Il mio arrivo in Italia è stato più difficile di quello che pensavo.
La nostra vita è stata attraversata e segnata da un evento. Una tragedia.
Angela, la nostra cara amica, la sorella acquisita di mia sorella Rossella, la mamma di Federica e Martina si è dovuta arrendere contro il male che combatteva da cinque anni.
Una lotta contro un gigante.
Il cancro.
Ricordo tutto di quei terribili momenti.
L’arrivo in aeroporto. Il viso un po’ segnato di mia sorella, il suo invito ad accogliere subito Federica e Martina tra noi quel giorno stesso.
L’ho guardata negli occhi sorpresa per quella richiesta. Dopo un viaggio così lungo, dopo i tanti mesi di lontananza da loro, mi sembrava strano che mi venisse chiesto di trascurare ancora i miei genitori seppur in favore di due bambine che amiamo tutti.
Mia sorella al mio sguardo è rimasta zitta. Mio padre si è preso l’ingrato compito di dirmelo: “sai, Angela è peggiorata. Pare che le resti poco ormai”.
Non c’è stato bisogno di aggiungere altro.
Ancora stropicciata dalle 12 ore di viaggio, sono corsa a casa loro.
Sopraffatta dalla tristezza, ho cercato di mostrarmi serena. Pronta a tutto.
Le bimbe, avvisate via telefono, ci aspettavano sulla porta.
Quando ci hanno visto sono corse da mia figlia Giada e poi da me.
Mi hanno abbracciato e sussurato “lo sai? La mamma non sta bene “.
Spalancando i loro enormi occhi.
Le ho strette forte. E sono entrata.
Angela era lì, ma era come se non ci fosse gia più.
La malattia che lei aveva così abilmente nascosto dietro al suo sorriso, dietro la sua forza, dietro la sua determinazione a condurre una vita normale, aveva preso il sopravvento. Si era manifestata in tutta la sua crudeltà.
I suoi cari erano tutti stravolti.
Ho deciso di tenere le bambine con me a dormire.
Ho pensato di dare la possibilità a tutti loro di lasciarsi andare, di darsi una tregua nel mostrarsi forti per le bambine.
Angela stessa stava soffrendo tanto.
L’ho abbracciata forte, baciata.
Mi faceva malissimo vederla così sofferente.
Non ho resistito e le ho detto “puoi andare Angela le bambine staranno bene, c’è tanta gente che le amera’”.
Lei a quelle parole, anche se era semi-incoscente, ha allungato un braccio.
Mi aveva sentita lo so.
Non avrei mai pensato di dire a una mamma vai, puoi lasciare le tue bambine
Mai avrei pensato di dirlo a lei.
Ma io so che questo era il suo pensiero.
Quella notte stessa lei ci ha lasciato.
Mia sorella mi ha avvisato con un messaggio.
Io, mi sono girata a guardare Martina che era voluta venire nel letto con me.
Mentre Federica era in camera con Giada.
Il mio cuore si è fatto piccolo, piccolo.
“E ora???”, ho pensato.
Giuro ho avuto paura dell’enorme responsabilità che mi sono trovata a gestire.
Ho avuto paura delle ripercussioni per mia figlia Giada.
Ho avuto paura di quello che la vita le stava insegnando “Anche le mamme muoiono”.
Poi ho buttato via tutte queste paure e fatto spazio solo all’amore.
Ho pensato solo a quello che avrei voluto al posto di Angela.
La mattina dopo non è stato facile.
Non sono stati facili i giorni successivi.
Ho sognato ogni notte Angela. Lei veniva a controllare le sue bimbe.
Le bimbe hanno scelto di stare con noi sempre nei giorni successivi.
Sono arrivate le domande difficili.
“Perché proprio alla nostra mamma” “Chi ci accompagnerà ora a scuola, chi ci aiuterà a fare i compiti” “conosci altri bimbi come noi che hanno perso la mamma”. “Ma come vi siete accorti che era morta??” “siete sicuri sicuri”.
Le bambine sono state meravigliose. A tratti silenziose, a tratti un fiume di domande.
Mia figlia è stata molto generosa.
Io che mi preoccupavo per lei, come al solito mi ha dimostrato che sbagliavo.
Quando la mattina dopo le sue amiche piangevano e dicevamo e ora chi ci sarà per noi???
Lei le ha abbracciate e detto ci “sono io”. Poi mi ha chiesto di fare un po’ da mamma a loro visto che “Angela è andata in paradiso”.
Ecco la parola morta loro non ce la fanno a dirla.
E hanno insegnato pure a Giada a dire così.
Perché vi racconto tutto ciò?
Perché ora inizia il mese di Ottobre quella della prevenzione.
Perché solo qualche giorno fa c’è stata una “Race for the cure” a Bologna per aiutare i malati di cancro e per ricordare l’importanza della prevenzione sul cancro.
E perché solo un anno fa Angela era li che correva, camminava a Bologna.
Io ci penso spesso ad Angela e non solo perché ho una sua foto di fronte alla scrivania.
Scrivo una marea di cose, molte sciocchezze e avevo voglia di scrivere di lei.
Avevo voglia di non dimenticarla.
Io sono credente, ma ancora faccio fatica ad accettare che una donna di 42 anni possa morire. E ancora di più che una mamma possa morire. Che due bimbe di 8 anni ora crescano senza mamma. Circondate da tanto affetto, ma comunque senza di lei.
Domani è il loro compleanno. Il primo senza di lei.
Alla fine quella che sta facendo più fatica a metabolizzare che una mamma può morire sono io.
Angela, ci manchi!
E no, non ti dimenticheremo mai!
Voglio dirvi un ultima cosa.
Andate a fare prevenzione. La prevenzione può salvarci.
Ma soprattutto ho voglia di riportarvi una frase che ho letto recentemente.
Non aspettare di ammalarti o di morire per scoprire che avresti preferito giocare di più mentre avevi vita e salute. Prenditi adesso il tempo per fare ciò che ami davvero e avrai più tempo per farlo.
Alan Cohen, Tutto il bello che c’è
Fate come Angela che fino all’ultimo non ha smesso di vivere, giocare e sorridere.
Mima
Ilaria says
Mi hai commosso… So benissimo cosa vuole dire, io ho perso mia mamma tre anni fa, cancro anche lei… Penso che però un conto è perderla a 27 anni, un conto a 8… E tutte le volte che sento storie di questo genere, il mio pensiero va subito ai figli, a come sarà il loro “dopo” non appena finita la baraonda iniziale… E bravissima Giada, che così piccola ha già capito l’importanza di esserci… Un abbraccio…
mimma says
Qualcuno mi ha detto che perderlo da più grande è più difficile. Io ho mio marito che l’ha persa a 18 anni. Sua sorella ne aveva 9. Onestamente ho visto i segni che ha lasciato. Noi, lui ci siamo sentiti molto coinvolti anche per questo. Non c’è giorno che non penso a quelle due bimbe meravigliose e so pure io che ora inizieranno a sentire tanto la mancanza della loro adorata mamma. Un abbraccio pure a te. Non è mai, mai facile. mimma
Silvia says
So benissimo quello che scrivi perché c’ero anche io quel giorno e ricordo ancora le facce impietrite di tutti loro… c’è qualcosa di profondamente ingiusto nel fatto che un genitore debba lasciare i propri figli quando non sono ancora in grado di “vivere” da soli.
Martina says
Cara Mimma, ogni volta che leggo i tuoi post mi commuovo sempre.. specialmente la dolcezza di tua figlia.
Un saluto
Martina
Barbara says
Mimma, penso che Angela ti sia grata per tutto quello che hai fatto per lei e le sue bambine proprio mentre se ne stava andando. A volte non si hanno le parole giuste, ma gli abbracci e un assaggio di normalità da parte di amici, possono fare veramente tanto per alleviare il dolore immenso che si prova. Il distacco è sempre difficile, a qualunque età con diverse ripercussioni e conseguenze sulla vita di ognuno, a seconda del carattere e dell’età. Io persi mio padre per lo stesso male a 25 anni, eppure mi sentivo ancora troppo piccola per lasciarlo andare e non ho accettato la sua morte per tanti anni, sconvolgendo la mia vita. Non mi meraviglia che Giada sia stata così attenta e vicina a Federica e Martina; sicuramente la sensibilità tua e di tuo marito le sono state di esempio. Grazie per aver condiviso questo tuo momento così intimo e difficile.
serena says
Non riesco a trattenere le lacrime. Il pensiero di quelle due bimbe..e il terrore che possa capitare anche a me di dover lasciare il mio ancora piccolo..mi spiace infinitamente. Sono andata a fare controlli negli scorsi mesi proprio pensando a mio figlio e il dottore si è mostrato stupito della mia richiesta! Vabbè..comunque mi spiace davvero tantissimo. Ti abbraccio forte.
Beat says
Grazie per aver condiviso questa storia. A volte sento la responsabilità assurda di dovermi curare e dover VIVERE per occuparmi di mio figlio, altre volte salto analisi per mesi (o anni…) perché presa da troppi impegni. Hai fatto bene a ricordarlo e a ricordare non solo di occuparci della nostra salute, ma anche di vivere pienamente ciò che abbiamo finché possibile. Ho pianto per Angela pur non conoscendola, leggendo questo post, posso solo immaginare il dolore per la presa di coscienza del dover abbandonare le sue figlie…ma il fatto di sapere che potevano contare sull’amore di altre persone penso l’abbia aiutata molto. Ma non oso neanche immaginare…Mi dispiace molto, dev’essere stata durissima anche per te…
Maria Pia says
Leggevo e piangevo un racconto di vita strappalacrime ,povera mamma …quanto alle bimbe credo che sentiranno ogni giorno la mancanza della loro mamma ma il vostro amore e la vostra presenza le aiuteranno a sentirsi meno sole sicuramente.un abbraccio
mimma says
Ieri era il loro compleanno ed erano un po’ stranite. Per fortuna hanno comunque anche una grande, grandissima famiglia che ci sta provando a colmare quel vuoto.
Anna Maria Leone says
È stato devastante, per me, quella mattina passare e vedere il suo nome sull’annuncio funebre. Sono stata la maestra della Scuola dell’Infanzia di Federica e Martina, ho conosciuto Angela all’inizio della sua malattia non si è mai commiserata. Sempre allegra e sorridente le bambine erano la sua vita, nn vi era giorno che non avesse programmato un’attività per stare insieme e ed trascorrere dei momenti felici e spensierati. È stata una GRANDE MAMMA!
mimma says
Non dubito a crederti. Per tanti è stato un giorno molto triste. Un abbraccio
Elena says
Quanti pensieri per la testa…. ho 42 anni e come dici tu, faccio fatica ad accettare che anche la mamme possono morire… ti abbraccio amica…
mimma says
Si da mamme è impossibile non farsi coinvolgere.
Sempremamma says
terribile. Non vorresti mai leggere storie così. Ho avuto un’esperienza simile molti anni fa. Abbiamo accolto in casa la figlia di una cara amica di mia suocera, mentre lei lottava tra la vita e la morte per un ictus. Ha perso la sua battaglia. Il papà e il fratello sono arrivati per darle la notizia. Non dimenticherò mai l’urlo straziante di quella bambina. Mai.
E’ stata con noi per qualche giorno ed è stato davvero difficile per noi che abbiamo tanto amato sua madre consolare quella bimba. Oggi è una donna, è una mamma e ci capita di riparlare di quei momenti, non senza emozionarci ancora.
Un abbraccio a tutti voi.