Lei partita da Genova per caso, dice di essersi resa conto che stava cambiando vita solo sull’aereo, inebriata dalla sua condizione di neo-mamma. Ha vissuto meno di due anni in Kuwait tra deserto e cammelli, per poi finire nel lontano Oriente (Singapore).
Vedremo se tra due anni rientrerà definitivamente nella sua amata Genova o continuerà a viaggiare….
Dopo due settimane in albergo, ci siamo saldamente arroccati al 26mo piano di un grattacielo in Scotts Road, cinque minuti a piedi da Orchard Road, un po’ la Quinta Strada di Singapore. Molti espatriati stanno sulla costa…che dire, a noi il traffico del centro e’ sempre piaciuto.
La citta’ e’ bellissima, sembra- o in realta’ e’- un giardino. Orchidee e fontane dappertutto; lungo le strade i meravigliosi rain trees, gli alberi della pioggia simbolo di Singapore. Per il Capodanno Cinese (lo sapevate? Siamo ufficialmente entrati nell’anno del Serpente…) la citta’ si e’ riempita di festoni rossi e dorati, fiori di pesco, mandarini e ghirlande, pure sulle sbarre dei garage e sulle gru. Ad ogni angolo, sfilate con draghi, leoni, tamburi e campanellini, obiettivo: scacciare gli spiriti maligni.
Da Kuwait City, dove ogni tanto i marciapiedi scompaiono, ci siamo trasferiti in un posto dove l’arredo urbano e’ curato con maniacale precisione. E che altro?
Musei, gallerie d’arte, librerie, lo Zoo, l’Acquario, i giardini botanici, China Town, l’isola di Sentosa, il prosciutto, la birra, passeggiare per strada…insomma il paradiso, tutto carissimo, ma pur sempre il paradiso.
E che dire del clima? Prima facevo la dura “perche’ io vivo in uno dei posti piu’ caldi del mondo”, adesso sono ancora piu’ dura “perche’ come piove qui non piove da nessuna parte”. Fine del discorso.
I Singaporiani si sono da subito confermati terribilmente efficienti. In quindici giorni eravamo gia’ dotati di visti definitivi, carte di credito, macchina (non per me, qui c’e’ la guida all’inglese…), signora delle pulizie, linea telefonica. In tre settimane abbiamo ricevuto la nostra prima bolletta acqua-luce-gas.
Tuttavia, come in tutte le grandi metropoli, con tantissime, forse troppe, cose da fare, la socializzazione mi sta sembrando estremamente difficile. Certamente molto piu’ che in Kuwait, dove appena conoscevi qualcuno si iniziava subito con la raffica di domande: da dove vieni- dove abiti- dove lavora tuo marito- quanto paghi d’affitto. Forse non molto “polite”, sicuramente efficace per rompere il ghiaccio. Qui mi sono iscritta ad una mezza dozzina di gruppi, gruppetti e associazioni, ogni giorno con il Pidocchio abbiamo qualche attivita’, disegno, ginnastica, canto, ballo. Ma terminato l’incontro spesso non c’e’ un seguito, forse scambiarsi il numero di cellulare usa poco? Le varie mamme, expats e non, sono tutte molto gentili, ma estremamente riservate, oserei dire quasi liguri.
Non nego di sentirmi un po’ sola e spiazzata. Rivoglio i pomeriggi con Dru, Mimma e Manu. A volte per strada ho l’impressione di essere contromano, io e il Pidocchio unici a camminare in una direzione, e un compatto muro di facce gialle che ci osserva incuriosito mentre ci viene addosso. Qui i diversi siamo noi. Ci troviamo agli antipodi, non solo geograficamente.
Sotto casa nostra c’e’ un cantiere, gli operai prima di iniziare a lavorare sulle ruspe fanno ginnastica con tanto di saluto al sole. Sono tutti gentili, troppo gentili, gentilissimi, all’apertura dei supermercati le commesse si schierano davanti ai banconi come marinai su una portaerei e al tuo passaggio si inchinano dicendo “good morning”. Guardano i ricci del Pidocchio sbarrando gli occhi, mi hanno gia’ chiesto piu’ volte se sono naturali o se gli faccio la permanente.
Fanno code ovunque, dal metro, ai taxi, all’ascensore. I marciapiedi sono immacolati, potresti mangiarci. Non si puo’ fumare nei parchi, non si possono masticare chewingum per strada, non si puo’ mangiare in metropolitana. A volte vengo presa da una tentazione irrefrenabile di buttare una cartaccia per terra.
In macchina sono ligi alle regole (ah, come mi manca l’allegro Kuwaita in Silverado che bloccava il traffico sulla Gulf Road perche’ stava flirtando con la ragazza velata sulla Porsche a fianco…). I cartelli, le inserzioni pubblicitarie e i motti degli asili (disciplina, autostima, tenacia! ) sembrano rivolti a diciottenni, non a duenni…quando il Pidocchio fa le sue piazzate sdraiandosi per terra ci guardano malissimo, i bambini locali non fanno capricci.
Un po’ di tempo fa e’ venuto il tecnico della lavapiatti, doveva incastrare quella nuova (enorme) in uno spazio che evidentemente non era adatto. Ovunque mi avrebbero detto “Signora, non vede che l’ha comprata troppo grossa? Io qui non posso farci niente”. L’omino cinese, scalzo e senza mai cambiare espressione facciale, ha svitato, trapanato, piallato, cablato e alla fine magia! la lavapiatti e’ entrata. Poi ha pulito il pavimento, ha rifiutato un caffe’ e altri generi di conforto, si e’ inchinato e se ne e’ andato.
Benvenuti in Oriente…
Mimma Zizzo says
Fede il tuo racconto ci ha emozionato e divertito! Persino il marito che era alla guida ha ascoltato il tuo resoconto ! Ci manchi un sacco ma grazie a te sto anche scoprendo un nuovo mondo . Ti verremo a trovare … Basta vacanze solo in Italia !
Anonymous says
Mimma venite venite!! Vi aspettiamo…dal kuwait poi e’ un attimo!
Emme says
Che simpatica questa Fede! Ha un senso dell’ironia che sento familiare! Peraltro io ho amato tanto Singapore quando ci sono finita per lavoro. Diciamo che pernottare al St.Regis e avere un driver personale che mi scarrozzasse per la città aspettandomi quando volevo fare le mie soste di shopping a Little India e dintorni ha sicuramente aiutato…
Anonymous says
complimenti x il racconto, mi hai fatto emozionare oltre a farmi scoprire una realtá molto diversa dalla nostra. Auguri x tutto baci zia Nene
Anonymous says
siete coraggiose a lasciare l italia,io non ci riuscirei proprio,complimenti davvero,mi emozionate sempre nel leggere