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In cucina con buon senso

1 Aprile 2013 By mimma 4 Comments

“Niente è così piacevole come vedere l’ordine del mondo che si piega di fronte ai nostri desideri. E’ una libertà incredibile quella di prendere possesso di un tempio della cucina nella felicità sfrenata di potersi concedere ogni pietanza”
Ogni volta che scrivo di cucina, mi piace iniziare riportando questo stralcio tratto dal libro Estasi culinarie di M. Barbery che consiglio caldamente, non il solito libro di cucina ma la particolare storia, tutta francese, di un famoso critico gastronomico che sul letto di morte è alla ricerca di un sapore perduto. 

Mi piace iniziare con questa frase perché, secondo me, in quelle poche righe c’è tutto il significato di quello che succede all’interno di una cucina e che si prova nel realizzare un piatto. 

Vi starete chiedendo chi sono e perché sto parlando di cucina in un blog che si chiama “Mamme nel deserto”, mica penserete che nel deserto si mangiano solo datteri e noci di cocco? Ovviamente no! E dato che questo è un blog variopinto, originale ed aperto a qualsiasi argomento che possa essere (si spera) utile e piacevole ai suoi lettori, la mia cara amica Mimma e la sua socia Dru mi danno l’onore di ospitare un mio intervento su quello che amo di più fare nella vita: cucinare! Non sono una chef ma un’aspirante cuoca siciliana, cucinare per me è divertimento, studio, curiosità, è la mia isola felice e sono ancora più felice se riesco a condividere con gli altri questa passione. 
Anche Mimma, grazie all’arrivo di Giada, da qualche anno ha scoperto il piacere di stare tra i fornelli e quindi “Evviva” abbiamo un altro punto in comune sul quale confrontarci, scambiarci informazioni, ricette e consigli.

Perché chiamare questo post “In cucina con buonsenso”?
Le mie amiche mi hanno sempre simpaticamente preso in giro perché sono un pò fissata con la pulizia, l’ordine infatti il mio soprannome è “cammarera” (cameriera per i non madrelingua italiana) di conseguenza anche in cucina, per me, deve regnare non solo l’ordine e la pulizia ma soprattutto il buonsenso nell’organizzazione e realizzazione dei piatti sin dalla scelta della materia prima. 

L’arte culinaria non è fatta solo della meccanica realizzazione di ricette e non ci si affida solo ed esclusivamente al proprio istinto e creatività. E’ necessario apprendere e comprendere, per chi si avventura in questo mondo, che gli alimenti subiscono dei cambiamenti prima di essere trasformati in cibo.
Il cibo deve risultare appetibile e digeribile e per far ciò è necessaria una buona preparazione tecnica, seguire delle regole e dei codici che non vanno mai profanati. Tutto il resto è affidato al proprio genio!

La cucina non è un universo disordinato, non tutto è concesso o può essere mischiato; liberiamo pure la nostra creatività ma rispettiamo sempre i fondamentali dell’arte culinaria. Teniamo presente che quest’arte abbraccia diversi mondi: la scienza, la matematica, la fisica, la chimica e coinvolge i nostri cinque sensi. Mangiamo prima con gli occhi, poi odoriamo il cibo, possiamo toccarlo ed a volte ne sentiamo anche il rumore; infine lo portiamo alla bocca e lo gustiamo, lentamente. Da qui ha inizio il grande concerto dei sensi, tutti insieme in quel momento scatenano dentro di noi emozioni, immagini, sensazioni, pensieri come rare volte succede nella vita. 

Nel mondo di oggi dove tutto funziona veloce e diversamente rispetto ad una volta, dove il lavoro occupa a tempo pieno uomini e donne, la carriera lascia poco spazio alla propria vita personale, la gente non hanno più tanto tempo da dedicare alla cucina ed ha perso il piacere degli antichi sapori e dell’eccellenza degli alimenti, del mangiar bene, sano e di conseguenza vivere leggeri senza intolleranze o allergie. Purtroppo (per fortuna per i ristoratori) sono sempre più frequenti i pranzi fuori, si fa la spesa nei centri commerciali e di conseguenza si fa poca attenzione alla qualità dei prodotti che si acquistano, alla loro provenienza e stagionalità.


Ho vissuto in prima persona questa condizione e adorando cucinare dovevo trovare il modo di gestire al meglio questa parte della mia vita affinché tutto potesse convivere in modo sereno e con buoni risultati. Ho segu
ito il mio cuore, l’istinto e la mia passione per la cucina, mi sono informata, confrontata con professionisti, ho studiato le mie esigenze, ho capito di cosa ho bisogno e cosa mi piace senza rinunciare alla qualità e compromettere la mia salute. 

Basta veramente poco, uno sforzo minimo, per organizzarsi al meglio e mangiar sano, poche regole semplici ma efficaci: la stagionalità, ad esempio. Siamo abituati a trovare tutto sempre; i pomodori a dicembre è normale trovarli al supermercato, gli asparagi ad ottobre, le fragole a gennaio ecc … Ci siamo mai chiesti da dove arrivano? Ci siamo mai soffermati sul perché il sapore di una mela è uguale a quello di una pera e perché i kiwi dopo 15 giorni che li hai acquistati sono duri come le pietre o perché la frutta in frigo è sempre verde anche dopo un mese? Le risposte le conosciamo tutti, sappiamo benissimo che la stagione dei pomodori è l’estate perché è un frutto che ha bisogno di sole e temperature calde, comprarli a dicembre non solo si pagheranno di più ma sapranno di acqua e niente altro, così per tutto il resto fuori stagione.

La stagionalità è la prima cosa da rispettare se si vuol mangiare qualcosa che abbia gusto, non costi uno sproposito e non abbia alle spalle kilometri perché proveniente da chissà quale angolo di mondo. Una volta ci si nutriva con i frutti che la terra donava in quel periodo ed il sapore era unico.
Guardiamo sempre la provenienza e privilegiamo i prodotti del nostro paese, i famosi kilometri zero. Scegliamo i mercati rionali, il fruttivendolo di fiducia, il macellaio vicino casa, impariamo a riconoscere la qualità di ciò che acquistiamo perché stiamo comprando qualcosa che poi mangeremo ovvero immetteremo dentro il nostro organismo. Se ci pensate bene è pazzesca questa cosa, ci nutriamo inserendo qualcosa dentro il nostro corpo … siamo sicuri che qualsiasi cosa possa andar bene?!

Immagino che una mamma per il proprio figlio voglia sempre il meglio in tutto quindi anche per il cibo, da lì il dovere ma soprattutto  il piacere di ricercare alimenti di qualità eccellente. Io non sono una mamma ma ogni volta che preparo delle pietanze per qualcuno sento ancor di più la responsabilità di realizzare qualcosa di veramente apprezzabile, con prodotti genuini scelti con cura ed attenzione che contribuiranno alla buona realizzazione del piatto finale.
In cucina con un pizzico di creatività, il rispetto di alcuni principi ed una manciata di buonsenso si è in grado di trasformare il più semplice degli alimenti in un piccolo capolavoro.
Concludo questo post pilota di “In cucina con buonsenso” (se vi fa piacere e se le padrone di casa lo desiderano potrebbero seguirne degli altri) con alcune ricette, semplici ma buone, a firma siciliana. 

PS: ovviamente, mantenendo saldo il buonsenso in cucina ecc ecc, la mia natura siciliana fa si che la mia cucina sia sufficientemente ricca, gustosa e colorata … niente risottino allo zafferano che fa molto meneghino inappetente! A casa mia, la mia dolce mamma trovava sempre le farfalle all’interno della scatola del riso talmente si usava poco, solo quando si stava male di stomaco e bisognava mangiare leggero e in bianco!
Ciò non toglie che la materia prima sia buona e di stagione: bandita panna, besciamella, dado industriale MA FACCIAMOLO IN CASA, poco burro se è di soia ancora meglio.
Ho inoltre l’abitudine di non congelare perché sono della scuola di pensiero che “fresco è meglio surgelato meno peggio”. Lo so che adesso rischio di starvi poco simpatica, questa è la mia piccola battaglia personale ma è anche il mio semplice punto di vista.

Alcune persone (soprattutto chi ha famiglia) sostengono che con una famiglia sia impossibile non congelare, sempre per la storia che il tempo per cucinare è poco quindi si fa una cosa, in quantità industriali, una sola volta ed il resto lo si congela per i prossimi mesi!!!
Io rispondo che sono cresciuta con una mamma che ha sempre lavorato, full time, che si alzava alle 6 del mattino per cuocere i legumi pur di mettere a tavola qualcosa di genuino e che faceva la piccola spesa più o meno tutti i giorni. In frigorifero gli alimenti si mantengono ugualmente bene, certo consumati nell’arco di qualche giorno no mesi, ma vi assicuro che si vive bene anche senza congelare organizzando settimanalmente il cibo da consumare e poi a furia di congelare si rischia di perdere il piacere di cucinare … o no?!

Ho avuto la fortuna di crescere con una mamma che ha sempre cucinato bene e sano, unendo alla cucina siciliana piatti tipici calabresi tramandati dalla nonna paterna. Un po’ per motivi di salute (da piccola mi beccavo un’intossicazione alimentare dietro l’altra) un po’ per cultura alimentare sono cresciuta con un’alimentazione semplice, genuina ma ricca di gusto, non ricordo a casa mia né merendine confezionate né surgelati, è sempre stato tutto fresco ed espresso, da grande ho scoperto il gusto delle brioche confezionate, le patatine ed il tanto sognato salame. Se per sbaglio e di nascosto da piccola mangiavo mezza fetta di salame, se mi andava bene mi spuntava un herpes gigante altrimenti rimettevo l’anima (scusate la finezza). 
Insomma da grande pian piano mi sono ripresa la rivincita, ho abituato il mio stomaco a non ribellarsi più ed ho deciso che la cucina sarebbe stato il mio futuro.

Bon appetit


Insalata di arance 

Ingredienti:
2 arance
1 cipollina lunga fresca
1 finocchio
olio evo, sale, pepe nero, glassa di aceto balsamico

Le quantità sono indicative, regolarsi a seconda delle proprie esigenze.

Pelare a vivo le arance ovvero privarle della buccia esterna e della patina bianca interna, tagliarle a tocchetti.
Lavare  e tagliare a tocchetti il finocchio e la cipollina.
Mischiare gli ingredienti all’interno di un’insalatiera e condirli con olio evo, un pizzico di sale, una spruzzata di pepe nero ed un filo di glassa di aceto balsamico (quest’ultima è a piacimento). 


Vellutata di cavolfiore verde (detto anche cimone) alla curcuma

Ingredienti:
1 cavolfiore
sale, olio evo, zucchero
curcuma

Pulire bene il cavolfiore separando gli alberelli dal tronco principale, lavarlo, cuocerlo immergendolo in una pentola di acqua calda, già in ebollizione, precedentemente salata.
Cuocere per circa 10 minuti. 

Con una scumarola, togliere il cavolfiore dall’acqua di cottura, che non verrà buttata ed immergerlo in un recipiente con acqua fredda e ghiaccio; l’azione dell’acqua molto fredda manterrà vivo il colore della verdura che tende a perdere durante la cottura. Di seguito trasferire il cavolfiore nel bicchierone del minipimer con un pò della sua acqua di cottura, precedentemente conservata e frullare fino a formare una crema. Aggiustare con un olio, un cucchiaino di zucchero e mezzo cucchiaino di curcuma. Frullare ancora fino a renderla liscia e vellutata, per l’appunto! 


Filed Under: FOOD

Comments

  1. Anonymous says

    1 Aprile 2013 at 17:56

    Pensavo sempre al nobile concetto di chilometro zero quando in kuwait compravo i finocchi di provenienza Olanda, gli spinaci rigorosamente surgelati (mai trovati quelli freschi) e le pesche libanesi…Belle queste ricette, le provero’!
    Federica (anonimo cinese per gli amici)

    Rispondi
  2. Mimma Zizzo says

    1 Aprile 2013 at 18:17

    Anonimo cinese pure io pensavo stasera che la qualità del cibo è la metà se non tutto il segreto dei nostro successo in cucina. Lo pensavo mentre preparavo il mio triste minestrone con quelle zucchine così bruttine che si trovano qui.

    Rispondi
  3. Anonymous says

    2 Aprile 2013 at 10:27

    Che bello vedere il libro di Artusi!
    (by MG)

    Rispondi
  4. bla78 says

    10 Aprile 2013 at 9:08

    Vi segnalo il concorso “appetitoso” del “Panino giusto”: progetta il tuo panino e vinci un viaggio a Londra con Alessandro Borghese. In più il panino vincitore verrà distribuito per una settimana nel punto vendita indicato al momento della registrazione http://www.ilpaninogiustoperte.it/

    Rispondi

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Mamme nel deserto è la storia di due donne, Drusilla e Mimma, due mamme, che si incontrano nel deserto non solo fisico, ma anche metaforico. Due donne expat per amore. Leggi tutto

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