“Fratelli d’Italia l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria? Le porga la chioma, ché schiava di Roma Iddio la creò.”
I bambini sventolano orgogliosi le bandierine tricolore mentre cantano a squarciagola l’Inno nazionale che in pochi giorni sono riusciti ad imparare. Sono felici, contenti per aver preso parte a questa bella festa e soprattutto per aver avuto un ruolo centrale in questa importante occasione. I loro volti sono visibilmente emozionati, ma sorridenti.
“Stringiamci a coorte siam pronti alla morte, siam pronti alla morte l’Italia chiamò.”
Due lacrime di gioia mi bagnano le guance mentre l’Ambasciatore applaude soddisfatto, ringrazia i bambini stringendo loro la mano uno ad uno. Da quando vivo all’estero, l’Inno nazionale mi regala forti emozioni, mi risveglia quel senso di appartenenza alla mia amata Italia che talvolta dimentico. Sentirlo cantare dai miei bambini è stato qualcosa di ancora più grande ed emozionante.
Fino a poche ore fa ero agitata perché temevo che i bambini si dimenticassero le parole, invece sono stati bravissimi, hanno ricordato tutto con precisione ed hanno cantato con grande entusiasmo.
Un altro pezzo della nostra Italia è stato imparato!
I miei bambini sono nati in Italia, ma ci hanno vissuto pochissimo, il periodo più lungo è stato lo scorso anno mentre ero in attesa dei documenti per arrivare qui nel deserto. Per me è importante trasmettere loro l’italianità, quel senso di appartenenza alla nostra bella nazione.
Da tempo conoscono i colori del tricolore, in pochi giorni hanno imparato le parole dell’Inno, mangiano spaghetti al pomodoro e pizza margherita, festeggiano le festività italiane, ogni pomeriggio guardano Geo&Geo che racconta di pezzi della nostra meravigliosa Italia. Ma ciò a cui veramente tengo è che imparino bene l’italiano.
Io e il daddy siamo italiani, in casa si parla solo la nostra lingua, tanti nuovi amichetti qui nel nuovo deserto sono italiani, ma ciò che per me è veramente importante è che imparino a leggere e scrivere in italiano.
Ho avuto la fortuna di incontrare e frequentare una maestra di scuola elementare: Loredana. Lei è la mia vicina di casa, vive sul mio stesso piano a destra dell’ascensore.
Il giorno in cui ho deciso di partire con l’insegnamento dell’italiano a Tommaso, lei mi ha fornito tutte le indicazioni possibili per semplificare l’apprendimento. Senza il suo aiuto sarebbe stato molto difficile, per non dire quasi impossibile.
Per ora ho deciso di insegnare l’italiano solo a Tommaso, Riccardo è ancora un pochettino piccolo, non lo vedo pronto per un ulteriore sforzo (detto tra noi, è un po’ pigro!).
A dicembre, per Amiche di fuso, avevo scritto un post che parlava proprio dei 10 trucchi per insegnare l’italiano a mio figlio. Vi invito a leggerlo poiché si tratta di un post dettagliato, completo e di semplice applicazione.
Annamaria says
Quando mia figlia era piccola avevamo pensato di trasferirci all’estero (Canada o Australia). In Italia avevano appena ucciso Aldo Moro, le Brigate Rosse facevano paura e volevamo scappare via. Non ne abbiamo avuto il coraggio, te lo confesso. Partire alla ventura, senza nessun appoggio, con una lingua che entrambi masticavamo appena ci ha fermati. Per questo leggo i tuoi post, perché tu l’hai fatto e ti ammiro molto. Fai benissimo ad insegnare l’italiano ai tuoi figli, a rinnovare le tradizioni, perché non dimentichino chi sono.
Mammarch says
Ti capisco perfettamente. Anche noi dedichiamo molte energie all’italiano ed all’italianità.
Sto facendo il pieno di libri in Italiano, per Natale mi sono fatta regalare un fantastico puzzle con le regioni d’Italia e la storia raccontata da simpatici personaggi.
I nonni si sono scatenati a cercare le parodie Disney tipo I Promessi Topi 😉
Vedere il tricolore sventolare sul campanile della chiesa in paese ci fa emozionare…chissà le nostre bimbe cosa penseranno da grandi, tra un bbq ed un fish&chips!!!
Elisa says
Come ti capisco!! Teniamo duro e non molliamo, evviva l’italiano, evviva le nostre radici!! ti abbraccio
Mamma Avvocato says
Le radici sono importanti, come la lingua, il cibo e la cultura e penso siano bellissimi gli sforzi che fate tu e tuo marito per i vostri figli.
Mai come in questo periodo, però, mi domando se possono italiani coloro che non pagano le tasse in Italia, che non subiscono direttamente gli effetti delle scelte del Governo italiano, che non respirano l’atmosfera dell’Italia, non ne vivono sulla loro pelle pregi e difetti.
Forse la nostra idea di nazionalità è troppo poetica, romantica ? Forse dovremo cambiare nazionalità come residenza, perderla ed attribuirla in funzione di dove effettivamente si vive?
O la nazionalità e l’identità coincidono con la lingua ?
Non lo so.
So solo che mi sembra che si sentano italiani orgogliosi di esserlo solo coloro che dall’Italia se ne sono andati. E non mi piace per nulla.
p.s. E’ solo una riflessione che mi frulla in testa, con parallelismi, dal novembre francese, non certo una critica a chi parte, perchè non è una scelta positiva o negativa in sè (anche quando è veramente una scelta)e comunque leggo ed immagino quanto sia difficile.
Valentina Sarno says
Mi trovi d’accordo, Mamma Avvocato, il concetto di nazionalità è estremamente complesso. Bello leggere parole ben espresse di dubbi simili, ti ringrazio.
Valentina Sarno says
Che bel articolo, sono capitata qui cercando un’immagine per un mio blog post, e ho letto qua. Anche per me, come per Mamma Avvocato quassù, il concetto di nazionalità è molto complesso. Grazie della scrittura!
drusilla says
Grazie per il tuo commento!