E mentre sono lì che quasi sto per scalciare i piedi sotto le lenzuola, tipo Sandra Mondaini, all’urlo “uffa che noia, mamma che noia, che barba che noia”, ecco che arriva in mio soccorso la quiz night.
Da quando sono mamma, moglie ed expat la mia vita sociale ha avuto un gran stravolgimento. Se il giorno è diventato fin troppo social, e quasi mi tocca tenere un’agenda per segnare gli appuntamenti di Giada, attività extra, play date, varie ed eventuali, la sera è calma piatta. Confesso che il più delle volte sono felice di questo, perchè se ti alzi alle 5.30 del mattino arrivare alla 21 che sei in grado di articolare una frase per intero è già un successo. Se poi il massimo che puoi fare è andare a cena fuori bevendo coca-cola e rimanendo bloccati per lungo tempo nel traffico, bè ne fai volentieri a meno. Adoro andare a cena a casa degli amici, ricevere inviti. E anche ospitarli. Si le serate in casa sono le mie preferite.
E poi in Kuwait ho conosciuto gente davvero interessante. Caroline e Lionel sono tra questi. Loro organizzano un sacco di party. Lionel, letto così e non all’inglese, è davvero social ogni volta è un vero e fantastico padrone di casa. Ma il party dell’altra sera mi ha davvero sorpresa. Confesso che ero un po’ intimidita. Una serata culturale, in una lingua non mia, con gente che ha studiato in tutto il mondo, gira da un po’, mi sono detta farò la mia pessima figura.
Però la curiosità, la voglia di sapere e un marito insolitamente pro-uscita mi hanno dato il coraggio.
Sulla pagina facebook delle mamme avevo lanciato un appello “ci sono o ci faccio che mi metto sempre in queste situazioni imbarazzanti??. Qualcuno mi aveva suggerito in caso di difficoltà chiedi l’aiuto da casa.
Caroline è una persona super curiosa, oltre a sapere tre lingue, legge un sacco, è la famosa skeptical che vi aveva raccontato Drusilla. Insomma, mi aspettavo una serata dove sarei stata sempre zitta, dalla quale avrei imparato qualcosa di nuovo e sarei tornata a casa un po’ frustrata per i miei limiti. La prima cosa che ho imparato che potluck significava che ognuno doveva portare qualcosa da mangiare. Era ben scritto sull’invito con tanto di “se non sai cosa significa, cerca su google”. Io ho pensato porto qualcosa di italiano. Loro volevano il polpettone, io ho fatto due torte salate dopo aver letto il post di Ero lucy.
Arrivati li ho scoperto che eravamo davvero in tanti. C’erano 40 persone divisi in team da 4 persone, ogni team ospitava persone di diverse nazionalità. Con me c’era un australiano, un belga, una libanese. Caroline, che un po’ mi conosce, ha avuto pietà di me e mi ha messo in squadra con l’amica mia. E poi mi ha fatto un’altro regalo, il mio tavolo era vicino al buffet, che ho scoperto essere straricco e super interessante. Perchè non sono stata l’unica a pensare di portare qualcosa di tipico. C’erano davvero un sacco di cose “internazionali” dagli involtini primavera, ai bigne di formaggio, al tabule, alla classica torta al cioccolato. Formaggi, carni cotte in tanti modi, pluncake salati. Un dolce greco super dolce e profumato all’arancia che ancora me lo sogno. Insomma, davvero una delizia.
L’organizzazione era pazzesca. Proiettore con tanto di slide. Ogni team aveva il suo paper e una penna. E’ stato proibito l’uso del cellulare nemmeno “scusate ma io volevo fare una foto” li ha convinto. Ma soprattutto ciò che mi ha colpito è stato che le domande hanno tenuto conto della provenienza di ognuno di noi e se, per me italiana c’è stato il nick name della squadra della nazionale di calcio, chi ha scritto “Cristo si è fermato ad Eboli” , il pittore che ha dipinto la primavera e indovinare autore e titolo della canzone di Tozzi che poi era ti amo, per gli altri c’era di tutto e di più.
Ci sono state quelle domande che mi hanno fatto riflettere tipo per noi italiani al Louvre è esposta la Gioconda di Leonardo per i francesi è Monnalisa.
E se alcune domande mi hanno fatto un sacco ridere tipo alla domanda il nome della principessa austrica in coro abbiamo detto all’amico australiano SISSI, scrivi Sissi e lui scrive CC; alcune cose che avevo immaginato si sono realizzate tipo una domanda era il nome del vaccino della meningite, fissa della padrona di casa, altre mi hanno fatto ballare come quando abbiamo dovuto indovinare il titolo del film Zorba il greco …ed è stato mandato lo stralcio in cui il protagonista Antony Quinn balla il sirtaki, gli amici greci hanno pensato bene di trascinare me e Amal a ballare davanti a tutti (non chiedetevi perchè proprio io). E se per noi il film con Leslie Nielsen si chiama l‘aereo più pazzo del mondo, per il resto del mondo che non ha il doppiaggio nè le traduzioni si chiama “Airplane”. E quindi cara Mimma risposta sbagliata. Ho avuto conferma che tutto serve, compreso andare a tutte quelle colazioni in cui l’amica Carla mi ha trascinato e in cui io prendevo al massimo un caffè e lei ogni volta assaggiava qualcosa di nuovo, perchè così mi hanno fatto indovinare le domande sulle eggs benedict. E chi le conosceva prima!
In generale, non solo ho capito che ce la facevo a sostenere una serata in inglese, ma anche che la mia cultura generale che ormai si è arricchita di altre cose, tratte dalla mia nuova vita, non mi ha fatto fare troppo la figura dell’ignorante, certo di strada ne ho ancora da percorrere.
Inoltre, non me ne vogliano il resto del mondo, ma la cara vecchia Europa con i suoi limiti e i suoi difetti, è davvero la culla della cultura. Gli europei ne sapevano tanto di più rispetto al componente della squadra neozelandese, americano, australiano.
Il mio compagno belga era una forza, davvero una persona colta, curiosa. Lui sapeva benissimo l’autore di Cristo si è fermato ad Eboli, giusto per dirne una. Mi ha detto “sono andato a visitare la sua casa”.
E poi che spettacolo questi bambini. Tutti eccitati per questi matti che facevano la gara a chi rispondeva meglio. Ovviamente ai più piccoli non interessava molto. Ma la figlia più grande di Caroline 10 anni, insieme a delle altre bimbe sue coetanee figlie di altri partecipanti erano super interessate. Coinvolte. Leggevano le domande. Raccoglievano i fogli. Insomma, mi sono detta che bella lezione gli stanno dando i genitori.
Io ho riso tanto, imparato, mangiato come se non ci fosse un domani.
Quando ho mandato un messaggio a Drusilla mi ha chiesto “figo ma tuo marito che dice??” Le ho risposto “io e te non facciamo testo, ci esaltiamo con poco”.
Mio marito che è arrivato secondo con la sua quadra (!!) , mi ha detto che gli è piaciuto. Ha apprezzato molto l’attenzione di mettere domande relative alle varie nazioni di tutti. Anche lui è stato sorpreso della splendida organizzazione e poi come al solito con il suo pragmatismo mi dice ” se l’avesse fatto un italiano si sarebbe più preoccupato del cibo che della domande”.
Io dico che questi tipo di serate fanno poco parte delle nostre tradizioni.
Ma sono convinta che una volta ogni tanto e così ben organizzate farebbero piacere e bene a tutti.
In primis ai nostri figli. Non trovate?
Mamma Avvocato says
Wow che idea fantastica!!!
certo, richiede un sacco di organizzazione e la conoscenza degli ospiti (domande troppo difficili metterebbero in imbarazzo serio e non è bello fare una cosa del genere agli invitati), però è un’idea grandiosa per grandi e piccini…come il buffet internazionale portato dagli invitati!!!
Brava Mimma, che hai tenuto testa agli altri!!!
mimma says
si brava. Il successo è non fare domande impossibili, anche se alcune erano difficili, ma la maggior parte interessanti e alla portati di tutti. E’ stata davvero una bella serata. Non la dimenticherò in fretta.
MammaPiky says
Bhe certo a leggere di certe organizzazioni, verrebbe da dire che la cultura e’ da altre parti del mondo fuori dall’Europa, una cosa del genere qui, farebbe furore ma forse in pochi saprebbero organizzarla!
mimma says
si credo che noi ci preoccupiamo davvero più di offrire buon cibo. Ma piacerebbe eccome, certo ci vuole un pubblico curioso, ma se mixi bene le domande e riesci a mettere argomenti che coinvolgono, bè non sarebbe male per niente. E poi davvero a me sono rimasti in mente quelle ragazzine, i bimbi, continuo a pensare che sia un gran insegnamento.
Giordana says
Troppo interessante! Vorrei farlo! pero mi farebbe piacere sapere qualcosa in piu sull´organizzazione del gioco. Si ruota con le domande, quante sono, si risponde a caso nella squadra o c e un preciso concorrente che deve farlo…cose cosí…
grazie Mimma se vorrai rispondermi!
mimma says
10 domande per 5 partite. In totale 50 domande. A volte erano previste come risposte la scelta tra 3 diverse opzioni, altre risposta secca. Non so dirti il punteggio assegnato a ogni singola risposta. Negli ultimi due game potevi scegliere la tua risposta vincente che se azzeccata valeva doppio se sbagliata uguale ma in senso negativo. Alla fine delle 10 domande raccoglievano i fogli e mentre loro facevano il conteggio, andavamo a mangiare qualcosa. Vince chi fa più punti . le domande variavano un sacco e sono stati utilizzati pure video, pezzi di movie, immagini. fammi sapere se ti serve altro.
ellisteller says
Ciao,
gioco bellissimo. Mi sono divertita a leggere. E ho respirato l’atmosfera internazionale di una serata fra stranieri in terra straniera, tutti diversi ma tutti accomunati da un’esperienza simile.
Mi ha ricordato una cena parigina dove, seduti a un tavolo, eravamo 10 persone quasi tutte di nazionalità diverse. E l’atmosfera che si crea è unica al mondo!
mimma says
la cosa che più mi piace di questa esperienza è proprio questo la continua esposizione a tutte queste differenti colture!!! ora vengo a curiosare lì da te….