Ci lamentiamo spesso della mancanza della libertà, delle ingiustizie, dei brogli, della disonestà imperante.
Però, possiamo lamentarcene.
Pensate cosa accade quando vivi in un paese in cui tutto ciò non esiste.
Dove non solo non puoi lamentarti, ma nemmeno denunciare.
Dove esiste la censura.
Una censura a volte quasi “simpatica”, ma reale .
Oggi ho voglia di raccontarvi di un tema particolare: la censura a Kuwait.
Ebbene sì, un’altra cosa che non avevo considerato venendo a vivere qui è che io, donna nata in un paese libero e democratico, mi sarei imbattuta per la prima volta con un mostro chiamato “censura” e in tutta una serie di regole di comportamento che inizialmente mi avrebbero sorpreso, poi a seguire irritato, influenzato e spesso fatto scappare una risata.
Ricordo ancora il nostro arrivo a Kuwait.
Io così emozionata e confusa, finalmente rivedevo mio marito e avrei incominciato quella vita che un po’ mi spaventava ma anche incuriosiva.
Non lo vedevamo da due mesi, mi avvicinai per abbracciarlo e dargli un bacio e lui spostò velocemente il viso ed il mio bacio è finì sulla sua guancia. Mi disse:”Sai amore qui non si può in pubblico’”.
Iniziò così il mio vero approccio con questo paese ed i suoi limiti che mi avrebbero fatto compagnia in questa nuova vita, come vestirsi con un certo rigore cercando di non essere troppo scoperta.
Oppure imparare a fare attenzione a quello che scrivevo su facebook, evitando commenti spiacevoli, non usando mai alcune parole, perché qui non si scherza.
Una giovane blogger qualche anno fa finì prima in prigione e poi reclusa in casa per essersi pubblicamente esposta.
Senza contare che in questo paese esistono le pene corporali per certi reati, frustate pubbliche in piazza e, da qualche tempo, anche le esecuzioni. Insomma, va tutto bene finché ti fai i fatti tuoi.
Ultimamente poi è stata emanata una legge che prevede pene severe per chi si esprime sui social anche contro i governi di altri Stati.
Esiste anche una censura più sottile e più immediata e, per certi versi, inaspettata.
Una censura che mi ha tolto uno dei miei più grandi piaceri: leggere le riviste.
Immagino che molti di voi che vivono all’estero non abbiano le edicole. Qui i giornali sono venduti nei supermercati. L’offerta è scarsa, costano tantissimo, sono spesso superati e, soprattutto, pieni di cancellature e pagine strappate.
Se l’argomento ti interessa continua a leggere il mio articolo su amiche di fuso.
Mimma
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