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Una valigia di ritorno

4 Luglio 2014 By drusilla 3 Comments


Oggi Elena, la studentessa ventiquattrenne della provincia di Torino, conosciuta alla festa di Natale in Ambasciata, ha scritto un altro pezzo per noi. Ve la ricordate?!
Ecco le sue meravigliose considerazioni…
“Kuwait City, 03/07/2014
 
Cari lettori di Mamme Nel Deserto,
sei mesi dopo il mio primo articolo su questo blog, in cui mi presentavo e vi raccontavo le mie prime impressioni da “borsista nel deserto”, mi trovo nuovamente qui a scrivere!
Questa volta, per mettervi a parte degli sviluppi della mia esperienza in Kuwait, e soprattutto della maturazione di alcune mie riflessioni, personali, ma che possono riguardare quanti condividono con me un percorso di vita all’estero.

Comincerei facendo subito un passo indietro: ecco che cosa scrivevo prima di partire per quest’avventura:
“Vado ila al-Kuwait: in arabo significa ‘verso il Kuwait‘. In italiano, avrei potuto scegliere tra ‘in Kuwait’ o ‘a Kuwait’, ma non avrebbe reso allo stesso modo ciò che volevo, e potevo, dire con ila. ‘Verso’ è inteso anche come ‘in’, quindi come l”addentrarsi’, ma fa’ di più: esprime la direzione, indica che vado ‘incontro A qualcuno’, dunque ‘all’incontro DI qualcuno’, di un Paese, di nuove persone.
Indica che sono io a fare il primo passo all’incontro, alla scoperta di un nuovo mondo, e che non si può tornare indietro, non si può misconoscere, altrimenti non sarebbe più un ‘verso’. Potrebbe anche essere sinonimo di ‘viaggio’, o di ‘stare in sospeso tra due luoghi’, a significare anche ‘luoghi mentali’, o ‘luoghi comuni’…
Potrebbe, ancora, essere sinonimo di ‘divenire’, poiché presuppone un moto, un movimento, e, di conseguenza, un cambiamento, sperando sia nel ‘verso’ giusto! Così come il verso è anche la riga di una poesia, forse perché implica un cambiamento ad ogni riga, un salto nel vuoto, fuori dalle righe.”
E’ difficile descrivere l’effetto che mi fa’ rileggere queste poche righe (appunto!) a posteriori, già dall’altra parte di quel salto che mi ha portata in Kuwait a settembre, e avendo quasi raggiunto il traguardo della mia esperienza.
La sensazione è quella di aver vissuto un anno all’ennesima potenza: è come se lontana, in un mondo tutto nuovo, in questo piccolo, bizzarro e incredibile Paese, il tempo si sia dilatato, e abbia partorito per me tante occasioni ed esperienze, quante probabilmente ne avrei avute solo in molti anni trascorsi nella quotidianità della mia casa.
E quel cambiamento, anche di prospettiva, che prevedevo prima della mia partenza si è davvero realizzato: in me stessa, prima ancora che nelle abitudini; le quali peraltro, seppure piccole e frivole, restano comunque sintomatiche…
Chi l’avrebbe mai detto, ad esempio, che mi sarei ritrovata a dire: “oggi si sta bene, non fa così caldo, ci sono SOLO 45 gradi!”?! O a riuscire a consumare un pasto e, contemporaneamente, fumare una shisha, come fanno i locali?!
E chi l’avrebbe mai detto che mi sarei abituata alle tempeste di sabbia come si trattasse di semplice pioggerellina primaverile, e a fare slalom all’università tra le auto di lusso, per lo più Porsche, di studentesse come me? O alla follia dei Kuwaitiani, che si esprime tanto nei terribili e spettacolari incidenti stradali, purtroppo all’ordine del giorno, quanto nelle loro manie di grandezza nel farsi costruire dimore megalomani e nel celebrare, con un cocktail (analcolico, ça va sans dire!) di orgoglio patriottico e automobili affrescate con bombolette spray, la loro festa nazionale?
Chi l’avrebbe detto, poi, che mi sarei ritrovata a fare catechismo e preparare alla Prima Comunione un gruppetto di bimbi italiani in Kuwait, dove non ero nemmeno sicura che avrei trovato una chiesa?!
E non mi ero sbagliata: non si può tornare indietro, non si può misconoscere; un’esperienza del genere ti cambia, per sempre!
Ormai questi luoghi sono diventati la mia quotidianità, sono diventati casa.
Ormai so chi sono le “nuove persone” che ho conosciuto: conosco i loro nomi, i loro volti, backround e caratteri, e mi ci sono affezionata. Sono di diverse nazionalità, culture e religioni, anche se molti sono italiani come me, perché in fondo si va sempre alla ricerca di un “pezzo di casa”, per sentirsi “al sicuro” e, ancor di più, compresi.
Chi l’avrebbe mai detto, quando partire per un anno mi sembrava un periodo molto, forse troppo, lungo, che avrei avuto voglia di restarci ancora un po’, in questo ormai familiare Kuwait? Che forse, a pensarci bene, sono proprio e soprattutto le persone che ho incontrato, e quelle che potrei ancora incontrare, a farmi venire questa voglia di rifare la valigia, e tornare qui a lavorare, prolungando la mia avventura araba? Sì, ho detto “tornare“, questa volta una direzione chiara non c’è più, ogni “verso” è un “ritorno”, in qualsiasi senso stia andando.
E chi l’avrebbe detto, infine, che prima ancora che ci torni, qui, mi sarei scontrata contro alcuni scogli che devono fronteggiare molti expat? Come la contrarietà e l’incomprensione della famiglia nei confronti della mia decisione di restare all’estero, come il desiderio e, al contempo, la paura di non riuscire a riferire e rendere partecipi loro e i miei amici di quello che ho visto e vissuto in Kuwait, la paura di ritrovarmi a casa mia cambiata e diversa, da me stessa e dagli altri. “Non si può tornare indietro”…
Ma anche questo è incluso nel pacchetto di un viaggio, e senza volermi preoccupare troppo, mi appresto, felice e soddisfatta, a preparare la valigia di ritorno.
Ma in che SENSO “ritorno“? Questo si vedrà!
 
Elena”

Filed Under: EXPAT LIFE

Comments

  1. Moky says

    4 Luglio 2014 at 15:05

    Ogni esperienza ti cambia, soprattutto se fatta in solitudine e in un posto al di fuori della tua terra d’origine. La tua è stata una bellissima esperienza che ti ha dato tanto e ti ha aperto a esperienza che non immaginavi nemmeno.
    Buon rientro, ma come una buona expat, come Mimma e Drusilla insegnano, mi sa che ripartirai a breve!!!

    Rispondi
  2. Graziella Pezzetta says

    4 Luglio 2014 at 15:54

    Kuwait è stato il tuo Pigmalione, indietro non si torna. Vai avanti e segui il tuo sogno, qualunque esso sia.

    Rispondi
  3. Valentina e Vinicio says

    4 Luglio 2014 at 20:37

    Noi, gli expat italiani in Kuwait, aspettiamo il tuo ritorno….. hai aiutato tanto anche noi… e poi chi potrà insegnare il catechismo meglio di te? Grazie Elena! Da Valentina e Vinicio

    Rispondi

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Mamme nel deserto è la storia di due donne, Drusilla e Mimma, due mamme, che si incontrano nel deserto non solo fisico, ma anche metaforico. Due donne expat per amore. Leggi tutto

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