Oggi torniamo ad ospitare Lynda Higgs. La nostra favolosa amica fotografa e brava blogger, nonchè expat navigata.
Nel suo bellissimo post ci racconta quanto il cibo ci aiuta a definirci, a dire chi siamo. Il cibo diventa un’estensione del sentimento nazionalista, un sentimento etnico, la tua storia personale, la tua provincia, la tua regione, la tua tribù, tua nonna. Il tuo vero compagno di vita. E sono sentimenti che riguardano tutti. Non solo noi italiani da sempre riconosciuti come culturi del cibo.
Leggendo il bellissimo post di Lynda farete un giro nel mondo, capirete qualcosa in più. Almeno questo è quello che è successo a me. Ancora grazie Lynda e grazie a Valentina, la nostra cara amica di fuso a cui avevo girato il post e che da deciso di regalarmi la traduzione per farvi capire ancora una volta cosa ci accade in questa nuova vita.
The Significant Other In The Life Of An Expat Mother
Food is, at it’s most basic level, fuel for the body, but it also possesses an ability to bring people together, to create a feeling of home even when little else around you feels like home, and a favourite dish, packed with familiar smells and flavours, can evoke memories of special moments shared with loved ones, whether years ago or just last week.
Considering how evocative food can be, it’s no coincidence that when we want to spoil someone we love it inevitably involves food, be it preparing a special dish or taking them out for a meal at a good restaurant. It’s also no coincidence that sharing food with others is a way of forging friendships and creating community, nor that every culture around the world has at least a handful of celebratory dishes for high days and holidays. Earlier this month Muslims around the world celebrate Eid al’Adha and here in Kuwait the supermarket shelves were quickly cleared of ingredients for preparing festive dishes in much the same way they will be at Christmas time in Western countries.
Il cibo, fondamentalmente, è, combustibile per il corpo, ma ha anche la capacità di unire le persone, di creare una sensazione di calore domestico pure quando poco altro intorno vi fa sentire come a casa. Un piatto preferito, ricco di odori e sapori familiari, può richiamare alla mente i ricordi dei momenti speciali condivisi con i propri cari, non importa se di anni addietro o solo della settimana scorsa.
Considerando come il cibo possa essere seducente, non è un caso che quando si vuole viziare qualcuno che amiamo pensiamo inevitabilmente al cibo, sia si tratti di preparare un piatto speciale o di andare insieme in un buon ristorante. Non è un caso che condividere il cibo con gli altri sia un modo di forgiare amicizie e stringere legami; né tantomeno è una casualità che le culture di ogni parte del mondo abbiano almeno una manciata di piatti celebrativi dei giorni di festa. All’inizio di questo mese i musulmani di tutto il mondo celebrano Eid al’Adha, qui, in Kuwait, gli scaffali dei supermercati sono stati rapidamente saccheggiati degli ingredienti necessari per la preparazione dei piatti tipici della festa, all’incirca come accade durante il periodo natalizio nei paesi occidentali.
Many of my food memories evoke a special moment or place and, almost always, those experiences were shared with friends or family.
The ginger and cinnamon perfume of freshly baked lebküchen that told me it was nearly Christmas time is a particular childhood food memory, whilst the smell of just-out-the-oven, crispy-skinned roast chicken signifies the lazy delight of a Sunday family lunch with my husband and daughter. When I discovered fresh passion fruit (or granadilla as Southern Africans know it) in a Kuwaiti supermarket I had to buy a few! As I savoured that first mouthful of delicious, exotically perfumed, sub-tropical fruit I was transported back to warm spring days of my childhood, when I’d pick the handfuls straight off the vine growing on our garden fence.
As globe-trotting chef-turned-travel show host and cookery show judge, Anthony Bourdain, puts it: “Food is everything we are. It’s an extension of nationalist feeling, ethnic feeling, your personal history, your province, your region, your tribe, your grandma.”
Molti miei ricordi legati al cibo rievocano alla memoria un momento speciale o un luogo e, nella maggior parte delle volte, queste esperienze sono state condivise con gli amici o con la famiglia. Il profumo di zenzero e cannella di Lebkuchen appena sfornati che mi dice che é quasi tempo di Natale è un preciso ricordo legato al cibo dell’infanzia, mentre l’odore della pelle croccante di pollo arrosto appena sfornato rappresenta il dolce indugiare domenicale in un pranzo in famiglia con mio marito e la figlia. Quando, in un supermercato kuwaitiano, ho scovato il frutto della passione fresco (o granadilla come lo chiamano gli abitanti del Sud Africa), ne ho dovuti comprare un paio! Come ho assaporato il primo boccone del delizioso frutto sub-tropicale dall’esotico profumo, sono tornata con la mente di nuovo ai giorni caldi delle primavere durante la mia infanzia, quando mi piaceva raccoglierne a manciate direttamente dalla pianta che cresceva sulla recinzione del nostro giardino.
Anthony Bourdain, chef reinventatosi presentatore giramondo di programmi televisivi e giudice di competizioni culinarie, dice: “Il cibo è tutto ciò che siamo. Si tratta di un’estensione del sentimento di patria, della cultura etnica, della tua storia personale, della tua provincia, della tua regione, della tua gente, di tua nonna”.
A straw poll of my many ex-pat friends elicited some interesting anecdotes and food memories. A New Zealander, now living in England, smiles as she remembers the pleasure of eating a Feijoas (pineapple guava), during their very short season, and the guilty delight of re-discovering them when living in Kuwait – and eating every last one in secret! A British ex-pat in Ghana continues to recreate her mothers suet cakes with mixed results; an Italian who grew up in England recalls gorging on Nutella every time she went home to Italy for holidays (pre the universal availability of this product); an Australian friend, who lived in Guam for a few years, recalls vividly the day the Royal Australian Air Force brought a delivery of Australian meat pies to the deprived ex-pats of Guam, when they took part in an Air Forces Open Day. I wasn’t surprised to learn that many food memories are of simple and ordinary foods (English Cheddar cheese and Tayto’s Cheese & Onion crisps [potato chips] were just two), nor that ex-pat life throws up particular challenges for vegetarians. The experiences of a vegetarian Canadian living in the Middle East, where meat forms the focal point of most dishes, can be summed up in one word: “Tofu”.
Un sondaggio informale fra le mie molte amiche expat ha scaturito alcuni interessanti aneddoti e ricordi legati al cibo. Una neozelandese, che ora vive in Inghilterra, sorride mentre ricorda il piacere di mangiare, durante la loro stagione molto breve, una Feijoas (ananas guava) e la colpevole delizia di riscoprirle vivendo in Kuwait – e mangiarne l’ultima di nascosto! Un‘inglese, expat in Ghana, continua provare a ricreare la torta di rognone così come la faceva sua mamma, ma con alterni risultati; un‘italiana, cresciuta in Inghilterra, ricorda come si rimpinzava di nutella ogni volta che tornava a casa in Italia per le vacanze (prima che questo prodotto fosse universalmente disponibile); un’amica australiana, che ha vissuto a Guam per alcuni anni, ricorda vividamente il giorno in cui, quando prese parte a un Air Force Open Day, la Royal Australian Air Force portò agli expat in Guam che ne erano privi una partita di pasticci di carne australiana. Non mi ha sorpreso di scoprire che tanti ricordi legati al cibo richiamano alimenti semplici e comuni (il formaggio inglese cheddar e le patatine Tayto al formaggio e cipolla, tanto per dirne un paio), né che la vita da expat rappresenta, spesso, una sfida particolare per i vegetariani. Le esperienze di una vegetariana canadese, che vive in Medio Oriente, dove la carne costituisce l’ingrediente principale della maggior parte dei piatti, si possono riassumere in una sola parola: “Tofu”.
When you find yourself living in a foreign country it is food that becomes both your connection with home and a lingua franca, of sorts, as you meet new friends. After you’ve worn out the usual “Where do you before here?”, “How long have you been living in Kuwait/Kenya/Italy/Thailand?”, “Isn’t the traffic terrible?”, and “Where do you buy shoes for your child?” conversations, you find yourselves comparing notes about your grocery shopping experiences and reminiscing about favourite foods. Soon you are sharing tips on where to find hard-to-come-by ingredients and what-to-use-instead-of advice, as well as discovering new dishes and foods, some previously only seen on TV shows.
Foods that you could buy readily back home, or in other locations, suddenly acquire an almost mythical status. The address of a good butcher, baker or grocer is shared with newly made friends in hushed tones, as if divulging a secret code only to be shared with those who have successfully passed an arcane initiation ceremony. As most foods in Kuwait are imported the supermarket supply chain can be unpredictable and prices for what you once considered an ordinary food can be on a par with what you’d have paid for high quality steak or tuna back home. When it comes to food miles, a simple shopping basket can include meat from New Zealand, melon from Egypt, feta cheese from Saudi Arabia, tomatoes from Tunisia, tea from England (although grown elsewhere), Nutella from Italy and broccoli from the USA. If only they could convert to airmiles as I’d have earned business class returns to London for the whole family in the last few months!
Quando vi trovate a vivere in un paese straniero, il cibo che diventa la vostra connessione con casa e una sorta di linguaggio universale quando s’incontrano nuovi amici. Dopo aver usato e riusato le solite conversazioni (“Dov’eri prima?”, “Da quanto tempo vivi in Kuwait / Kenya / Italia / Thailandia?”, “Il traffico non è terribile?”, e “Dove compri le scarpe per i tuoi bambini?”), vi trovate a confrontare le vostre esperienze in giro per i supermercati e a ricordare cibi preferiti. Subito si condividono consigli su dove trovare ingredienti difficili da reperire e quelli che possono essere usati in sostituzione, così come si scoprono nuovi piatti e cibi, per lo più visti prima solo nei TV shows.
Gli alimenti che puoi facilmente acquistare a casa, o in altri luoghi, improvvisamente acquisiscono uno status quasi mitico. L’indirizzo di un buon macellaio, panettiere o droghiere è condiviso sottovoce con i nuovi amici, come se si confidasse un codice segreto condiviso solo fra coloro che hanno superato un’antica cerimonia di iniziazione. Poiché, in Kuwait, la maggior parte dei cibi è importata, l’approvvigionamento delle merci nei supermercati può essere imprevedibile e i prezzi, di quello che si era soliti considerare un alimento comune, potrebbero essere equivalenti a quelli che a casa pagavate per bistecca di alta qualità o di tonno. Quando si tratta di food miles, un semplice carrello può includere carne dalla Nuova Zelanda, melone dall’Egitto, feta da Arabia Saudita, pomodori dalla Tunisia, tè dall‘Inghilterra (anche se coltivato altrove), nutella dall’Italia e broccoli dagli Stati Uniti. Se solo le potessi convertire in miglia aeree, negli ultimi mesi avrei guadagnato un rientro a Londra in business class per tutta la famiglia!
As for that supply chain? Well, the seasoned ex-pat knows that if they find their favourite brand of tea/pasta/jam/cereal on the supermarket shelf (possibly for the first time in months) the chances that it will be sold out by tomorrow are very high, which means getting as much of that product into their basket or shopping trolley as they can – immediately! Sourcing something as simple as Italy’s most popular brand of pasta, Barilla, not to mention my family’s favourite pasta shapes, puts grocery shopping on a par with performing a magic trick; so much so that sourcing what we consider everyday ingredients was recently compared to witchcraft here.
Of course, with the challenges come the rewards. One of the pleasures of ex-pat life is that with every new location I’m able to add new food memories, and recipes, to my repertoire. As I write this I recall with pleasure the unique salty dough of a warm, freshly baked pretzel eaten whilst exploring Berlin; licking the sugar and jam off my fingers after devouring a light-as-air Berliner (jam-filled doughnut) at midnight on New Year’s Eve, as is tradition in parts of Germany; the epiphany that was my first taste of proper gelato and the delicious simplicity of an authentic pasta alla carbonara eaten at a trattoria in the heart of Rome with good friends – good food memories are made of such things. As for when the weather turns chilly (which I cannot imagine happening any time soon as it’s 37C on October 13th here in Kuwait), well I suspect that my thoughts will turn to the comforting delights of an English pub lunch of home-made steak pie with lots of gravy.
Per quanto riguarda gli approvvigionamenti? Beh, gli expat navigati sanno che se trovano la loro marca preferita di tè / Pasta / marmellata / cereali sullo scaffale del supermercato (forse per la prima volta in mesi) le probabilità che sia esaurito già l’indomani sono molto elevate, ciò significa mettere subito nel loro cestino o nel carrello quanto più gli è possibile di quel prodotto! Reperire qualcosa di semplice come il marchio più popolare in Italia di pasta, Barilla, per non parlare dei formati di pasta preferiti dalla mia famiglia, rende fare la spesa alla pari dell’esecuzione di un trucco di magia; tanto che il rifornimento di quelli che consideriamo gli ingredienti di tutti i giorni è stato di recente comparato alla stregoneria qui.
Ovviamente, alle sfide seguono le ricompense. Uno degli aspetti piacevoli della vita expat è che ad ogni nuovo trasferimento ho la possibilità di aggiungere al mio repertorio nuovi ricordi legati al cibo e nuove ricette. Mentre scrivo, mi torna piacevolmente alla mente il ricordo dell’ineguagliabile impasto salato del pretzel caldo, appena sfornato, mangiato mentre esploravo Berlino. Il leccare dalle mie, allo scoccare della mezzanotte del Capodanno, com’è tradizione in alcune zone della Germania dita lo zucchero e marmellata dopo aver divorato un soffice Berliner (una ciambella ripiena di marmellata). L’epifania quando per la prima volta ho assaporato un gelato come si deve e la deliziosa semplicità di un’autentica pasta alla carbonara, mangiata in una trattoria nel cuore di Roma in compagnia di buoni amici – i bei ricordi legati al cibo sono fatti di queste cose. Allo stesso modo quando le temperature si fanno fredde (cosa che non riesco a immaginare ci possa accedere a breve, poiché al 13 di ottobre qui in Kuwait ci sono 37 ° C ), ho il sospetto che i miei pensieri andrebbero al confortevole piacere di un pasto in pub inglese con un casereccio pasticcio di carne con un sacco di sugo.
Playing the “name the exotic fruit/vegetable” game in the fresh produce of the supermarket (especially LuLu’s Hypermarket, well-known to many an ex-pat) is like being in a real-life version of a travel show. From rambutan to Gulab Jamun, the temptation to try everything is pretty strong, although date-flavoured camel milk may be a step too far for me. As I wander up and down the aisles of supermarkets popular with ex-pats, I can hear snippets of conversations in English (in many different accents), Dutch, Spanish, Italian, German, French, Urdu, Tagalog (one of the main languages of the Philippines), as well as Arabic; a veritable UN grocery get-together.
And our newly acquired food love? Well, that would be an Arabic breakfast of, amongst other things, flat bread, humus, feta cheese, olives, salad and fouls medames, accompanied by sweet, mint tea, preferably eaten at the souk in the centre of the city, sitting amongst abaya and dish-dasha clad locals with a babble of Arabic, Urdu and Punjabi wafting over our heads.
Fare il gioco di “nome esotico di frutta e verdura” nel reparto prodotti freschi del supermercato (in modo particolare da LuLu Hypermerket, ben conosciuto da molti expat) è come realmente nella puntata di uno spettacolo sui viaggi. Dal rambutan al Gulab Jamun, la tentazione di provare tutto è piuttosto forte, anche se il latte di cammello insaporito al dattero potrebbe essere un po’ troppo per me. Mentre mi aggiro su e giù per i corridoi dei supermercati popolari fra gli expat, posso sentire frammenti di conversazioni in inglese con molti accenti diversi: olandese, spagnolo, italiano, tedesco, francese, urdu, tagalog (una delle principali lingue delle Filippine), nonché arabo; un vero e proprio negozio di generi alimentari che raduna le Nazioni Unite.
E in nostro amore piú recente? Beh, sarebbe una colazione araba composta da, tra le altre cose, pane piatto, humus, formaggio feta, olive, insalata e ful medames, accompagnata da un dolce tè alla menta, preferibilmente mangiata al souk, nel centro della città, sedendo fra persone del posto vestite con abaya e dish-dashacon un vociare arabo, urdu e punjabi che aleggia sopra le nostre teste.
Lynda Higgs photographer
Non so voi…ma a me è venuta fame. E soprattutto mi sono divertita a ricordare un episodio che ben si allaccia alla commento di Lynda che al super sembra di essere nelle nazioni unite. Dopo nemmeno un mese che ero qui, una donna sentendomi parlare in italiano con Giada si avvicinò mi disse: tu sei italiana, tra questi due tipi di pelato, tutte e due from Italy cosa mi consiglieresti. Io restai sbalordita e allo stesso tempo estasiata, pensai “qualcuno con cui parlare”, anche solo di pomodori “che sogno”. Quella donna poi è diventata una carissima amica. Era Amal.
Hai proprio ragione Lynda il migliore compagno di una mamma expat è il cibo. Ma pure le amiche di Fuso ed Expat aiutano .
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