Il cappotto della macellaia, il romanzo giallo di Lilia Carlota Lorenzo, è stato un caso editoriale.
E’ il libro più venduto tramite il self-publishing nel 2013 ed è stato recentemente pubblicato da Mondadori.
La scrittrice argentina Lilia Carlota Lorenzo, mi ha fatto ritrovare il carattere autentico dell’America Latina, che tanto mi piace. Ha fuso le atmosfere magiche di Gabriel García Márquez e la passione malinconica di Amado. Ma ha comunque una propria voce: ironica, indolente.
Il cappotto della macellaia, ambientato nel 1943 in un minuscolo paese della pampa argentina, ha preso spunto da un fatto di sangue realmente accaduto e che l’ autrice ha raccontato di aver appreso dalla madre e dalla nonna che erano solite frequentare la località.
Palo Santo. 207 abitanti. Tutti sanno tutto di tutti.
Un paese tanto striminzito ma super autosufficiente. Gli abitanti hanno una strada, un emporio, una parrucchiera, una merciaia affascinante e audace, un bel macellaio con a carico una figlia ingorda e una moglie superba, una sarta, uno sfaticato cacciatore, una scuola, un barbiere in pensione e una telefonista che fanno a gara quanto a pettegolezzi.
Ognuno convinto che la vita avrebbe potuto servirgli un mazzo di carte migliori.
Ma questo “non impedisce agli abitanti di sentirsi come se vivessero all’ ombelico del mondo. Non se ne andrebbero mai “.
Certo non se ne andrebbero ora che sta per avvicinarsi la data di un matrimonio, uno dei pochi eventi capace di spezzare la monotona routine di Palo Santo.
“Pagnottina era isolata dal mondo esterno da tre giorni, questa volta sul serio. La punizione di Dio per aver infranto uno dei sette peccati capitali. Ma a Pagnottina il peccato di gola non poteva fregar di meno. Per una bella bistecca con purea avrebbe infranto i dieci comandamenti, i sette peccati capitali e consegnato la sua anima al diavolo.”
Il cappotto della macellaia ha un ritmo incessante e il finale è molto diverso da quello che immaginavo io.
Lilia Carlota Lorenzo racconta di sé: “Sono argentina. Ho una laurea in architettura che mi è servita solo per fare bella figura. Adoro l’ozio, ma non è colpa mia se sono nata in Sudamerica. Nella mia vita ho cambiato trentatré indirizzi, fatto i mestieri più disparati, vissuto in alberghi di lusso, topaie di infima categoria, belle case borghesi. Ho frequentato gli indios del Chaco ma anche gli smorfiosi radical chic europei. Adesso non esco più di casa, e ho solo amici virtuali. Di tutti i mestieri che ho fatto, scrivere è senza dubbio il più divertente: niente male come compagno della vecchiaia che si avvicina.”
Il testo è davvero scorrevole, contraddistinto da uno stile ironico, a volte grottesco, con una genuina dose di cattiveria e scurrilità necessarie a tratteggiare una schiera di personaggi negativi.
Il cappotto della macellaia è un testo da affrontare con intelligente leggerezza e divertimento.
Ve lo consiglio.
Mimma
Questo libro partecipa al venerdì del libro.
Mamma avvocato says
Una proposta davvero insolita!
Priscilla says
Già letto proprio perché ne avevo tanto sentito parlare. Mi è piaciuto, però il finale non mi ha soddisfatto del tutto.