Ho raccontato più volte che ultimamente ho una certa passione per gli autori italiani.
Mi riconosco nel modo di vedere le cose.
Capisco meglio le relazioni. Le emozioni descritte.
Anche il periodo storico e il perchè di alcune situazioni.
Se poi questo autore è meridionale, questo feeling è ancora più forte.
Almeno così mi spiego la mia passione per Lorenzo Marone.
Oggi vi racconto il suo ultimo libro “Un ragazzo Normale”.
TRAMA – Mimì, dodici anni, occhiali, parlantina da sapientone e la fissa per i fumetti, gli astronauti e Karate Kid, abita in uno stabile del Vomero, a Napoli, dove suo padre lavora come portiere. Passa le giornate sul marciapiede insieme al suo migliore amico Sasà, un piccolo scugnizzo, o nel bilocale che condivide con i genitori, la sorella adolescente e i nonni. Nel 1985, l’anno in cui tutto cambia, Mimì si sta esercitando nella trasmissione del pensiero, architetta piani per riuscire a comprarsi un costume da Spiderman e cerca il modo di attaccare bottone con Viola convincendola a portare da mangiare a Morla, la tartaruga che vive sul grande balcone all’ultimo piano. Ma, soprattutto, conosce Giancarlo, il suo supereroe. Che, al posto della Batmobile, ha una Mehari verde. Che non vola né sposta montagne, ma scrive. E che come armi ha un’agenda e una biro, con cui si batte per sconfiggere il male. Giancarlo è Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” che cadrà vittima della camorra proprio quell’anno e davanti a quel palazzo. Nei mesi precedenti al 23 settembre, il giorno in cui il giovane giornalista verrà ucciso, e nel piccolo mondo circoscritto dello stabile del Vomero (trenta piastrelle di portineria che proteggono e soffocano al tempo stesso), Mimì diventa grande. E scopre l’importanza dell’amicizia e dei legami veri, i palpiti del primo amore, il valore salvifico delle storie e delle parole. Perché i supereroi forse non esistono, ma il ricordo delle persone speciali e le loro piccole grandi azioni restano.
“non esistono eroi al mondo, solo persone che ogni tanto fanno una bella azione, la cosa giusta, e poi tornano a essere uno qualunque”.
Questo libro non mi ha sicuramente colpito come gli altri di Marone, ma ha comunque toccato alcune corde.
Aver scelto di parlare di Giancarlo Siani vittima della camorra proprio nel 1985, il 23 settembre, e proprio davanti a quel palazzo del borghese Vomero è una scelta molto forte, che non mi ha lasciato indifferente.
Anche se Siani non è il personaggio principale.
Ma resta una figura che condizionerà Mimi.
Nei mesi che precedono la sua morte Giancarlo e Mimì diventano amici e scoprono di avere molte cose in comune.
Giancarlo sarà conquistato dall’innocenza di occhi che riescono ancora a guardare il mondo con fiducia.
Mimì invece scoprirà che i veri eroi sono quelli che si battono ogni giorno per un mondo migliore.
E nel caldo afoso di un agosto napoletano, anche grazie all’aiuto e ai consigli di Giancarlo, scoprirà i primi batticuori dell’amore e scoprirà quanto un’amicizia possa essere un sentimento profondo, in grado di cambiarti la vita. Ma soprattutto scoprirà come le parole possano rappresentare una chiave di libertà ed un’ancora di salvezza, capaci di imprimere per sempre nella nostra memoria i ricordi delle persone alle quali abbiamo voluto bene e che non ci sono più.
E’ un libro che ci porta a riflettere sull’importanza del nostro impegno quotidiano.
Ci fa riflettere su ci sono i veri eroi.
Degli esempi validi che ci circondano e possono davvero segnare la nostra vita.
Mi è piaciuto anche Mimì un ragazzino così diverso.
Ma così speciale.
L’avete letto?
Mimma
ps questo libro partecipa al venerdì del libro
Mamma avvocato says
No e confesso che non sapevo nulla neppure di questo giornalista. Mi hai incuriosita.