Stamattina mi sono svegliata con in testa ancora le immagini del docufilm Underwater di Federica Pellegrini.
Chi ci segue da tanto sa che mia figlia ama il nuoto.
Tantissimo.
Sin da piccolissima ha mostrato una certa confidenza con questa disciplina sportiva, al punto che una mia cara amica la chiamava “giadabertonipellegrini” quando ancora aveva quattro anni.
Questo docufilm è arrivato in un momento in cui sto riflettendo molto sulla vita da nuotatrice.
Anche solo per passione.
Perchè nel nostro caso si tratta solo di questo, non ci sono velleità di farne una professione.
Ho già raccontato più volte perché credo che praticare uno sport, o più, fare gare e gala sia una grandissima occasione di crescita per loro.
Qui a Dubai abbiamo trovato quello che si dice “pane per i nostri denti’.
Lo sport è roba seria, ci sono tante società esterne. Almeno per quanto riguarda il nuoto.
Noi in Kuwait avevamo sempre e solo nuotato nella scuola. Nella nostra fantastica scuola che aveva un programma molto intenso. Giada si allenava li 4 volte a settimana. Di cui due alle sei del mattino prima di scuola.
A Dubai, complice il covid, ci siamo iscritti a una società privata.
Ovviamente ho notato la differenza. La tecnica di Giada è migliorata tanto. I suoi tempi pure ma forse meno rispetto alla tecnica. Qui le fanno lezioni anche di mental coach.
Ma sopratutto si è misurata con altri bambini davvero talentuosi.
E’ stato come passare dalla serie B alla serie A.
Ma lei tiene botta.
Non vince più come prima tutto, ma é sempre nel gruppo di testa.
Mi piace il suo atteggiamento alle gare, rimane fredda, anche se ha davanti una vasca enorme di 50 mt e tu sei piccoletta.
Ho visto spesso bambini piangere.
Vi assicuro che trovarsi in un palazzetto enorme fa effetto. Così come pensare che devi fare 200mt.
Underwater, il docufilm di ieri, ci ha davvero tanto emozionato.
Ci ha mostrato ancora una volta che la vita di un campione, anche una grandissimo come Federica Pellegrini, é davvero difficile.
Ci sono tanti sacrifici, sofferenza. Un centesimo di secondo cambia tutto.
Come al solito noi vediamo la punta del diamante.
Non tutto quello che c’è sotto.
Il Nuoto su questo è spietato.
E lei l’ha raccontato senza troppo romanticismo. Con molta lucidità e semplicità.
Ho visto altri docufilm, spesso di sportivi americani, ma non so se perchè lei è italiana e sapersi “vendere e marketing a go go” non fa parte del nostro Dna e del suo sicuro, l’ho trovato davvero un ritratto sincero e toccante. Utile per chi fa sport.
Come vi dicevo in questi giorni sto molto riflettendo su questa passione.
Giada si allena cinque volte. Secondo il suo coach dovrebbe aumentare a sei.
Se passerà di categoria, come sembra , anche due volte al giorno.
Questo tipo di committement mi lascia perplessa.
Ma tutti quanti mi spiegano che è il nuoto a richiederlo.
E ieri guardando il video me ne sono accorta.
Ovviamente piú sei bravo più puntano su di te. E l’età dei nuotatori si è abbassata tanto.
Lo dice anche Federica nel film. Anche se a pensarci lei stessa ha vinto la sua prima medaglia olimpica a 16 anni.
Con Giada abbiamo deciso di riconsiderare tutta la questione l’anno prossimo.
Quando sará nella secondary, con più compiti e si spera più libertà di fare attività dentro la scuola.
Perchè parte del problema è anche questo. Essere iscritti a club esterni è l’unica via per fare sport.
In questi giorni ripeto stavo riflettendo molto.
Sento molto la fatica di dover incastrare tutto. Delle cene tardi. Delle corse in macchina. Dei compiti che si fanno con affanno. Dei week end strani. Dei play date mancati.
E ovviamente anche dell’impegno economico.
Insomma, mi sono soffermata sugli aspetti negativi.
Senza contare che underwater ci va lei. Mica io. Che in quella vasca sono nate le sue amicizie più importanti. Che l’anno scorso andare a nuoto è stato per lei ” la parte migliore della mia giornata” cito le sue parole.
Il lavoro duro tocca a lei, non a me. Anche se ovviamente sono fondamentale. E tanti mi danno della pazza.
Ma resta il fatto che come madre mi interroghi sempre molto. Ho paura dei burnout.
Il docufilm di ieri, Underwater, mi ha ridato un po’ di fiducia nel voler continuare, anche se ha confermato l’enorme fatica di tutto.
La famiglia di Federica Pellegrini si è dimostrata pazzesca. Davvero fondamentale per lei.
Mi ha molto colpito sua madre, soprattutto alla fine, quando vede Federica alla sua ultima finale di olimpiadi, alla fine piange e continua a mormorare “ora ha una vita davanti. Non ha mai vissuto prima”.
Ma alla domanda qual’è il momento più bello della tua vita, risponde senza esitazioni “la settimana a Roma” . Quando Federica ai campionati mondiali vinceva tutto e stabiliva ogni giorno un record mondiale. Insomma gioie e dolori immensi.
Ho trattenuto a stento le lacrime al racconto di Federica riguardo a quell’ultima nuotata.
Da brivido. Sorrideva in quella nuotata. Ripensava a quei 20 anni pazzeschi.
In pace con se stessa. Pronta per questa nuova avventura.
Vi consiglio davvero questo docufilm.
Sia che siate sportivi, sia che non lo siate.
Sia che amiate il nuoto, sia che no.
Mimma
Elisabetta says
Anch’io l’ho trovato toccante, veritiero ed entusiasmante.
Mi è sempre piaciuta molto la Pellegrini ed ho sempre pensato che la sua fosse una vita di sacrifici (personali e professionali). Non credevo così tanto.
Da donna soprattutto.
Quando il medico che la segue negli allenamenti dice con freddezza all’allenatore (nonché fidanzato) “appena le arriva il ciclo vedi che si sgonfia e va meglio” io ho pensato che questa ragazza veramente non ha avuto la libertà nemmeno di stare un giorno a pensare che non ne aveva voglia. Non l’ho invidiata, da donna. La ammiro tantissimo, ma capisco la frase della sua mamma “non ha vissuto”