Il giorno in cui portai Riccardo nella nostra casa a Padenghe, Tommaso aveva poco più di diciotto mesi. Il daddy era appena tornato dal Kuwait, finalmente iniziava la nostra avventura da famiglia a quattro.
Ricordo che mentre ero girata a prendere qualcosa Tommaso lanciò un giocattolo in legno nella culla. Mi mancò il fiato per un attimo. Poi corsi a vedere se il piccolo era ancora vivo. Per fortuna lui dormiva beato. Il gioco era finito dalla parte opposta rispetto a dove dormiva.
Abbracciai forte Tommaso, gli spiegai che non si facevano queste cose perché Riccardo era il suo fratellino. E lui mi guardò con i suoi grandi occhioni azzurri come a chiedermi scusa.
Quel giorno, in casa mia, è entrata la fratellitudine.
La fratellitudine è tante cose… è un legame così forte da non trovare le parole giuste per definirlo.
E’ un qualcosa che capita senza che lo si cerchi. Si, perché a decidere siamo stati io e il daddy. Abbiamo sempre voluto due figli e vivendo all’estero avevamo deciso di avere due figli con età ravvicinata in modo da poter condividere e tenersi compagnia in ogni luogo del mondo. Forse il primogenito stava bene anche da solo, ma noi genitori abbiamo voluto dargli un fratellino.
La fratellitudine è…
– Complicità
– Litigare per poi cercarsi, chiedersi scusa con un abbraccio.
– Avere qualcuno che ti difende in ogni situazione, a prescindere da ciò che hai fatto.
– Una camera da letto in comune in cui svegliarsi insieme la mattina e chiacchierare fino a tarda sera.
– Sostenersi in ogni situazione.
– Dispetti, calci e scherzi. Ma anche risate, urla, giochi condivisi.
– Confidenze e segreti, “Non dirlo alla mamma…” .
– Distruggere una costruzione lego perché “a me serviva il pezzettino che aveva lui!” per poi restituire quel pezzettino perché “dai tanto a me non serve davvero.”
– Fare il tifo e urlare fino a perdere la voce per supportare l’altro ad una partita di hockey o durante gli allenamenti di tennis.
– L’invidia che si viene a creare quando arriva un terzo bambino in casa nostra a giocare.
– Finire la pasta lasciata nel piatto dall’altro.
La fratellitudine è chiedere “quando torna a casa mio fratello?” ogni volta che uno dei due manca.
La fratellitudine è qualcosa che durerà per sempre.
Un fratello sarà sempre qualcosa in più di un amico.
Amarli in modo uguale, ma trattarli in modo diverso perché ognuno di loro ha le proprie caratteristiche, attitudini e talenti.
Questo a volte risulta davvero difficile. Scontrarsi con i loro “ma perché a lui non hai detto quello che dici sempre a me?”, “Perché con lui ti comporti in modo diverso che con me?”. Un giorno, lo capirete. Forse.
Avere un fratello, una sorella che ti vuole bene
è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile.
(Papa Francesco)
Drusilla
Mamma Avvocato says
E’ davvero un’esperienza unica, con le sue luci e le sue ombre. Io,nonostante abbiamo caratteri molto diversi e ci scontriano spesso, sono contenta di avere due fratelli e non avrei mai voluto lasciare il ricciolino figlio unico.
Silvia Fanio says
Io ho una sorrlla e mi ritrovo nelle tue parole. E da mamma di due maschietti condivido quello che sostieni.
Un fratellino o una sorellina è un dono che ti capita. E che ami profondamente, anche se ti fa arrabbiare!
Iori Stefania says
Sorelle o fratelli per me sono i migliori amici .Ti aiutano sempre e ti puoi confidare
Elisabetta (@EliLizzyBetta) says
La fratellitudine è chiedere “quando torna a casa mio fratello?” ogni volta che uno dei due manca. Ecco questa per me è la sintesi: una presenza anche quando mancano, questa è la ricchezza di avere dei fratelli con cui crescere insieme!