Sono uscita dalla scuola con le lacrime agli occhi e un grande sorriso nel cuore.
Io l’ho sempre saputo che lui ha delle potenzialità straordinarie.
Il suo comportamento spesso ai limiti con l’educazione e il rispetto altrui.
Il suo atteggiamento forte e determinato.
Il suo voler mostrare agli altri ciò che in realtà non è.
Il suo volermi continuamente sfidare e mettere alla prova.
La sua timidezza e vergogna per cose semplici.
Tutto questo è solo una richiesta di aiuto. Perché lui possiede un’inestimabile dolcezza e la manifesta solo dopo aver capito e accettato che ha sbagliato.
Tutto questo è mio figlio!
Io e suo padre lo diciamo da sempre. Dietro a questi suoi atteggiamenti c’è molto di più. Ma non sempre gli altri lo capiscono. Spesso si fermano davanti alle apparenze. Giudicano. Danno “consigli”.
E’ la prima maestra, in Italia, che mi convoca per un colloquio per parlarmi delle capacità, potenzialità e risorse di mio figlio.
“Dobbiamo lavorare insieme io e lei. Perché il mio mestiere è anche salvare bambini come questi. Non posso permettere che si perda!”.
Non l’ha mai criticato, non ha mai parlato dei suoi difetti o di ciò che deve cambiare. Mi ha parlato solo dei suoi punti di forza e di come farli uscire per sfruttarli al meglio.
In poco meno di un mese di scuola questa nuova maestra è stata in grado di capire davvero chi è mio figlio. E’ andata oltre il suo essere vivace. Non si è fermata davanti alle apparenze. Non ha puntato il dito sul fatto che è lento a copiare dalla lavagna o scrive male in corsivo.
Ha capito che il suo vero problema è l’insicurezza, la paura di sbagliare, soprattutto davanti ai suoi compagni.
“Deve imparare dai suoi errori, non sentirsi inadeguato per questi.”
Questa frase mi ha fatto immediatamente pensare al potere del “non ancora”, al mindset dinamico e statico, alla famosa Carol Dwek.
Il fallimento è un’opportunità per migliorare, per crescere.
Mio figlio deve capire che commettere un errore è normale, capita a tutti. Ma deve imparare che da questo suo errore si deve rialzare e ripartire per poter migliorare sé stesso.
Il fallimento non è qualcosa che definisce per sempre un’identità.
Il fallimento va affrontato in modo diretto.
Dobbiamo uscire dall’idea che siamo solo ciò che siamo.
“Noi siamo ciò che diventiamo grazie a ciò che scegliamo o non scegliamo di fare o di pensare”
Carol Dweck
E poi c’è l’impegno.
L’impegno è la chiave per raggiungere i propri obiettivi, perché ogni obiettivo richiede uno sforzo.
Ho parlato e ascoltato questa nuova maestra per quasi un’ora.
Lei mi ha dedicato un’ora intera del suo prezioso tempo.
Come ho scritto all’inizio, sono uscita da questo colloquio con un grande sorriso nel cuore. Ma anche sulle labbra.
Dopo essermi chiusa la porta di scuola alle spalle ho fatto un grande respiro. Ho buttato fuori tutte le mie paure. Ho azzerato i miei pensieri negativi e dato il via a quelli positivi.
Ora dobbiamo lavorare sodo io e mio figlio, ma lo faremo sapendo che dall’altra parte c’è una maestra che ha capito. Una maestra che sa fare il suo lavoro con il cuore!
Drusilla
Silvia Fanio says
Che bello sapere che ci sono ancora maestre che cercano il buono e le potenzialità dei bambini! Nella fascia 0/6 cerchiamo di creare occasioni di apprendimento seguendo le inclinazioni uniche e personali dei bambini. Purtroppo, troppo spesso, questa bella pratica si perde con la ricerca del risultato alla primaria. E invece no. C’è ancora chi sogna e si prende cura del bambino!
Sempremamma says
Come vorrei che i profe capissero Miciomao come la maestra ha capito tuo figlio. Quel fare spavaldo nasconde insicurezza. Sentirsi capiti è già un bel punto di partenza. Siete stati fortunati.