“Questo bisogna fare con la donna della propria vita, bisogna farla camminare, tenerla viva, alimentare la speranza che ci sia un posto in questo mondo nel quale la vecchiaia come lei l’ha sempre immaginata non esiste. E farle sentire che è lì che state andando, mano nella mano.”
Non riesco davvero a spiegarmi come sia possibile che io mi sia lasciata sfuggire per così tanto tempo un piccolo gioiello come questo. Non conoscevo nemmeno l’autore e probabilmente non l’avrei mai conosciuto se non mi fossi messa a cercare in rete un libro divertente per il club del libro e mi è apparso questo.
La banda degli invisibili di Fabio Bartolomei l’ho comprato d’impulso. Ho iniziato a leggerlo e l’ho divorato tutto d’un fiato.
Ridendo, ma anche arrabbiandomi e versando qualche lacrimuccia nel finale.
Le avventure di una sgangherata banda di ultraottantenni, romani de Roma del quartiere della Montagnola. Ettore, Osvaldo, Filippo e la voce narrante Angelo ti entrano nel cuore subito: quattro ex-partigiani o quasi, che si arrabbattano in un quotidiano fatto di difficoltà pratiche e solitudini , che vivono o meglio vivacchiano nel loro quartiere, tra una partita di scopa al bar di Fernanda e una passeggiata in un parchetto pieno di erbacce e cacche di cane.
Ne La banda degli invisibili vengono raccontate scene di ordinaria vita quotidiana, siparietti deliziosi con i compagni del centro anziani, descritti da Bartolomei con uno stile meraviglioso.
Più volte ho sorriso quando i terribili vecchietti si organizzano nel loro piano diabolico di “rallentamento auto blu” (rapido primo passo sulle strisce pedonali all’arrivo dell’auto di rappresentanza, saltino all’indietro a seguito di brusca frenata del prepotente, busta delle arance abilmente lasciata andare con effetto drammatico, simulazione di infarto, improperi lanciati a tutto spiano dagli astanti in attesa alla fermata dell’autobus, fuga ignominiosa del prepotente spernacchiato e “sfanculato” con soddisfazione e senza pietà). O quando coordinano un piano di resistenza agli antennisti infingardi che spillano soldi agli anziani del quartiere per risintonizzare i loro decoder.
Ma spesso mi sono emozionata a leggere delle loro difficoltà, della fraterna amicizia che li lega.
Bartolomei ha un dono: una scrittura piena e lieve allo stesso tempo. Un modo di raccontare che ti avvolge e ti trascina con sé. E’ impossibile non vivere il libro, non figurarsi ogni singola scena.
Il progetto principale di questi quattro anziani è di rapire Silvio Berlusconi per estorcergli le scuse per quello che di male ha fatto e sta facendo per il paese.
Un disegno a cui i quattro terribili vecchietti lavorano per mesi.
Con La banda degli invisibili Fabio Bartolomei, alla fine, mi regala una piccola speranza concreta, con un finale delicato e commovente.
Grazie a Fabio Bartolomei per questa galleria di persone splendide, per questo squarcio di vita di quartiere romano .
Ora, non vedo l’ora di leggere altre storie create da questo bravissimo scrittore.
Questo libro partecipa alla venerdi del libro.
Mimma
Mamma avvocato says
Il libro sembra carino ma i romani non mi stanno molto simpatici…comunque i vecchietti come protagonisti mi ricordano il romanzo di John Nirvin