Il libraio di Kabul è il resoconto di un’esperienza fuori dal comune fatta dalla giornalista Asne Seierstad, un libro che ci trasporta in una realtà totalmente diversa dalla nostra, piena di contraddizioni, quella dell’Afghanistan dopo la caduta dei talebani.
Ad Asne viene offerta la possibilità di restare per qualche tempo a vivere a casa di Sultan e conoscere così la sua famiglia, tra amori proibiti, crimini, ribellioni, ingiustizie e punizioni, in una realtà fatta di un popolo che cerca di risollevarsi, dove i sogni sono un riscatto.
Il libro è la storia della famiglia di Sultan, di come questa sia sopravvissuta: chi provando a fare l’insegnante, chi ribellandosi al padre, chi invece rispetta il suo volere, chi avvicinandosi alla religione, chi accettando la volontà del marito.
Una storia che cerca di spiegare il destino di un popolo, attraverso quella di una famiglia.
Il libraio di Kabul non è un libro che dà qualche giudizio, ma è semplicemente una testimonianza di un’esperienza vissuta in prima persona dall’autrice che non dà giudizi, ma lascia a chi legge la libertà di trarne di propri, offrendoci un reportage romanzato appassionante.
Ritengo che questo sia il valore più grande di questo libro.
Asne Seierstad. ha descritto l’amore, i tradimenti, la vendetta e anche quello che è stato celato agli occhi degli altri membri della famiglia. Ha colto l’essenza di un popolo che ha subito e ha lottato, che in alcuni casi si è piegato dinanzi al potere e in altri ha combattuto per i propri diritti.
Credo che in pochi conoscano la storia afgana e anche conoscendola un po’ si fa fatica ad non rimanere tratti scioccati dal ruolo della donna costretta non solo a indossare il burka, in alcuni casi contro la propria volontà, ma sopratutto il doversi sottomettere al potere indiscusso del capofamiglia.
Sottomissione che però coinvolge anche i membri maschili verso il capofamiglia.
Molti aspetti della loro religione sono difficili da comprendere, ma la lettura de “Il libraio di Kabul” sarà uno stimolo a comprendere il loro punto di vista, quello di chi è diverso da noi.
Le vicende del libraio incarcerato per ben due volte, – che più volte si è visto sottrarre le opere che con tanta fatica aveva collezionato, o si è visto bruciare l’attività perché la diffusione della cultura sotto i talebani non era permessa, – sono quasi secondarie rispetto al faccia a faccia che si ha con la Storia di Kabul e della sottomissione delle donne afgane.
Ognuno di noi leggendo “Il libraio di Kabul” sarà attratto da un personaggio in particolare del libro e leggerà il romanzo da un diverso punto di vista cogliendo un aspetto in particolare, perché sono davvero tanti e interessanti gli eventi che vengono ben raccontati da Asne Seierstad.
“Il libraio di Kabul” è un reportage romanzato, che meglio si adatta a un lettore poco informato sui conflitti in Afghanistan.
“Il libraio di Kabul” è un libro che consiglio di leggere per capire alcune dinamiche.
Mimma
ps. questo libro partecipa alla selezione il venerdì del libro
Mamma avvocato says
Credo proprio che mia madre lo abbia a e ne approfitterò per leggerlo. Grazie del consiglio di lettura.
mimma says
Da uno spaccato reali di una storia e di un popolo che non si conosce benissimo
Mammapiky says
E’ il libro che cercavo in questo periodo….mi mancava qualcosa che fosse in linea con le mie corde, questo mi pare ottimo!!!