su instagram secondo me non ci vuole talento o chissà che scienza. Ci vuole tempo e duro lavoro, come per altri mestieri più tradizionali. Se sì vuole farne un lavoro, ha senso studiare, passarci moto tempo, fare gli stessi giusti. Altrimenti, chi ve lo fa fare?olto meglio essere più genuini e spontanei e avere meno lettori ma che si sentono vostri amici virtuali. O almeno, guardandovi dall’esterno, io la penso così.
Quanto al gilet, pensa che io vedendolo ho pensato fosse apposta un modello doppio!!!!
Mamma avvocato says
Scusa per gli errori di battitura…dal telefono è un caos commentare. Comunque erano i “passi giusti* e “molto tempo”
Mammapiky says
A parte che mi hai fatto sganasciare a leggere le tue interpretazioni alle foto fatte…ti dico che quella dei peperoni a me è piaciuta tanto e si meritava valanghe di like…e chi l’ha detto che i peperoni non profumino? Io per scegliere quelli buoni li annuso sempre! ;-))))
Silvia Fanio says
Mah…
Perché bisogna etichettare le brave blogger come influencer?
Io credo che la bravura sia nella scrittura, nelle emozioni che trasmettete.
Ci sono tante blogger influencer che non mi trasmettono nulla, se non il fatto di essere omologate. Non che manchi loro bravura, solo che è tutto finalizzato, meno spontaneo.
Io vi adoro, così come siete.
Perché siete vere
Sempremamma says
Ahahah il gilet al rovescio. Fantastica. Sei spontanea e non impostata come le influencer che di vero, chissà …..