Dopo la delusione di Eleanor Oliphant sta benissimo sono incappata in un altro libro che in qualche modo finisce in questo nuovo filone di romanzi “up-lit” che ci lanciano vari messaggi , che parlano di “farcela” che una volta chiusi ci fanno stare meglio.
E devo dire che questa volta a me è successo. Una volta chiuso sono stata meglio.
Ho scelto il libro per la copertina. Molto bella e il titolo accattivante “La felicità del cactus” di Sarah Haywood .
Al di là della storia molto particolare di Susan, la protagonista del romanzo, penso che ognuno di noi possa rispecchiarsi nei suoi timori, nelle sue paure, e possa comprendere quanto sia difficile lasciarsi andare – per davvero – al cambiamento.
Soprattutto sul potere del cambiamento che dopo averci travolto e messo in discussione ci fornisce nuove chiavi di letture.
“Io mi definisco una donna autonoma e piena di risorse. Ciò che mi manca in termini di relazioni personali e familiari è più che compensato dalla mia ricca vita interiore, infinitamente più stabile e sicura”.
Susan Green, la protagonista della “La felicità del cactus” è una donna che ha deciso di essere “completamente autonoma da un punto di vista emotivo e finanziario” in modo tale da non essere ferita. Dipendere da un’altra persona significa poter essere delusi, quindi meglio essere “padroni della propria vita” senza dover rendere conto e ragione a nessuno.
Come darle torto, no?
Susan racconta la sua storia in prima persona, senza arricchirla o senza fronzoli. Della serie, se ti interessa bene, se no amen. Questo stile asciutto mi è piaciuto tantissimo.
L’ho trovato molto coraggioso.
Susan, spesso mi ha fatto sorridere per la sua rigidità e per il suo pragmatismo: il più delle volte dice e fa le cose in modo perfettamente “razionale”, ma suonano comunque come “strane”.
La vita però, per quanto ci piacerebbe, non può essere programmata, riducendo al minimo gli sprechi, pianificando gli eventi e chiudendo nel cassetto le emozioni.
La morte della madre e l’aver scoperto di essere incinta ribalteranno ogni certezza (o quasi).
Ed è qui che il libro prende una svolta. L’evoluzione del personaggio diventa molto interessante e coinvolgente.
Anche questo senza fronzoli e abbellimenti.
E un gradino alla volta Susan farà i conti con le sue fragilità, ci racconterà del suo passato, ma molte cose – sconvolgenti – le scoprirà nel corso della narrazione e affrontarle non sarà facile.
Così come non lo sarà capire che non può farlo da sola.
Nella trama de “La felicità del cactus” si legge: “Susan punge, come i cactus che colleziona”. Rob, l’amico del fratello di Susan che progetta giardini, a un certo punto spiega una cosa importante: i cactus hanno sviluppato le spine al posto delle foglie “per ridurre la superficie attraverso cui fuoriesce l’acqua, senza rinunciare a fare ombra al corpo centrare della pianta”.
Molti pensano che le spine servano a tenere lontani i predatori, ma si sbagliano, continua. Ci tengo a sottolinearlo perché la differenza è importante: i cactus non volevano difendersi, hanno sviluppato un sistema più pratico per loro stessi, per il loro bene.
In questo Susan gli assomiglia, nelle loro efficienza, non nella volontà di pungere.
“Sembra che ancora una volta ci ricordiamo le cose in modo diverso. Del resto la verità è soggettiva, ognuno ha la propria versione. Forse le nostre sono entrambe valide”
Un bel libro per chi: ha sofferto e ha scelto di difendersi dal mondo, ma oggi ha voglia di vivere e sentire tutto, fiorendo come un cactus.
Ve lo consiglio.
Mimma
ps questo libro partecipa al venerdì del libro.
mamma avvocato says
Sai che non lo avevo mai sentito? Nè sapevo che questo genere di libri avesse un nome…interessante!
Per tirarmi su, io in genere punto su romanzi rosa ma divertenti o ironici, oppure su autobiografie di grandi sportivi o simili.
Laura says
Grazie per questa recensione (e per molte altre 😊).
Adoravo leggere poi, diventata mamma, chissà perché, ho smesso.
Da circa un anno, complici anche le recensioni e i suggerimenti che trovo qui, ho ricominciato 😉
Saper scrivere di un libro, senza svelare troppo ma raccontando abbastanza, non è cosa facile e tu lo sai fare bene!
“La felicità del cactus” entra a buon diritto nella mia lista di libri per l’autunno!