Come i bambini devono affrontare gare sportive?
Giada pratica sport sin da quando era piccola. In realta’, piccola lo è pure ora, ma allora lo era davvero tanto.
Io e mio marito siamo dei grandi sostenitori del movimento.
E se fino a tre anni è stata nostra prerogativa portarla fuori nella playground, con il tempo abbiamo iniziato a introdurre la pratica dello sport.
Abbiamo iniziato con il nuoto. Lei sin da subito ha mostrato buona attitudine. Pertanto abbiamo voluto cavalcare l’onda, consapevoli che imparare a nuotare ti salva la vita.
Qui poi la scelta è obbligata visto il clima e il tempo che si passa in piscina.
Anche la scuola ci ha aiutato. Oltre ad avere quella che loro chiamano physical education, l’ora di educazione motoria, ha anche nuoto una volta a settimana.
Da tempo sa fare capriole, correre e nuotare.
Ora nuota così bene, che è stata presa dalla scuola di nuoto della scuola.
Inoltre, da quest’anno, ha iniziato anche yoga e tennis. Mentre l’anno scorso faceva zumba.
In casa nostra abbiamo questa regola: noi scegliamo un’attività e l’altra la sceglie lei.
Giada è una ragazzina che si muove. Come i suoi genitori.
Ha anche ereditato muscoli e resistenza.
Tutto questo preambolo per dirvi che, una settimana fa, abbiamo fatto il passo successivo. Ovvero iscriverla ad una gara di duathlon: 150 metri in mare e 1,5 km e mezzo di nuoto.
Per affrontare questa gara sportiva noi ci siamo dati delle regole.
Come i bambini devono affrontare gare sportive?
La prima regola e’ far decidere al bambino se vuole partecipare alla gara sportiva. Non deve assolutamente essere una cosa imposta dai genitori. Noi, per esempio, ci siamo limitati a comunicare a Giada della gara, insieme siamo andati dagli organizzatori per chiedere in che cosa consisteva, ha visto che c’erano tanti bambini, diversi suoi conoscenti e così e’ stata lei a scegliere di partecipare. La gara consisteva prima nella gara di nuoto. Occorreva, raggiungere le due boe e correre al traguardo. Dopodiche’, vestirsi, indossare maglietta, scarpe da ginnastica e togliersi cuffia e occhialini. Infine,correre per 1,5 km e mezzo in un clima già abbastanza caldo.
L’importante non e’ vincere ma partecipare. La partecipazione ad una gara ha come obiettivo principale il divertimento. Lo sport dev’essere vissuto come un momento di gioco e non come un impegno. E’ importante focalizzare l’attenzione sul processo di esecuzione della gara piuttosto che sul mero risultato. Trovo decisamente diseducativo insegnare ai propri figli che l’obiettivo della gara e’ vincere. Per questo noi non ci siamo allenati i giorni precedenti.
Astenersi dal fornire consigli e indicazioni sul come affrontare la gara. I bambini se ricevono troppa pressione rischiano di sbagliare. Quindi, meglio sostenerli in modo disinteressato relativamente al risultato. Lasciarli liberi di agire da soli. Personalmente mi sono limitata ad urlare a squarciagola: “forza Giada!!! Vai cosi’, sei bravissima!!!”
Insegnare ai bambini a non temere le competizioni, queste fanno parte della vita!
Alla fine della gara non chiedere mai: “hai vinto?” o commentare il risultato e la posizione in classifica, serve solo a demotivare e toglie l’entusiasmo del momento stesso.
Giada ha sofferto durante la gara.
Ha pianto sia mentre nuotava che mentre correva.
Io e il padre ci siamo divisi i compiti.
Lui ha nuotato al suo fianco.
Perchè è vero siamo pazzi, ma l’acqua era profonda ed era giusto vigilare.
Io invece ho corso, mi vedete nella foto a sinistra, perché dopo aver nuotato 150 metri in mare, andare a correre subito 1,5 km è dura, soprattutto se non sei allenato.
Mentre correvamo le ho anche detto: “se vuoi ci fermiamo”. Lei ha risposto di no.
Piangeva ma non si è voluta fermare.
Questa è stata la nostra vittoria.
Alla fine è arrivata, con la lingua di fuori. Provata, ma contenta.
Come i bambini devono affrontare gare sportive?
Quel giorno lei ha vissuto una bella esperienza.
Penso che competere, anche da piccoli non sia un male per nulla.
Me l’hanno insegnato molto i miei amici stranieri, soprattutto gli australiani.
Fare sport è fun, fare gare o competizioni amichevoli come questo è un ancora più divertente.
L’importante e’ stabilire delle regole.
Quindi, prima di far partecipare i nostri figli ad una gara chiediamoci: Come i bambini devono affrontare gare sportive? e definiamo bene le nostre regole.
Non dimenticate mai che praticare uno sport in maniera serie e costante è fondamentale.
Non fa bene solo al fisico, ma prima di tutto al carattere dei nostri figli.
E che partecipare a gare è sempre una bella esperienza perché intorno a una gara c’è sempre una bella atmosfera di festa.
Ogni bambino ha ricevuto una medaglia, tanti complimenti e la sensazione di essere parte di qualcosa, di potercela fare.
Mimma.
L'angolo di me stessa says
E non dimentichiamoci del sacco merenda che è quasi più importante della medaglia per i miei figli!!! 😂😂
mimma says
Volevo scriverlo…ahhhh top!!!
Annamaria says
Io, con dna antisportivo, ho avuto una figlia che fa sport, anche se non regolarmente. Ma soprattutto ho 2 nipoti che sportivi proprio non sono.
Mamma e papà hanno scelto per loro nuoto, sono anni che lo fanno (isabel solo 2 e ha appena imparato a nuotare) poi per un paio d’anni Leo ha fatto judo, poi karate (Isa era molto portata ma non ha più voluto andare). Isabel ha tentato 2 volte danza ma poi ha spesso.
Ma quando si parla di gare…. ah! (sospiro).
Non c’è verso, nessuno dei due è competitivo. Isabel ha smesso di andare a danza quando ha saputo che a fine anno c’era il saggio, per dire.
Leo affronta le gare di nuoto come se fosse un’ora di lezione (ora fa nuoto agonistico) normale. Anche quando faceva karate e judo, le gare non gli interessavano. E non gli interessa il risultato.
In realtà siamo un po’ perplessi, perché va bene con farne un bambino estremamente competitivo, ma niente proprio…
mimma says
Capisco le perplessità sopratutto perché siamo invece in un mondo che chiede tanto. Fame e determinazione. Magari crescendo un èò ci arriveranno. Forse li aiuterebbe far emergere l’aspetto sociale, il gioco, il divertimento che ci sono intorno a certe manifestazioni.
Mammapiky says
Io credo nella competizione, non come arrivismo ma come voglia di provarci, buttarsi e vedere di superare volta per volta i propri limiti e questa cosa ti entra dentro da piccoli. Dico si alle gare, con tutti i presupposti che hai detto tu: divertimento, voglia di farlo, sicurezza…il risultato mi interessa.
mimma says
si lo penso anche io come te. Imparare a buttarsi, mettersi in gioco. E’ importante.
Mamma avvocato says
Siamo in perfetta sintonia, lo sai! Comunque 1,5 km di corsa per una bambina come Giada (sei anni, giusto?) è tanto, sopratutto dopo il nuoto. Il ricciolino fa qualche corsa ma per la sua età sono di 500 mi/ 700 mi, raramente un km. Di sicuro Giada ha allenato la resistenza e la testa, che poi è la cosa più importante che ti regala lo sport è che serve nella vita, molto più di arrivare tra i primi!
mimma says
Pensavo a te quando l’ho scritto. “Giulia mi capirà”. Si sono stati impegnativi dopo nuoto, caldo….davvero una bella prova di carattere per lei. Un abbraccio