Questa è la mia terza esperienza di espatrio all’estero in paesi arabi.
La seconda avventura in un paese del Golfo Persico.
Dopo quattro anni di vita vissuta a Kuwait City tante cose già le conoscevo: la settimana che inizia la domenica per finire il giovedì, il venerdì unico giorno di vacanza per il marito, cinque richiami alla preghiera, il divieto di alcol e prodotti di maiale, le temperature elevate durante l’estate, le stagioni che da quattro si riducono a due, un autunno che assomiglia più ad una primavera, le strade drammaticamente trafficate, non poter abbracciare o baciare il marito in pubblico. Insomma, una serie di culture shock che ormai sono divenuti famigliari e quindi non mi stupiscono più.
Ma lo sapevate che…
1. L’entusiasmo di fare shopping sfrenato viene smorzato dall’inesistenza dei camerini all’interno dei negozi di abbigliamento. Certo, si può acquistare e andare nei bagni del centro commerciale, ma diciamocelo, il bagno pubblico non è proprio comodo e confortevole come un camerino!
2. Mio marito non mi sorprenderà mai con un abitino succinto o un completino provocante poiché nei negozi che vendono prodotti per donne l’accesso agli uomini è vietato. All’entrata si trova la scritta “only family”.
3. La bella stagione è finalmente arrivata, le temperature stanno scendendo sotto i 30 gradi, ma noi donne possiamo sederci solo all’interno dei locali, lo spazio esterno è dedicato agli uomini. Quindi, niente arietta fresca sulla faccia mentre sorseggiamo un cappuccino!
4. Purtroppo non posso fotografare al di fuori delle mura del mio compound, quindi la mia bella macchina fotografica sta facendo le ragnatele.
5. Nei ristoranti c’è la sezione famiglia e quella single riservata ai soli uomini, con due entrate diverse.
6. Fare la spesa si rivela una vera e propria avventura poiché tutto si ferma per cinque volte al giorno.
7. I locali sono silenziosi e il sottofondo è creato dalle voce dei clienti, in quanto la musica è vietata.
8. I sauditi che mi è capitato di incontrare e coi quali ho scambiato due parole si sono rivelati persone molto simpatiche e gentili. Forse io ero partita con il preconcetto che qui fossero tutti antipatici e maleducati, nella realtà è proprio l’opposto. Meglio così!
9. Quando esco dal compound devo indossare un’abaya, questo già lo sapevo ma fatico ad abituarmici.
10. Per andare in giro per la città devo affidarmi al bus del compound.
veroveromamma says
sai io sono onoesta,….. non so se ce la farei………..
MarcoAlici says
Si possono dire le parolacce? No, perché con tutti questi divieti… 🙂
drusilla says
Prestiamo attenzione anche alle parolacce!!! ahahahah
MarcoAlici says
Ma porc… 😉
sempremamma says
Penso che pian piano a tutto ci si può abituare.
Quello che mi dispiacerebbe di più è il non poter fotografare al di fuori del compound, chissà quante cose vedi e che ti piacerebbe fissare in un immagine.
drusilla says
Tante immagini che diventano ricordi se fotografati.
Marina says
Le donne che lavorano lì come stanno ?
drusilla says
Sono qui da poco, per ora conosco solo donne che lavorano in scuole o ambasciate e le vedo contente. Per il resto proprio non saprei dirti.
Silvia Fanio says
Io non so se riuscirei ad adattarmi a tutte queste limitazioni.
Sei brava e paziente.
È vero: paese che vai, usanza che trovi, ma qui sembrano soffocanti!
Ci sono anche aspetti positivi che ti piacciono così tanto da volerli portare a casa?
drusilla says
Una cosa che mi porterei a casa è il clima: cielo limpido e aria fresca ad inizio novembre, imparagonabile.
Loredana says
Quanto ti capisco!
drusilla says
Speriamo di non avere altre sorprese!
Graziella Pezzetta says
Ogni promessa è debito. Ogni volta che leggo capisco quanto bene ti voglio e mi sto zitta. E ho detto tutto. Un bacio grande.
drusilla says
Un bacione grande a te, fantastica Graziella!!!
Wondernonna says
Cavolo… pur avendo spirito di adattamento non so davvero se riuscirei ad abituarmi… soprattutto le 5 volte al giorno di preghiera e quindi di fermo. Mah.
Toglimi una curiosità… visto che non ci sono i camerini, tu compri un abito, vai a casa, lo provi, non ti piace e quindi torni a cambiarlo al negozio? Ma se te ne piacciono 3 o 4? Li devi pagare e poi vedi?
Ossignore…
drusilla says
Ogni volta che compri devi pagare. Quando arrivi a casa provi tutto e poi se non va bene riporti e cambi. Per fortuna qui sono veramente gentili e carini per il cambio della merce e spesso lo effettuano anche senza scontrino.
Mamma Piky says
Dru io te lo devo dire, mi scuserai per questo o magari mi prenderai per una di quelle che non vedono al di la del proprio naso ma dopo questo post, mi viene solo: Torna a casa!!!!!!
drusilla says
Ahahahah!!! Sarebbe troppo facile. Vivere qui è una sfida e sicuramente da questa esperienza ne uscirò arricchita e più forte.
Luciano says
Quanta tristezza ci vedo in questo post.
L’impressione che mi dà è che tu stia resistendo, chissà per quanto. Spero che non duri e che il futuro ti riservi un posto migliore. Un abbraccio.
drusilla says
Grazie Luciano! Spero anch’io non duri per troppo tempo ma io resisterò fino alla fine perché per me è una sfida nuova da vincere.
Un abbraccio anche a te!
Mamma avvocato says
Quello che mi sconvolge di più e’ il divieto della musica e di sedersi fuori, oltre alla abaya ed al l’impossibilità per le donne di guidare.
Io non lo accetterei mai però se si vive li’, e’ ovvio che si debbono rispettare le loro regole, per quanto assurde appaiano a noi.
(sarebbe bello che non cercassero di imporle anche in casa nostra, ma questo è un altro discorso).
Certo che, da un punto di vista pratico, fare acquisti senza provare i vestiti deve essere un disastro e pure interrompersi cinque volte al giorno…altro che le pause caffè negli uffici italiani!