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Gossip su kuwait city

15 Maggio 2013 By mimma 13 Comments

Tutti ci chiedono “Ma com’è la vita a Kuwait City?”
Per non parlare della grande curiosità riservata “alla condizione della donna”. 
Nell’immaginario di tutti un pò schiava e un pò regina.
Curiosità che cresce per via del burqa. Indumento strano, che dovrebbe celare, nascondere ma che invece attira e incuriosisce.
Noi stesse ci siamo fatte domande, anche se abbiamo preferito tenere sempre un profilo molto basso e di grande rispetto verso il paese che ci ospita.
Ci siamo però documentate, abbiamo interrogato gli “esperti” e quando è stato possibile i diretti interessati e, oggi, vi riportiamo quello che abbiamo scoperto. 
Senza però alcuna presunzione che sia la verità assoluta, ecco pensiamo che sia più vicino a un sano gossip. 
Oggi vi scrivo come se fossi Alfonso Signorini di CHI  e non la Gabannelli di Report.
Non ci sono foto quindi vi toccherà leggerlo tutto, non come CHI che guardi le foto e basta.

Si racconta che l‘area iniziò a prosperare intorno al XVIII secolo con il commercio di perle e spezie tra India ed Europa.
Che le  famiglie più potenti elessero Sabad I bin Jabir primo Shaykh (sceicco) del Kuwait: da lui discende la dinastia emirale Al Sabah. Questa famiglia era quella destinata a fare da custode, una sorta di base militare, mentre le altre si occupavano del commercio e dell’economia del paese.
L’oro nero è arrivato solo molto dopo, dopo 1930, ma la produzione partì solo dopo la fine della secondo guerra mondiale.

Si racconta che i vecchi kuwaitiani, fossero grandi commercianti, gente molto seria, gran lavoratori e con una certa apertura mentale.
Sicuramente molto religiosi, ma senza gli integralismi degli ultimi anni.

Il burqa, a dispetto di quello che si pensa non è un simbolo religioso, ma era il modo in cui si vestivano le donne delle tribù beduine, lasciate sole in mezzo al deserto mentre gli uomini erano via, le aiutava a non diventare prede troppo interessanti, per non essere guardate o rapite dai pirata del deserto.

Quindi portare il burqa non significa essere più religiose o più arabe. 
Serviva solo proteggersi non, dagli sguardi indiscreti di tutti gli uomini, ma solo da quelli pericolosi dei pirati.
Con l’oro nero è arrivato il benessere vero, la quantità, il tutto e subito.
Negli anni le tribù del deserto si sono avvicinate alla città per condividere il nuovo benessere.
Ed è a loro che si deve la diffusione del burqa qui in città. Però non è più o , non è solo, un simbolo di difesa dal mondo, è anche un modo di tenere le distanze, di rimarcare certe differenze. La provenienza. E in alcuni casi un bel vezzo. Ho visto burqa firmati Dolce e Gabbana. 
Qui in Kuwait è ammessa la poligamia, ma quasi nessuno la pratica, è troppo costosa.

Il divorzio invece è praticato ampiamente, contrariamente al Cristianesimo che ha proibito il divorzio, l’Islam concede di sciogliere i legami sconvenienti, anche perchè il matrimonio è un contratto non un sacramento.
L’ultima misura che ha preso l’Islam per ristabilire i legami coniugali, è di interdire all’uomo di cacciare da casa sua la donna ripudiata, non prima di un termine di tre mesi e a volte più; la donna, da parte sua, non ha il diritto di lasciare la propria casa a meno che questo non sia necessario.
Il divorzio può essere concesso, sulla base della valutazione di un giudice che ascolterà la versione del marito e di eventuali testimoni, abbiamo trovato che le ragioni principali riconosciute sono: 
– mancanza di rispetto del dovere di mantenimento; 
– mancanza del dovere di condivisione del letto coniugale o di astensione dal rapporto sessuale per oltre 4 mesi; 
– per richieste da parte del marito di prestazioni sessuali illecite (sodomia o masturbazione), 
– sterilità non dichiarata al momento
del matrimonio e per adulterio. 
In questo ultimo caso il divorzio è automaticamente ottenuto da parte della donna che ne fa richiesta ufficiale. (Ma si legge anche, che talvolta la donna non ha il diritto di divorziare se suo marito ha commesso adulterio a casa propria!).
Comunque contrariamente a ciò che si pensa, l’Islam tende a proteggere la donna in caso di divorzio e a garantirle maggiori tutele sia a lei che all’eventuale prole.

Il sesso è vissuto liberamente e, ampiamente riconosciuto dall’Islam non solo come fonte di procreazione, ma anche di piacere per entrambi i coniugi. E’ così importante che come abbiamo visto una assenza prolungata da diritto al divorzio ( quindi non succede mai: scusa ho  mal di testa??? o sono stanca?) 

La sensazione è che le donne islamiche qui stiano abbastanza bene, siano abbastanza  libere.
Certo più è basso è il ceto sociale più si complica la vita.
Molto probabilmente stanno peggio in Italia, dove devono fare i conti non solo con il rispetto dell’Islam, ma con  le varie interpretazioni dello stesso, che si sa viene trasformato dalle “idee” e dalle “tradizioni” di famiglia, si spesso ognuno decide di applicare le sue regole, in virtù del fatto che vive all’Estero e, quindi nascono i famosi integralismi. Leggevo che un’altra cosa che complica loro la vita è che non esiste un giudice che li possa difendere secondo le loro leggi e, che quindi è “riconosciuto” dal padre, dal marito.
Le donne della mia generazione in Kuwait sono sicuramente molto colte. Hanno studiato tanto e bene e, molto hanno fatto università e master in America o a Parigi. 
Tante lavorano e ricoprono ottime posizioni, mai quanto gli uomini chiaramente, ma questo succede anche in Italia .  
Tuttora i giovani qui hanno tante possibilità. Un giorno avevo letto di una sorta di presentazione di tutti i campus americani. Un open day delle università americane che venivano qui a promuoversi. E questa cosa mi aveva impressionata, sopratutto per la facilità di avere accesso anche solo all’informazioni. Capirai io per capire qualcosa ho dovuto prendere un treno e fare 1000 km. 
A volte ho l’impressione che molte ragazze siano un pò “leggerine”. Ricordo che al corso di inglese, alla domanda del teacher : qual’è stato il momento più importante della tua vita? Una bella ragazza di 20 anni rispose: quando mi hanno regalato il mio primo cellulare ( non ricordo a che età forse 9-10 anni). Oppure dove ti vedi tra 5 anni? a capo della mia azienda. (!!!). Ma chissà forse hanno ragione loro. E forse quando vivi con altre possibilità ragioni diversamente. 
Io alla stessa domande avevo risposto: prima la nascita di patata, poi la laurea, poi il matrimonio.E tra 5 anni visto il mio livello di inglese,  ho detto che mi vedevo a fare la segretaria . Nonostante il mio cv e le mie esperienza professionale siano di tutto rispetto anche qui e il mio inglese era migliore del suo. Ma ci hanno insegnato a volare basso e sempre consapevoli dei ns limiti più che a osare.
Stesse considerazioni però credo di poterle riferire agli uomini. 
Solo che probabilmente loro mi avrebbero risposto quando ho avuto la mia prima ferrari.
Hanno bellissimi curriculum vitae. Ma poca voglia, molti dicono tutta colpa della “pancia troppo piena” e troppo “facilmente”.
Ma questo è un male dei nostri tempi che vedo un pò ovunque, anche se per ragioni diverse. 
Poi c’è il capitolo ruolo mamma.
Ma qui possiamo essere ancor più superficiali nelle nostre considerazioni.
Diciamo che si usa che per ogni figlio si abbia una maid H24, che quest’ultima si occupi totalmente dei bambini. Dalla sveglia, all’accompagnamento a scuola, alla sveglie notturne, all’imboccamento quasi sempre in un altro tavolo rispetto ai genitori. 
Tanti week end senza figli. Perchè la donna è prima di tutto moglie. Parlano ai loro figli, quasi esclusivamente in inglese, al punto che i nostri gemelli sono i primi della loro classe in arabo. Più bravi degli stessi arabi.
Però sul loro ruolo nell’educazione dei figli non so nulla.
Riporto cose che vedo da fuori . 
E quindi non so se alla fine qs bimbi sono “meglio” o “peggio” della mia patata.
E se io sono “più” mamma.
Penso che anche qui vale come sei stato abituato.
Io ho fatto una scelta diversa, si sa, meglio? peggio?
Non so. Di sicuro è mia.
Anche se a volte un pò più di libertà non guasterebbe. 
That’s all.
Speriamo di aver soddisfatto qualche curiosità, di non aver offeso nessuno e di non incappare nella rete della censura. ( nel caso mamma picky è colpa tua che ce l’hai chiesto tante volte. Questo l’abbiamo scritto per te)


ps. se volete capire un pò di più com’erano questi posti e cosa è successo dopo la scoperta del petrolio vi consiglio la visione del film il Il principe del deserto diretto da Jean-Jaccques Annaud.  Tratto dal romanzo del 1957 La sete nera, dello scrittore svizzero  Hand Ruesch. Non è certo un capolavoro cinematografico però a me ha aiutato a capire certi meccanismi. O forse ora che sono qui sono riuscita a cogliere alcune cose che prima mi sfuggivano.

Filed Under: EXPAT LIFE

Comments

  1. mammapiky says

    15 Maggio 2013 at 11:02

    Ed infatti sono qui a leggere ed il primo commento sarà mio!!!! Grazie!!!!! Altro che Chi, l’ho letto tutto d’un fiato perché la curiosità ma più che altro la voglia di capire, e’ tanta. Le cose che non conosciamo in genere ci spaventano ed il burqa e’ una di quelle. Non conosciamo praticamente nulla di questo mondo, ed io me ne accorgo anche leggendo i vostri post. Tendiamo a chiederci nella nostra visuale delle cose e ci perdiamo tanti aspetti interessanti. Personalmente grazie a voi, ho scoperto un paese (che non conoscevo per nulla), molto interessante e pieno di opportunità. Diverso dal nostro e spesso migliore. Chiaramente non so come potrebbe essere viverci, e di sicuro aspetti un po’ negativi, non mancheranno, ma se penso alla nostra Italia così instabile in questo momento e così a rischio per chi ci vive, non posso non rimpiangere di vivere altrove. Sotto un cielo diverso e con un futuro diverso per i miei figli che di sicuro qui non hanno molte opportunità……..per quanto riguarda discorso mamme però, credo che la mamma italiana, anche se non ruggisce ma forse miagola, sia la mamma per eccellenza!!!! ;-))))))))

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      15 Maggio 2013 at 13:22

      Anche noi stiamo imparando un pezzetto alla volta. La prima volta che sono salita in aereo e ho preso la compagnia di bandiera, guardando gli altri passeggeri ho pensato: ma dove sto andando.
      La strada della vera conoscenza è lontana. Però come dici tu noi qui stiamo bene, siamo serene, anche se l’altro giorno un avvenimento ci ha un pò turbate. A drusilla è stata rubata la macchina! la sua vecchia jeep !
      E ci eravamo così abituate alla sensazione di libertà e sicurezza ( sai quante volte lasciamo la borsa sul tavolo aperta? e nn chiudiamo le porte??) che è stato un mezzo choc.
      Però qui senti la speranza e la sensazione che tutto possa succedere.
      Claudia che tra noi è la più restia verso il kuwait , oggi diceva: è innegabile . Qui i figli stanno bene!
      ed è vero!

      Rispondi
    • mammapiky says

      15 Maggio 2013 at 16:10

      Qui se ti rubano la macchina o ti entrano ladri in casa, non si stupisce più nessuno, tanto e’ un fatto comune!!!!

      Rispondi
  2. Moky says

    15 Maggio 2013 at 11:16

    Post interessante e con curiosità che non conoscevo per niente. Queste donne che scelgono di mettersi il velo, il burqua e anche quell’altro che non ricordo come si chiama, quello che vedi solo gli occhietti dietro una rete fitta…cmq, io queste donne non le capisco, ma le rispetto. Vuoi mettere la ensazione dell’aria nei capelli in un pomeriggio d’estate stesa al sole in costume? So che è una leggerezza, ma io non riuscirei a rinunciare a questa libertà.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      15 Maggio 2013 at 13:18

      A me fa più impressione vederle a cena fuori. Alzare qs velo e introdurre il cibo da sotto. Non so, mi sembra che si perda il 90% del piacere di mangiare..

      Quello che chiami tu è sempre burqa più estremo. Poi c’è il velo, il copricapo solo della testa e vestiti normali.

      Rispondi
  3. Graziella Pezzetta says

    15 Maggio 2013 at 13:08

    Per noi qui, il burqa ha un significato diverso e ne ha uno diverso anche per le mussulmane, qui. Viene usato per affermare la propria identità, o viene indossato perché l’uomo lo impone, ma non necessariamente. Maggiore è la vessazione ricevuta in base alla religione o all’etnia e maggiore sarà la necessità di affermarsi. Noi donne occidentali, che abbiamo dovuto affrontare un percorso lungo, faticoso e doloroso per “emanciparci” non capiamo e non accettiamo una condizione così. Sono stata a Parigi nel 2002, burqa se ne vedevano pochissimi, ci son tornata nel 2006 sembrava un’invasione, ma nel frattempo era successo di tutto e di più contro i mussulmani. Qui e ora non apprezzo né condivido il burqa, però posso sforzarmi di comprendere le ragioni altrui quando sono frutto di scelta e libertà.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      15 Maggio 2013 at 13:16

      E’ quello che scrivo. Le mussulmane expatriate stanno peggio !
      perchè per affermarsi interpretano in maniera integralista, quello che non è un imposizione religiosa. Da nessun parte si legge sul corano di indossare il burqa. E’ davvero una derivazione dei popoli beduini, poi ognuno la estremizzata.
      Ti dico che qui tante arabe, mi hanno detto che nn solo nn lo indossano, ma nn si sognerebbero di farlo. Però se tuo padre o tuo marito appartiene a una famiglia che discende dai beduini del deserto ti tocca. Però qui sono tutelate di più.
      Poi ovviamente sto parlando di ceti medio alti.
      Anche qui nell’ultimo anno sono aumentate, perchè gli integralisti sono saliti al potere.
      Io non mi turbo. Nn le guardo nemmeno.
      Ho compreso le ragioni. Ma sono felice di non doverlo indossare.

      Rispondi
    • Alberto Malaguti says

      15 Maggio 2013 at 18:19

      Perdonate l’intrusione e l’argomento che non c’entra nulla con i vostri post ma sono un ragazzo di 28 anni che sta valutando una proposta di lavoro in Kuwait. Sto cercando in rete info su qualità della vita,costo degli affitti etc… e vi sarei grato se foste in grado di darmi qualche dritta.
      Grazie a chiunque abbia voglia di dedicarmi 5 minuti!
      Alberto

      Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      15 Maggio 2013 at 18:24

      Ciao alberto ,qualità della vita alta , costosa però . Pure affitti alti. Però ne vale la pena.
      scrivimi sulla mia mail mimmazizzo@gmail.com

      Rispondi
  4. Rachele says

    15 Maggio 2013 at 22:08

    Stavo aspettando questo post da quando glielo avevate promesso! 🙂
    bello, mi avete detto tantissime cose che non immaginavo proprio, grazie!

    Rispondi
  5. Marta Coppi says

    16 Maggio 2013 at 9:57

    come sempre
    .. wonderful women, siete troppo avanti!!! bellissimo questo post, interessante e scorrevole da leggere.. grandiose!!!

    Rispondi
  6. Anonymous says

    30 Luglio 2013 at 19:13

    Ciao a tutte! E’ da un po’ che seguo il vostro blog, devo dire sempre interessante. Non so se ci sono altri modi per contattarvi, però ho bisogno disperato di un confronto! Sto seriamente pensando di trasferirmi in Kuwait, avendo già ricevuto una importante proposta lavorativa. Ma il principale motivo per cui mi trasferirei è l’amore che da circa 2 anni mi lega ad un ragazzo kuwaitiano. Eppure sono assalita da mille dubbi, un giorno sono sicurissima, il giorno dopo non più…

    Rispondi
  7. Mimma Zizzo says

    5 Agosto 2013 at 16:50

    Puoi scriverci nella mail privata mimmazizzo@gmail.com. Comunque capisco i tuoi dubbi. Io stessa come racconto nel post “come diavolo ci sei finita in kuwait” ho fatto fatica con un marito che stava a Dublino. Noi possiamo raccontarti la nostra esperienza e dirti che il Kuwait non èpoi così tremendo…se hai pure un buon lavoro…poi. Comunque scrivici.

    Rispondi

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