Oggi mi sento euforica ed emozionata, devo andare a ritirare il mio secondo stipendio.
Sto mettendo da parte tutti questi soldini guadagnati per comprarmi l’abito, le scarpe e la borsa per il matrimonio di mia sorella.
Alle 11 dovrebbe arrivare un driver, non ho idea di chi sia, ogni volta mi mandano qualcuno di nuovo e spero solo che conosca la strada.
Oggi ho scelto di indossare l’abaya più lungo, un paio di sandali semi chiusi e mi sono legata il velo al collo come un foulard.
Oggi è un giorno molto importante qui nel deserto dove vivo e voglio mostrare massimo rispetto.
Sono un po’ in ansia, le regole da seguire in questo periodo dell’anno sono tante ed io ho paura di dimenticarmene alcune. Ho l’ansia di commettere un errore che qui potrebbe essere punito severamente.
Nella borsa decido di togliere la barretta di cereali che porto sempre con me e la bottiglietta d’acqua.
Mi conosco, sono molto attenta e rispettosa delle regole, ma questa è la mia prima volta che vivo nel deserto durante il digiuno e sono un po’ intimorita.
Prima di uscire di casa mangio un dattero.
Mi dirigo al gate del compound.
Il sole è caldo.
Il nero del camicione attira i raggi solari e mi riscalda.
Ecco il driver. È la prima volta che lo vedo, gli chiedo se conosce la mia destinazione e lui mi risponde di no.
Provo a chiamare Omar, il ragazzo che si occupa del mio contratto e dei miei stipendi, lo saluto e dopo un attimo la chiamata salta. Provo a richiamare, ma nulla.
Il driver decide di portarmi al building dove c’è il quartier generale degli autisti per cercare di capire dove devo andare.
Io da quando non guido fatico a ricordarmi gli indirizzi e il mio orientamento è peggiorato.
Nel frattempo mi guardo attorno, fuori dai finestrini è tutto tranquillo, mi sembra uguale al mese scorso eppure nell’aria si percepisce la diversità del momento.
Arrivo nell’ufficio dei drivers sudata fradicia, inizio ad avere sete e la gola per fortuna sono gentilissimi e trovo l’autista che mi aveva portato a firmare il contratto.
Salgo sulla sua jeep e andiamo.
Tutto questo girare per la città inutilmente alla ricerca della mia destinazione mi ha fatto venire sete.
Per fortuna in una ventina di minuti arrivo a destinazione.
Le strade sono vuote questa mattina.
Omar mi accoglie nel suo ufficio, si scusa per il disguido con il suo telefono e mi fa accomodare.
Mi consegna i soldi, gli chiedo cortesemente una busta. Poi mi fa firmare un foglio per ricevuta.
Lo saluto gentilmentee, mi stringe la mano e mi augura buone vacanze.
Lui andrà in America con la moglie, ma dovrà aspettare fino a fine luglio.
Esco dall’ufficio sotto gli sguardi attenti di uomini in dishdasha.
Risalgo le scale prestando attenzione a non pestare il camicione ma senza alzarlo troppo, non voglio mostrare le gambe.
Esco dall’edificio e cerco il driver, le jeep sono quasi tutte bianche e non è facile riconoscere quella del mio driver.
Il sole è sempre più caldo.
Ora soffia anche un leggero vento che mi asciuga la bocca, le labbra sono secche come la mia gola.
Non voglio e non ci devo pensare perché manca ancora un po’ prima di arrivare al compound.
Anche l’aria condizionata mi infastidisce, mi secca gli occhi e le labbra.
Sono fuori da più di due ore, non tantissimo tempo ma mi sento stanca e decisamente troppo accaldata.
“AlNakla compound, please”.
In questo momento voglio solo arrivare al mio compound, togliermi tutto e rinfrescarmi in casa.
È strano come si senta l’esigenza di qualcosa nel momento stesso in cui viene vietata.
Le strade sono quasi deserte.
Il telefono squilla, è mi marito che si accerta che tutto sia andato bene.
“Tutto ok tesoro, tra qualche minuto sarò a casa.”
Drusilla
Serena says
Dev’essere davvero tosta adattarsi a simili regole..Ti faccio qualche domanda perché sono curiosa 🙂 Non puoi assolutamente bere in pubblico nel periodo del ramadam, anche se non sei musulmana? E se dovessi rimanere in ufficio per lavoro molte ore? O forse puoi lavorare dal compound..E le stesse regole valgono anche per i bambini a scuola?? Buone vacanze e buon rientro in Italia! Un bacio.
drusilla says
Le regole del Ramadan devono essere assolutamente rispettate da tutti, tranne i bambini naturalmente. Questo vale in tutti i luoghi pubblici, ovvero ad di fuori dal compound, uffici compresi.
Silvia Fanio says
Mamma mia… Che sacrificio adattarsi alle usanze di quel paese. Mi è venuta l’angoscia solo a leggere. Mi domando come fai tu ad essere così brava e non fare gaffes. Io ne sono la regina. No.. Non riuscirei ad abitare un un paese con regole così strette, soprattutto con il Rahmadan…
Ma come fanno loro? È vero, se tu cresci con delle regole, sono naturali, ma non bere per tutto il giorno nel deserto è davvero un supplizio…
Dai che tra qualche giorno sarai a casa!
drusilla says
Credo sia questione di abitudine e soprattutto di tradizione.
Annamaria says
Mamma mia, ho letto questo racconto con il fiato sospeso, Drusilla. Davvero faticherei moltissimo ad adattarmi a una situazione così, io che soffro il caldo da morire. Immagino, almeno da quello che dici, che anche se non sei musulmana sei tenuta a comportarti come tale, in pubblico, perfino a evitare di bere.
A volte non ci rendiamo conto di quanto siamo liberi…
Buone vacanze!!!!
drusilla says
Nei luoghi pubblici, ovvero al di fuori delle mura del compound, è obbligatorio rispettare le regole del digiuno. E’ una questione di rispetto delle tradizioni.
Mamma Piky says
Mi hai fatto stare con il cuore in gola…ecco è proprio questo che intendevo per pratica poco salutare quando parlavate di questo periodo dell’anno così particolare.
mammaalcubo says
Mi è venuta un’arsura tremenda a leggerti. Dev’essere tosto rispettare queste restrizioni…
Caterina says
Ciao … Sono finita sul vostro blog mentre cercavi po’ informazioni sul Kuwait …. Dal quel che leggo non è facilissimo viverci ! …
Ma procediamo con ordine …. mi chiamo Caterina ,conosco il Medio Oriente , sono quasi quattro anni che mio marito si sposta da un posto all’ altro e io faccio la moglie ” turista pendolara ” 😂 dall’ Italia alla destinazione del momento ! ….
Siamo stati un’ anno in Oman a Muscat , un’ anno in Qatar a Doha , e ora da un’ anno e mezzo siamo di nuovo in Oman ( lui suddivide la settimana tra Salalah e Muscat ) …insomma delle vere trottole …
Inutile dirvi che Dubai la conosco, Manama pure … Ecco Kuwait City no !…. E guarda caso , indovinate un po’ quale ( con ogni probabilità ) sarà la prossima destinazione ? …. Kuwait City naturalmente ! …..
Da quello che leggo però , mi sa che stiamo parlando di Un paese un po’ diverso da quelli che ho conosciuto io !!!! ….
Fatta premessa che io non lascerei Muscat ,che amo , l’ Oman è straordinario insieme al suo popolo , non mi sento però di bocciare a priori la proposta ricevuta da mio marito !…
Indossare un Abaya non è una tragedia , lo sappiamo benissimo , nei posti in cui sono stata io nessuno lo impone , ma mi è capitato di farlo lo stesso …. Per rispetto , simpatia , o anche solo perché mi piaceva sentirmi uguale alle Signore del Oman , o del Qatar ..non è questo che mi preoccupa …
Invece vorrei capire …. Che atmosfera si respira lì! ….
Tra Oman e Qatar le differenze sono abissali ! ….Il paradosso sta nel fatto che più moderna è la città , più lussuoso è il tenore di vita ,e meno aperto è il popolo ! ….
Se tanto mi da tanto Kuwait City dovrebbe essere ancora più rigida di Doha !? ….
Ragazze potete illuminarmi ! ? …
mimma says
Ciao Caterina.
Il racconto che hai letto è di Drusilla che ora vive in Arabia Saudita. In kuwait non dobbiamo indossare abaya e possiamo guidare.
E’ sicuramente un po’ più rigido di Doha visto che in Kuwait non esistono ristoranti e alberghi dove è possibile bere vino o alcolici.
Io doha non la conosco ma chi ci è stato dice che Kuwait è molto diversa.
Oman è il paradiso.
Detto questo visto che sei abituatata al medio oriente non credo che tua avrai grandi difficoltà ma sicuramente è meno bella di dove sei stata fin’ora.
Scivici ancora se hai bisogno. un saluto.
Mimma