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Il bus

21 Ottobre 2015 By drusilla 16 Comments

Sono le 7.12 di mattina, siamo in ritardo di 2 minuti sulla tabella di marcia quotidiana. Mi infilo di fretta l’abaya, “Riccardo infilati le scarpe che siamo già in ritardo. Tommaso non dimenticarti la library bag! Forza forza, Richard non ci aspetta se arriviamo tardi”. Per fortuna il bus è parcheggiato davanti al mini market, a poche centinaia di metri da casa nostra. Arriviamo di corsa, ma non siamo gli ultimi, dopo di noi il nostro amico italiano con la sua mamma. 
Per arrivare a scuola ci vogliono solo 15 minuti, ma questa mattina c’è traffico e ci stiamo impiegando più del solito. I bambini sono tranquilli, chiacchierano spensierati e un po’ assonnati.
Alle 7.48 entriamo nel play ground della scuola, giusto il tempo di mettere i bambini in line che suona la campanella. Un abbraccio, un bacio, un saluto al volo mentre stanno per andare dentro la scuola e via che io e Loredana facciamo ritorno al nostro bus. Per fortuna sulla strada del ritorno non c’è traffico così in pochi minuti siamo di nuovo al compound.

bus
la mia vita in un bus

Sono le 8.50, io e Loredana indossiamo l’abaya, usciamo dalla hall e ci avviamo verso il bus. Questa mattina abbiamo deciso di andare a fare un giro ad Al Nakheel mall, un mall molto carino con bei negozi e soprattutto con al suo interno Paul, la caffetteria dove si possono gustare delle ottime colazioni. Sono stata io a proporglielo, conosco Paul dal tempo del Kuwait e non mi ha mai delusa!
Siamo le prime a salire sul mini bus, questa volta non è quello di Richard, lui era impegnato così ne hanno mandato un altro più nuovo e decorato. Il driver è molto gentile, ci saluta, ci apre la porta e ci fa salire. Ci sediamo in prima fila dove l’aria condizionata si sente di più e dove c’è più spazio per le gambe. In pochi minuti il bus si riempie di donne, siamo in nove, il numero massimo di posti consentiti da questo bus. Conosco solo una mamma vietnamita con la sua bambina poiché abita vicino a noi e la incontro spesso in piscina, le altre signore sono la prima volta che le vedo, le saluto gentilmente ma loro appena sorridono. Che simpatia in questo bus stamattina!!! Io e Loredana iniziamo a chiacchierare in italiano, ce la ridiamo e spassiamo tranquille mentre il bus ci conduce al mall.
Eccoci arrivate. Scendiamo e rimaniamo d’accordo con l’autista che ci rivedremo nello stesso post esattamente alle ore 12.
Entriamo. Il mall è veramente molto carino. I negozi sono ancora chiusi in quanto aprono alle 10, ma a noi ora interessa andare a fare colazione da Paul.
Eccolo. Decidiamo di sederci all’interno. Ma guarda un po’ che fortuna, un gruppo di italiane e spagnole i cui figli frequentano la stessa scuola dei nostri sono qui a fare colazione. Ci sediamo tutte insieme e iniziamo a chiacchierare circondate da donne arabe tutte coperte.

pain au chocolat paul
Colazione da Paul con cappuccino e pain au chocolat

Dopo un’oretta decidiamo di andare a farci un giro per negozi, giusto per riempire il tempo che ci separa al ritorno. In realtà saremmo anche pronte per tornare, ma dobbiamo aspettare mezzogiorno.

Sono le 13.35. Mi infilo l’abaya, vado a bussare alla porta di Loredana. Dobbiamo andare a recuperare i figli a scuola.
Sul bus siamo noi due e Mison, una mamma coreana molto dolce e carina che però parla pochissimo inglese e quindi spesso la lasciamo fuori dai nostri discorsi in italiano.
In soli 10 minuti arriviamo alla scuola. Siamo in anticipo. Ci faranno entrare solo alle 14.10. Qui, come a Kuwait, il problema è il traffico, quando ti metti in strada non sai mai cosa potresti trovare, sempre meglio partire presto ed aspettare piuttosto che arrivare in ritardo.
Dopo qualche minuto decidiamo di scendere dal bus e attendere davanti al gate. Fa ancora molto caldo, sotto l’abaya si suda un sacco. Siamo circondate da uomini, probabilmente autisti.

Notate il tizio a destra con l'asciugamano infilata nel pantalone...
Notate il tizio a destra con l’asciugamano infilata nel pantalone…

La porta finalmente si apre. Alla guardia consegniamo il nostro iqama e riceviamo in cambio un badge. Io vado prima a recuperare Riccardo che già mi attende seduto all’ombra, dopo un attimo arriva anche Tommaso. Tutti insieme facciamo ritorno al nostro mini bus e ci avviamo sulla strada di casa.

La mia giornata si svolge in funzione di un bus, qualsiasi cosa io voglia fare non la posso fare in autonomia ma devo prima consultare la tabella mensile degli orari del bus, ogni mese cambia, ogni settimana porta in mall diversi, ma ogni volta che decidi di uscire la mattina devi sapere che potrai tornare solo dopo le 12.
Mi manca la libertà di poter prendere la mia auto e andare dove voglio, quando voglio e come voglio.
E’ vero, potrei prendere un taxi, ma un tassista affidabile costa parecchi soldi e quindi lo chiamo solo in casi eccezionali.
Insomma, questa è la mia vita scandita dagli orari di un bus.

Filed Under: EXPAT LIFE

Comments

  1. Mamma avvocato says

    21 Ottobre 2015 at 6:57

    Autobus puntuali come in Italia, eh? Il tuo racconto mi ha fatto pensare a quanto spesso sottovalutiamo la fortuna di disporre di un auto e poter circolare liberamente, anche se cara da mantenere, l’auto regala molta libertà.
    Tu, poi, riesci a trasformare anche i viaggi in bus in occasioni di socializzazione, da quel che si legge!!!
    Non deve essere facile dipendere dagli orari altrui, un po’ come quando sei ragazzo e dipendi da genitori, autobus e treni, appunto.
    P.s. Cos’è l’iquama? Dovete identificarvi, prima di recuperare i bimbi?

    Rispondi
    • drusilla says

      21 Ottobre 2015 at 12:29

      L’iqama è una specie di carta d’identità che ci viene rilasciata qui al seguito di una lunga serie di pratiche, analisi e documenti da presentare. Per poter entrare a scuola dobbiamo consegnare questo iqama, nulla di più, purtroppo! Però il bambino non viene rilasciato se la maestra non riconosce la madre o il padre.
      La libertà che ti regala un’auto è imparagonabile, io l’avevo già scoperto vivendo il Libia, per questo in Kuwait a mio marito chiesi subito di avere un’auto mia.

      Rispondi
      • Mamma avvocato says

        22 Ottobre 2015 at 19:25

        Ah ecco. Comunque non è male un po’ di sicurezza nell’identificare chi ritira i bimbi!!!
        La foto su questo documento e’ a viso e capo scoperto o no? Sono curiosa!

        Rispondi
        • drusilla says

          22 Ottobre 2015 at 19:51

          Si, viso scoperto.

          Rispondi
  2. arabafelice says

    21 Ottobre 2015 at 12:20

    Non sai quanto ti capisca !!!!!
    È un bus anche quello che mi porta al lavoro…peccato che l’autista sia in ritardo metà delle volte 🙁

    Rispondi
    • drusilla says

      21 Ottobre 2015 at 12:30

      Credo che ci possano capire solo le persone che lo vivono in prima persona!
      Oltre ai ritardi ci aggiungiamo anche il traffico impazzito della città…

      Rispondi
  3. Silvia Fanio says

    21 Ottobre 2015 at 14:19

    Ecco perché mi piace leggere le tue avventure!
    Uno pensa che sia bello vivere all ‘estero, in posti lontani dall’aria esotica.
    In realtà cambiare usi e costumi può essere più difficile del previsto,
    Non so se sopporterei tutte le limitazioni che vivi li. Sei davvero brava e coraggiosa!

    Domanda scema: ma sotto l’abaya, col caldo che fa, puoi uscire anche solo in costume o devi essere vestita normale?

    Rispondi
    • drusilla says

      22 Ottobre 2015 at 19:55

      Sotto l’abaya puoi indossare ciò che vuoi.

      Rispondi
  4. Sempre Mamma says

    21 Ottobre 2015 at 18:53

    E poi dicono che passi il tempo al golf club in piscina….
    Mentalmente è una forte limitazione non poter disporre del proprio tempo come meglio si crede. Vuoi far colazione al bar e devi tener conto che non puoi rientrare prima di tre ore.
    Fortuna che hai già amiche con cui condividere questo tempo

    Rispondi
    • drusilla says

      22 Ottobre 2015 at 19:56

      Devo dire che la realtà del compound favorisce la socializzazione e mi sono già trovata un sacco di belle persone con cui condividere nuove avventure.

      Rispondi
  5. Gilda says

    21 Ottobre 2015 at 20:56

    Come al solito la domanda più stupida è la mia: cosa è l’iqama?
    Ma i bimbi non escono tutti insieme? Bisogna andarli a prendere fino in classe?

    Rispondi
    • Gilda says

      21 Ottobre 2015 at 20:59

      Siccome sono scema, ho letto adesso i commenti in cui l’avevi già scritto a MammaAvvocato 😛

      Rispondi
      • drusilla says

        22 Ottobre 2015 at 19:57

        I bambini andiamo a ritirarli nel cortile esterno dove attendono i genitori in line.

        Rispondi
  6. Mamma Piky says

    22 Ottobre 2015 at 16:09

    Dru ti prego, aiutami a capire…tu parli del bus ed io riesco a concentrarmi sul abaya e penso al caldo che senti li sotto, al fatto di non ti devi mostrare, del perché e delle conseguenze.

    Rispondi
    • Mamma avvocato says

      22 Ottobre 2015 at 19:26

      hai ragione mamma Piky, anche io penso sempre per prima a quello, quando leggo questi post!!!

      Rispondi
      • drusilla says

        22 Ottobre 2015 at 20:04

        Mamma Piky e Mamma avvocato, avete entrambe ragione. L’abaya attira l’attenzione perché è una cosa così distante alla nostra cultura che è molto difficile da capire e accettare. Per fortuna oggi, dopo una tempesta di sabbia, le temperature hanno iniziato a calare e l’autunno è ufficialmente arrivato quindi sarà sicuramente più semplice indossare l’abaya.

        Rispondi

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