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Giappo è bello e va su tutto (ovvero dimmi che cosa mangi e ti dirò chi sei)

31 Ottobre 2013 By drusilla 10 Comments

Ormai noi non possiamo più fare a meno dei racconti di Federica alle prese con il fantastico mondo di Singapore. E secondo noi anche voi le apprezzate. Ecco un’altra delle sue chicche.

“Sprovveduto turista che passi da Singapore, non andare ai Giardini Botanici, sono solo un ammasso di foglie e fiori; lascia perdere l’Acquario, è come quello di Genova, delfino piu’ delfino meno. Per un’esperienza orientale a trecentosessanta gradi, vai a fare la spesa agli Isetan Mitsukoshi, nota catena di supermercati giapponesi.
Breve nota demografica: a Singapore ci sono i cinesi -74% della popolazione residente, amica Mimma sarai contenta – seguiti dai malesi, dagli indiani tamil e ovviamente dagli expat, di cui fa parte la comunità giapponese, peraltro piuttosto numerosa.
A me i giappo sono simpatici. Dopo dieci mesi trascorsi qui vi elargisco queste mie perle antropologiche su come distinguererli dai cinesi: faccia più piatta, occhi più lontani, quasi sulle tempie, pelle più pallida e meno gialla, nonchè gentilezza superiore. Provare per credere, certo occorre un po’ di allenamento.
D’obbligo arrivare puntuali all’apertura, alle dieci del mattino si sollevano le saracinesche a ritmo di musica e tutti gli addetti si allineano davanti agli scaffali e ai frigoriferi. Al passaggio mio e del Pidocchio scatta l’inchino a tutto busto e il saluto urlato, assolutamente entusiasmante.
Gli Isetan accostano con audacia orientale prodotti locali e merce d’importazione. Non è strano trovare i noodles accanto alla pasta di Gragnano, la salsa di soya e la passata Mutti, i biscottini di riso e la Nutella, il tofu e il pecorino romano. Quasi tutti i giorni c’e’ qualche fiera, una sorta di mercatino proveniente da diverse località. Tra gli scaffali spuntano allora come funghi banchetti carichi di prodotti tipici e venditori teletrasportati dalle piu’ remote contrade del Giappone, che in costume bandiscono la loro merce urlando come lottatori di sumo.
Assaggino illimitato e quasi obbligatorio, altrimenti si offendono. Sono gusti un po’ forti: palline di polpo, spaghettini ramen, minipesciolini secchi sotto sale (ma la pesca del novellame non era vietata?), sake’ tiepido a fiumi, sushi in ogni forma e colore, alghe secche. Favorisco alcuni nomi: ayaka shokuhin, misono takazawa, itsumi ushioya, echigo tochio hompo. Non è chiaro se si tratti di cibo, potrebbe essere anche la formazione della Nazionale Cantanti.
Poi ci sono i generi alimentari nuovi: il vitello non esiste, ma c’e’ il manzo shabu-shabu, wagyu e karubi; la sogliolina nostrana non si trova, ma il pesce batang o il filetto di toman fanno bella mostra di se’ sul bancone. Il sospetto che arrivino direttamente da Fukushima ogni tanto mi viene, ma non sottilizziamo troppo, non di sola carne vive l’uomo. Ad ogni modo al Pidocchio compro il salmone norvegese garantito fresco, forse arriva sul ghiaccio con un F16: un piccolo patrimonio per garantire a Sua Altezza il corretto apporto di omega-tre. Alle nonne non lo diciamo pero’, loro stanno fissate col pesce a chilometro zero.
Cosi’ navighiamo qua e la’, mentre la nostra autostima occidentale cresce via via che ci addentriamo tra gli stand, parallelamente alla puzza di fritto e alle assurdità che finiscono nel carrello. Ci studiano con interesse, chiedono: “Where are you from? Italy? Ahhhh.” Scopri che la maggior parte di loro e’ stata minimo a Roma e Venezia, dove tipicamente hanno subito un furto minore, che ne so, il portafoglio, uno zainetto, ma te lo dicono, secondo me, con velata ammirazione.
Il Pidocchio e’ chiamato handsome boy circa dieci volte a spesa, io stessa mi sento particolarmente alta (in regno caecorum…), alla faccia dell’odiosa impiegata del comune di Genova che scrisse 155 cm e non 160 cm sulla mia carta di identita’, tanto adesso non e’ neppure piu’ valida. Da cosa nasce cosa, e ormai anche solo per comprare un litro di latte e una fettina curo il mio outfit neppure fossi la Chiara Ferragni, gratifichiamo questi nipponici con un po’ di moda e stile italiano.
Alle casse sono in tre, uno svuota il carrello, uno fa il totale, l’ultimo riempie i sacchetti con precisione maniacale e logica agghiacciante, non oserebbe mai associare il burro al sapone per i piatti.
Quando si paga, la carta di credito si porge e si prende con due mani, e ci si inchina di nuovo. Prova un po’ a farlo alla Coop, poi vedi. Dicono velocissimo: “Homedelivery?” ossia “Gentile cliente superpregiata, dal momento che hai appena esibito la tua tessera Isetan Platinum Altissima Fedeltà (altro inchino) e hai speso in melograni di Kyoto un terzo dello stipendio del marito expat, tutta ‘sta rumenta (= spazzatura, in genovese stretto, nda) che hai comprato gradisci forse ti sia recapitata a casa da un nostro fedele fattorino entro un’ora?” ” Si grazie, ma facciamo tra due, cosi’ esco di qui e vado a bermi un caffe’, anzi no, un cappuccino da litro.”
Arigato, ossia grazie. Segue inchino finale e sberletta al Pidocchio perche’ saluti, anziche’ fissare con sguardo inebetito la tivvu’ sopra la cassa che trasmette immagini dello Shinkansen mentre sfreccia ad alta velocita’ davanti al Monte Fuji.
Andando via, mi sento sempre sempre piacevolmente ben disposta verso il genere umano e verso il nipponico in particolare, che meraviglia questo popolo di geishe e samurai, ho un desiderio irrefrenabile di vedere la fioritura dei ciliegi, vado a casa e mi rileggo Shogun, marito expat chiedi subito il trasferimento a Tokyo, io non ci torno dalla vecchietta ligure che mi pungola le costole con l’ombrello perche’ non sono abbastanza veloce a svuotare il carrello e mi ostino a pagare le uova con il bancomat e non in contanti.
delizie di pesce
non di sola carne vive l’uomo
banditori samurai con capello da cowboy
Poi lo sa chiunque, giappo e’ bello e va su tutto.

Federica”

Filed Under: amiche, EXPAT LIFE, Singapore

Comments

  1. Moky says

    31 Ottobre 2013 at 11:24

    Cavoli, hanno da insegnare qui da noi….che invidiaaaaaaaaaaaaa

    Rispondi
  2. Mom says

    31 Ottobre 2013 at 16:21

    Anche in USA è così ma con un impiegato in meno alla cassa: uno svuota il carrello e passa il codice a barre e l’altro imbusta. Alla fine hai comprato 4 cose e ti ristrovi con 284 buste della spesa DI CARTA! Che se sei fortunata non piove quindi non si inzuppano d’acqua, ma fin su in casa più di due alla volta non riesci a portarle perché non hanno maniglia!
    Una domanda: ma i prezzi del pesce… sono in $ americani??? Cioè: 39$ 100g di pesce???

    Rispondi
  3. Anonymous says

    31 Ottobre 2013 at 17:34

    Anche qui le buste si sprecano, ma tutte rigorosamente in plastica bella spessa e robusta, biodegrabile in circa tremila anni…I prezzi sono in dollari di singapore, 1 SD circa 0.6 euro.
    Federica

    Rispondi
  4. Anonymous says

    1 Novembre 2013 at 17:26

    Cara Federica, ti invidio e ti ammiro per l’ esperienza che stai vivendo. Dalle fantastiche descrizioni che ci scrivi sembra quasi di viverle insieme a te. Ma detto fra di noi tante sono le problematiche dell’ Italia ma L’Italia è sempre l’Italia a presto perchè spero di incontrarti prima o poi nonna Stefy

    Rispondi
  5. Anonymous says

    1 Novembre 2013 at 17:38

    Cara nonna Stefy hai ragione, l’Italia e’ sempre l’Italia…certo che qui ci stiamo abituando male! Anch’ io spero di conoscerti, nel frattempo mi lancio e ti do’ del tu!

    Rispondi
  6. ero Lucy says

    2 Novembre 2013 at 8:22

    Divertentissima!! 😀

    Rispondi
  7. Anonymous says

    2 Novembre 2013 at 10:10

    Perche’ “giappo”??? E’ un termine dispregiativo. Non sarebbe stato megio usare “giappone” o “giapponese”????

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      2 Novembre 2013 at 19:00

      Caro Anonimo, non capisco perché bisogna per forza trovare qualcosa di negativo nella scritta “Giappo”. Mi sembra un modo simpatico e divertente per definire i giapponesi.
      La vita è già così complicata che un po’ di ironia non ci fa male!

      Rispondi
  8. Anonymous says

    2 Novembre 2013 at 13:24

    Caro anonimo non avevo nessuna intenzione dispregiativa, anzi. Mi dispiace tu l’ abbia inteso cosi.
    E’ un elogio alla gentilezza giapponese. Giappo suonava bene, tutto qui… Federica

    Rispondi
  9. Mimma Zizzo says

    2 Novembre 2013 at 18:11

    Meglio perchè? cosa c’è di dispregiativo? mi sfugge sul serio. Il post poi è davvero a favore, senza contare che è ironico, come il titolo.

    Rispondi

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