Mi avvicino con calma.
Tutto quel bianco che fa contrasto con il turchese del mare mi abbaglia.
Eccolo lì, il “Louvre des sables”, come lo hanno ribattezzato i francesi per via della vicinanza con il deserto.
Dopo 10 anni dalla sua edizione a novembre è stato inaugurato il Louvre di Abu Dabhi.
Volevo venirci da un po’, ma non sempre è facile combinare le esigenze famigliari e di budget.
Poi, per fortuna complice un’offerta su Secret Escape, ho ricevuto il mio regalo: visitare il Louvre di Abu Dabhi.
Ho sentimenti contrastanti verso Abu Dabhi. L’avevo eletta come mia meta, ma poi per varie storie, ci è sfuggita sotto il naso.
Ci torno volentieri, ma insomma è inevitabile pensare “mannaggia”.
Non potevo perdermi una visita così importate per questa parte di mondo.
Qualcosa che è importante ovunque, ma che qui vale doppio.
Penso a tutto questo mentre sono qui ferma di fronte a questa enorme costruzione.
Mio marito mi esorta ad avviarci verso l’entrata, passando sotto un lungo corridoio, io continuo a a guardarmi in giro. L’occhio continua a cadermi sul contrasto del bianco e dell’azzurro del mare.
D’altro canto è stato costruito sull’isola di Saadiyat.
Mio marito continua a mettermi fretta.
Finalmento gli do retta e mi avvio per il corridoio.
Cammino sotto la famosa cupola in acciaio. Ho letto che ha 180 metri di diametro e che pesa quasi quanto la Torre Eiffel .
Un puzzle di 7.850 stelle metalliche compone il soffitto.
Si crea un bell’effetto, un gioco di luci e ombre ispirato ai suk orientali.
Entro nel primo dei 55 edifici bianchi, so che l’architetto si è fatto ispirare dalle Medine orientali per costruirlo.
Mio marito e Giada sono sempre davanti a me. Hanno fatto i biglietti. Prendiamo la guida per Giada.
Le consegnano un ipad, cuffie e si parte per questo viaggio.
Perchè è un viaggio tra opere, scultore, dalla Preistoria fino ai giorni nostri, passando per l’Antico Egitto, la Grecia o la Roma imperiale.
Leggo tutto.
Fotografo tutto.
Il museo è pieno di gente.
E questo mi mette di buon umore.
Passiamo da una sala all’altra. Guardo Giada sempre concentrata che ascolta la sua guida e poi viene a riferirmi cosa le raccontano.
E’ molto presa.
Io sono felice della sua reazione.
Ma me l’aspettavo, è una bimba curiosa.
Poi la guida è fatta molto bene.
La lascio da sola.
Io con questo espediente ho così modo di soffermarmi.
Emozionarmi.
Lo confesso: mi emoziono molto a ripercorrere questo giro, a passare da un’epoca all’altra.
A toccare con mano le capacità degli uomini, i loro talenti.
Mi soffermo sui particolari, penso alla loro fatica, ai loro sogni.
A quelle epoche in cui essere un artista era comunque importate.
Mi hanno colpito il sarcofago egizi, i busti romani e greci esposti nella loro nudità in un paese musulmana.
Nel padiglione del ‘500 mi sono proprio emozionata. Sin da ragazzina amavo il Rinascimento. Non posso fare a meno di pensare che ci chiamiamo expat, ma in realtà siamo nulla in confronto a loro.
Vedere la mappe di Magellano, le rotte di Cristoforo.
Poi arrivo di fronte al dipinto di Leonardo da Vinci.
Anzi ci mettiamo tutte e tre in religioso silenzio.
L’ha trovato prima mio marito e ci ha chiamato.
Prima Giada e poi me.
Lo so che voi che vivete in italia circondati da tutti ci prenderete per pazzi, ma noi ci siamo davvero messi in contemplazione.
‘Ritratto di Dama’ – la Belle Ferronière – Milano, 1495-1499.
Quando sono arrivata davanti al dipinto di Picasso un brivido mi ha percorso lungo la schiena.
Ho pensato sarà questa la sindrome di Stendhal?
Il museo del Louvre di Abu Dabhi è davvero uno scrigno universale. Primo del genere nel mondo arabo, mette in luce opere di tutte le epoche e civiltà, riflette i temi universali, lo scambio tra culture, le influenze comuni tra le civiltà.
Il Louvre Abu Dhabi è il primo di tre musei ad aprire le porte sulla cosiddetta Isola della Felicità. Dovrebbero seguire una filiale del Museo Guggenheim firmata da Franck Gehry e lo Zayed National Museum di Norman Foster.
Dopo le mie emozioni.
Mi ricongiungo alla mia famiglia.
Siamo stati dentro quattro ore.
L’uscita ci permette di passare più tempo sotto la bellissima cupola di ferro.
Ci sediamo sui grandi gradini che piano piano volgono verso quel mare cristallino.
Mio marito mi guarda e mi dice “Grazie per essere voluta venire qui”.
Io sorrido.
E con loro due mi avvio verso l’uscita.
L’espatrio mi ha regalato anche questa coscienza.
La bellezza della cultura e dell’arte è un valore inestimamibile.
Mimma
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