Ormai abbiamo una special guest in questo Blog, la nostra amica Federica che sta in quel di Singapore, ci eravamo lasciati così, questo è il sequel. Buona lettura.
“Nel giorno 16 del mese di Settembre dell’Anno Domini 2013, alle ore 9, il mio primogenito maschio, peraltro anche figlio unico, Sua Altezza Imperiale il Pidocchio, alla tenera eta’ di mesi trentacinque subiva il suo primo drop-off al kindergarten, cioe’ iniziava l’asilino. Il tutto senza tanti complimenti e, soprattutto, senza l’amato/odiato inserimento “all’italiana”.
La madre effettuava lo sgancio con perizia, disciplina e professionalita’, del resto aveva letto numerosi libri sull’argomento, anche se per facilitare il tutto si sarebbe volentieri fatta un grog grappa/lexotan: aveva spiritualmente preparato il Pidocchio la settimana precedente, descrivendo l’asilino come una sorta di Shangrila’ incantato, in cui vanno i bimbi piu’ fortunati, pure la mamma e lo zio Lele da piccoli se l’erano spassata in posti altrettanto goderecci. La madre mentiva sapendo di mentire, visto che allo stramaledetto asilo delle suore lei era andata solo a cinque anni e mezzo, resistendo un paio di mesi per poi abbandonare il campo inseguita dalle nefaste profezie delle religiose: una bambina cosi’ asociale nella vita avrebbe concluso ben poco. Nei quarant’anni successivi, infatti, la suddetta bimba porto’ a casa una laurea in medicina, una specializzazione, un dottorato di ricerca, un adorabile marito poi trasformatosi in marito expat, uno splendido Pidocchio e alcuni cari amici sparsi qua e la’ per il mondo. Ma questa e’ un’altra storia. La ricerca dell’ Asilo Imperiale non era stata affatto banale, in pratica un secondo lavoro. Una ventina le strutture visitate, locali, internazionali, solo british, solo americane, solo cinesi, montessori, nonmontessori, reggio emilia, steineriane, waldorfiane, con Biancaneve e i Sette Nani. Requisiti imprescindibili: vicinanza a casa, accettabile proporzione expat/autoctoni (va bene integrarsi, ma non esageriamo) e bimbi/maestre, elevati standard di pulizia, orari umani (niente risvegli all’alba), maestra madrelingua inglese, ambiente sereno e -scusate- non competitivo. Il sistema scolastico di Singapore si piazza tra i migliori al mondo. Peccato poi che i preschoolers, cioe’ i bimbi delle elementari, siano parecchio stressati, e i genitori pure, come recitava un articolo comparso sullo Strait Times, il giornale di qui, qualche tempo fa. I bambini che terminano il kindergarten e accedono alla P1, la Primary School, sanno gia’ leggere, scrivere, contare. Nessuno si stupirebbe- cito testualmente- “se fossero pure in grado di suonare Rachmaninoff al piano, leggere Shakespeare, recitare un poema della dinastia Tang in mandarino, calcolare il valore del pi greco.” Mentre vanno al kindergarten spesso devono frequentare aggiuntive “enrichment classes” in inglese, cinese e matematica. La leggenda vuole poi che al termine delle elementari ci sia un esame di passaggio per decidere il loro futuro, ossia i migliori avranno accesso alle piu’ prestigiose scuole governative del paese, tutti gli altri, invece, potranno andare solo in scuole, diciamo cosi’, di seconda mano. Che dire, siamo tutti per la meritocrazia, a me tuttavia pare un filino eccessivo. Il buongiorno si vedra’ pure dal mattino, ma se alle elementari eri un farlocco non vuol dire che da grande non potrai fare il fisico quantistico.La mamma di un compagnetto indiano del Pidocchio il primo giorno ha detto alla maestra: mio figlio sa leggere e contare, mi auguro che insistiate su queste sue skills. La maestra le ha risposto: signora, hanno tre anni, qui vengono per giocare. Pero’ imparano lo stesso sa, e’ tutto play-based. Standing ovation per la maestra, sdegno della mamma bramina. L’ indianino io non l’ho piu’ visto. E’ passata una settimana dall’inizio. Il primo giorno il Pidocchio ha pianto come un pazzo ai saluti (la madre pure, ma compostamente dietro una colonna); il secondo giorno un po’ meno; il terzo e il quarto giorno, con voce disperata e qualche lacrima ha bofonchiato tra i denti un: ciao mamma. Oggi – quinto giorno- mi ha detto, con tono un po’ sconsolato, ma cercando di non piangere: vado asilino da solo, saluto mamma, mamma torna in serata. Io gli ho risposto: Pidocchietto, mamma torna tra un paio d’ore, non esageriamo. Poi sono uscita e sono andata a piangere in ascensore. Niente male per uno che negli ultimi tre anni ha fatto la figurina panini con il polpaccio materno, saltuariamente poppa ancora un po’ e con le nonne italiche quest’estate ha resistito dieci minuti d’orologio. Mi e’sembrato eroico e coraggioso come un Marine che si paracaduta tra i Vietcong. In questi stessi giorni, la sonda Voyager 1, lanciata dalla Nasa nel 1977 con lo scopo di studiare Giove e Saturno, e’ arrivata ai confini del Sistema Solare. Ora inizia la sua avventura nello spazio interstellare. Buon viaggio, Voyager. Buon asilino, Pidocchio.
Moky says
Oh mamma che mamme esagerate!! Se impara a leggere a tre anni o a sei cosa cambia??? Ma lasciamoli giocare santo cielo, la vita è già difficile abbastanza, lasciamo che godano della loro tenera età il più possibile!!!
Rachele says
Vuoi mettere poter dire “mio figlio sa già fare tutto. E il tuo no, vero?” !!!
Mimma Zizzo says
rachele ho letto una tua intervista….troppo bella. voglio trasferirmi in germania.
Anonymous says
Perfettamente d’ accordo….
Baby1979 says
Io a 3 anni sapevo leggere e anche un po’ scrivere, ma non credo che mi abbia fatto benissimo stare in un angolo a leggere Topolino all’asilo mentre i compagni giocavano con le costruzioni…. 🙂
Graziella Pezzetta says
La signora Montessori prenderebbe la mamma dell’indianino e ne farebbe legna da ardere.
E’ un tale piacere leggerti, mi fai sempre molto ridere ma sono anche così interessanti i tuoi racconti. Alla prossima puntata che spero arrivi presto. Ciao ciao.
Anonymous says
Grazie cara Graziella! Qui ce n’ e’ parecchio da raccontare….
Anonymous says
Sempre un piacere leggere quello che scrivi cara Federica. I vostri figlioletti, care mamme nel deserto ,hanno già tantissime opportunità rispetto ad altri bimbi per cui non esageriamo , giocare è sempre un piacere anzi giocando si impara e da nonna ora che ho tempo da perdere voglio conoscere e imparare di più ma con calma ciao carine