Dopo aver letto Tanti Piccoli Fuochi di Ng Celeste che ho molto apprezzato ho acquistato il suo romanzo di esordio: Quello che non ti ho mai detto
Trama
3 maggio 1977. È una mattina come tutte le altre a casa della famiglia Lee. La cittadina del Midwest in cui abitano si sta svegliando e tutto sembra identico a se stesso. Marilyn ha già preparato la colazione per i suoi tre figli: l’amata Lydia, la piccola Hannah e il giovane Nath. Suo marito James, di origini cinesi, insegnante all’università, sta andando al lavoro dove lo aspettano gli elaborati dei suoi studenti. Lydia però a differenza di tutte le mattine non è scesa per colazione: anzi, dopo un rapido controllo si scopre che la ragazza non è proprio rincasata. La macchina è parcheggiata fuori, anche se non è riuscita ancora a prendere il foglio rosa sa comunque guidare. In camera non c’è, il letto è rifatto con cura, il suo zaino è nella stanza, ma di lei nessuna traccia. Le sue cose sono dove devono essere, non manca niente. Lo sgomento si diffonde ben presto, un simile comportamento non è da lei, sedicenne studentessa modello con un futuro radioso davanti a lei, amata da tutti, figlia, sorella, amica, ragazza perfetta. Ma non tutto è quello che sembra e quando nel giro di poco tempo arriva la notizia del ritrovamento del suo corpo senza vita nel vicino lago, tutto cambia di prospettiva…
Quello che non ti ho mai detto è un romanzo splendido.
Una storia che racconta l’universo di una famiglia alle prese con una diversità che pesa, una diversità mai accettata completamente che mette i protagonisti sempre in una posizione sbilanciata. Un libro che parla di lotta per l’emancipazione femminile nell’America degli anni Settanta, di aspettative, di responsabilità, di sogni e scelte difficili.
Lydia è un’adolescente introversa e molto sensibile, abitante della più retrograda provincia americana degli anni ’70, ed è cinese: una ragazza “diversa” in un segmento di società “bianco” e benestante.
I suoi occhi azzurri, a dispetto dell’etnìa, non la aiutano ad integrarsi, facendola sembrare ancora più strana e fuori dall’ordinario in un contesto in cui l’omologazione è il criterio direttivo della vita sociale.
Nemmeno i suoi genitori sono fonte di aiuto.
Suo padre, affetto da un patologico senso di inferiorità e mancata accettazione di se stesso, mira solamente a renderla un clone di tutti i suoi compagni.
Non si domanda mai se valga in qualche modo la pena di aiutarla a valorizzarsi e distinguersi per affermare agli altri la propria identità.
Sua madre, vittima costante dell’insoddisfazione per aver rinunciato alla carriera medica tanto agognata, la tratta semplicemente come un prolungamento dei propri lombi, soffocandola di aspettative e pretese deostruenti. Lydia vorrebbe opporsi, vorrebbe gridare con fermezza come si sente ma ha paura.
Teme che la madre la abbandoni di nuovo, come quel giorno di tanti anni prima nel quale era fuggita in un’altra città, lasciando il marito ed i figli per tornare a studiare. Il giorno del suo rientro a casa, Lydia ha promesso a se stessa che avrebbe fatto di tutto perchè restasse con loro per sempre, per non deluderla. Per tenerla vicina a sè.
Poi ci sono Nath – il fratello maggiore al quale nessuno presta attenzione – e Hannah, la piccola di casa, che ha una cameretta in soffitta e la strana abitudine di nascondersi ovunque senza che nessuno noti mai la sua assenza. Tutto nasce e finisce in Lydia, è lei il sole e la luna di quella casa.
La sua scomparsa genera la deflagrazione del nucleo familiare.
Fino a che punto le nostre aspettative possono pesare sulla vita dei nostri figli, influenzandola?
Quanto è giusto che il nostro comportamento li sproni all’eccellenza ed al superamento dei limiti, se i loro desideri sono rivolti altrove?
Questi sono i temi principali del romanzo di Celeste NG, che ha saputo costruire una trama accattivante e serrata dinanzi alla quale il lettore è obbligato a mettersi a nudo con i propri difetti di genitore.
In questo libro sono i sentimenti a parlare, molto più dei personaggi.
La rabbia, l‘insoddisfazione, la frustrazione e la disperazione. Sembra di poter sentire in fondo alla vostra gola il dolore di un figlio che si sente caricato di un peso eccessivo ed insostenibile.
È difficile per una madre accettare di non conoscere la propria figlia?
Probabilmente meno di quando scopri di averla soffocata e delusa. Di averla costretta a vivere una vita finta, vuota di aspirazioni reali, condizionata dai desideri di altri.
Ho provato una pena enorme per questa donna, per questa mamma.
Una madre che si affanna alla ricerca di un colpevole, di un cattivo da sbattere in cella buttando la chiave. Per la sola consolazione di poter dire che l’orco non c’è più e il mondo è tornato sicuro per i nostri ragazzi.
Ma la verità che questo libro ci ricorda che niente può ferire un figlio quanto le parole di un genitore. Nessun atto di bullismo può violentare i sentimenti di un figlio quanto il pensiero di non essere accettati per quello che si è.
Il pensiero di essere presi in considerazione e visti solo se e in quanto si sia all’altezza di soddisfare ciò che i genitori si aspettano.
Quello che non ti ho mai detto è un libro vero, profondo, straziante.
Che ogni genitore dovrebbe leggere. Tutti. Nessuno escluso.
Un libro che ci spiega con cruda sincerità quali e quanto disastrose possano essere le conseguenze di una genitorialità superficiale ed egoista.
Inoltre mi ha colpito quanto fossero poco accettati i matrimoni misti, non l’avrei detto.
Un libro da leggere, assolutamente.
Mimma
ps questo libro partecipa al venerdì del libro
Speranza says
Ho letto Tanti piccoli fuochi e certamente leggerò anche questo che hai recensito. Ti credo sulla parola e per la bravura della scrittrice.