Nove anni fa chiudevo la porta della mia casa milanese.
Ricordo perfettamente il suono della porta che sbatteva, il rumore delle chiavi mentre le giravo nella toppa.
Giada era seduta sul passeggino, ho ricacciato le lacrime in fondo, senza fargliele vedere.
Mi sono imposta di non pensare a quello che lasciavo, volevo solo concentrami su quello a cui andavo incontro.
Mio marito, il padre della mia piccolina, che non vedevamo da due mesi. Un posto sconosciuto Kuwait. Difficile da pronunciare per molti.
Allora pareva che andassimo sulla luna e per certi versi così é stato.
E’ cosí piccola Kuwait che si fa fatica a trovarla sulla cartina geografica, circondata tra due colossi l’Arabia Saudita e l’Iraq.
Per ridere quando presentavo il libro iniziavo dalla collocazione geografica per far capire dove mi trovavo.
Mi divertivano le espressioni sbigottite.
A volte penso che siamo stati un po’ incoscienti.
Siamo partiti con molta determinazione, fiducia.
Ci siamo solo informati dell’esistenza di ospedali, scuole e poco altro.
Con la certezza che potevamo andarcene se qualcosa andava storto.
Piccole certezze che l’ultimo anno ci ha tolto.
Ora non si puó più ragionare cosí.
Non sono stati otto anni facili. Soprattutto il primo.
Ma sono stati anche anni pieni di gioia, di esperienze magiche, di incontri importanti.
Ora posso dirlo soprattutto grazie al mio atteggiamento.
Ho capito subito che potevo trasformarla in una bella opportunità soprattutto di crescita interiore.
Quella tabula rasa è stata l’occasione per rimettersi in discussione .
Non ho cercato vecchi punti di riferimento, né strade note.
Mi sono messa a disposizione di quello che c’era e potevo avere.
E’ stata l’arma vincente.
Ho imparato molto di me stessa. Mi sono spogliata di tutti quei “credi” che la società spesso ti dipinge addosso. Ho iniziato ad ascoltare davvero le persone. Ho imparato una lingua. Mi sono aperta a quel mondo totalmente. La milanese imbruttita é scomparsa.
Mai come in Kuwait mi sono sentita in mezzo e parte del mondo.
Mi sono integrata poco o nulla con la comunità locale.
Sono stata invece accolta da tutto il resto del mondo .
Un’esperienza unica, bellissima.
Come non ricordare le cene alle cinque del pomeriggio? la mattina del venerdì intorno al campo di rugby, con la cup di caffè in mano. I play date alle 13. Halloween ? I caffè. con mille lingue e accenti??
Le lezioni di zumba, l’unico luogo dove potevi ballare?
Le mille albe viste dalla mia finestra con una scuola che inizia alle 7.
I volti della gente del souk?
Habibi che ricordi.
L’ultimo anno mi ha portato rabbia e amarezza verso quel luogo che chiamavo casa.
E’ stato uno strappo molto doloroso.
Tutti noi sappiamo di essere temporanei, ma così é stata troppo.
Ciò non toglie che per me oggi sia importante ricordare quel momento in cui tutta la mia vita é cambiata. Non posso dire con certezza in meglio, ma sicuramente in modo straordinario.
Mia figlia é così speciale grazie a quel percorso, a quella scuola, a quella bolla che a tanti non piace ma che le ha permesso di restare bambina, lontano dai vizi, mode, un mondo fatto di sport, valori e amici di tutto il mondo.
Esposta a cosí tanti impulsi da avere un mondo interiore ricco.
Io stessa ho avuto la possibilità di fare tanto. Di avere riconoscimenti.
Esperienze travolgenti, che in mezzo al deserto anche la più piccola cosa diventa importante.
Recentemente ho letto questa frase “Dai a ogni giorno la possibilità di diventare il più bello della tua vita”.
Ci ho creduto tanto nei miei anni in Kuwait.
In Kuwait siamo diventati famiglia.
Capita a tutti quelli che espatriano, se da un lato si perdono o allentano dei legami importanti, come nonni e zii, lontano da tutti si creano legami ed equilibri a misura dei desideri propri.
La famiglia diventa un luogo unico.
In questo anno non ho più parlato di Kuwait.
Mai più.
Un po’ come si fa con un fidanzatato con cui ti lasci male, un amore finito.
E non vi nascondo che questo é l’aspetto che più mi é dispiaciuto.
Chiudere cosí male, qualcosa comunque importante per tutti noi, è il vero dolore.
In fondo al cuore sento che con Kuwait la porta é chiusa.
Quella Kuwait che conosco così bene non esiste e non esisterà piú.
Magari sarò costretta a tornarci, ma non sarà più lo stesso.
Il mio fantastico mondo si é sgretolato.
Oggi però voglio festeggiare quella porta chiusa nella casa di ringhiera.
Partire é stata per noi una bellissima cosa.
Quella porta aperta verso un mondo sconosciuto resta un momento straordinario.
Aspetto con impazienza che si riapra una porta nuova.
Per noi tre.
Mimma
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