Simona è la mia compagna di scorribande fotografiche. Con lei abbiamo frequentato il corso di Lynda Higgs e poi con la macchina fotografica appesa al collo ci siamo fatte diversi giretti. Lei è diventata più brava di me. E’ una donna piena di passioni e entusiasmi. E’ facile coinvolgerla e sentirsi coinvolti dal suo entusiasmo. Poichè è rimasta a Kuwait durante il periodo del ramadan le ho chiesto di raccontarcelo, sopratutto ora che è finito e questo è il suo bel racconto o forse dovrei dire la sua foto.
“Prima di approdare in Kuwait la parola Ramadan era quasi sconosciuta, nel senso che non evocava in me niente di particolare se non alcune informazioni raccolte sui libri di scuola o dall’incontro con persone di religione mussulmana che avevo conosciuto piu’ che altro nell’ambito del lavoro. Cosa sapevo? Beh sapevo che e’ il mese che commemora la prima rivelazione al Profeta, in seguito alla quale fu ispirato a scrivere il Corano, il libro sacro, e che e’ un periodo di grande devozione per i mussulmani praticanti. Ero abbastanza consapevole di alcune tradizioni, tra le quali l’ astinenza completa dal cibo dall’alba al tramonto per trenta giorni consecutivi, le frequenti preghiere, e la celebrazione dell’Eid (Eid-al-Fitr), cioe’ la ‘celebrazione della festa’, che segue l’ultimo giorno di Ramadan e che chiude tutto questo periodo. Una volta trasferitami in Kuwait ho avuto l’opportunita’ di vivere le atmosfere, per lo meno quelle piu’ esteriori, del Ramadan, e ne sono rimasta affascinata.
Vi voglio raccontare il Ramadan come lo vivo (e l’ho vissuto) io, attraverso I suoi colori, I suoi profumi, le sue spezie, le sue atmosfere specialissime che ogni volta mi penetrano nella pelle e mi fanno vivere l’esperienza Ramadan, ripeto da spettatore esterno, in maniera molto intensa e viva.
Quando inizia il Ramadan la sensazione che di solito provo e’ quella di ‘un improvviso stop’, un improvviso arresto. Tutto rallenta. Il nostro piccolo Kuwait e’ un paese a volte molto caotico, eppure improvvisamente, con l’arrivo del Ramadan c’e’ un improvviso arresto, uno stop: le strade in certe ore si svuotano quasi completamente, i ritmi delle persone rallentano, i caotici luoghi pubblici si svuotano nelle ore diurne. Specifico appunto che si tratta delle ore diurne. Nelle ore serali tutto ritorna, per alcune ore, normale: questo perche’ le famiglie si spostano, e tendono a farsi visita per consumare insieme alcuni dei pasti della festa di cui parlero’ poco piu’ sotto.
La giornata si capovolge ed assume un aspetto ‘insolito’ per noi expat. Gli orari di lavoro si comprimono, specialmente per i musulmani che osservano il digiuno dal sorgere del sole, e se hai bisogno di un dottore molto probabilmente lo potrai trovare per un paio di ore al mattino, ma meglio se dopo le 19:30 di sera. Una delle cose piu’ avventurose che mi siano successe durante uno dei miei Ramadan e’ stata la ahime’ obbligata devitalizzazione di un dente interamente eseguita in ore, diciamo, ‘serali’, ma che forse sarebbe meglio definire ‘notturne’. Orari ‘strani’ che potrebbero suscitare stupore. Qualsiasi cosa ne pensiate non e’ nulla di strano…basta abituarsi. E se sei un expat, abituato a convivere con tante culture, tra cui ovviamente e principalmente, quella del paese ospitante, tutto questo diventa normale, anzi quasi curioso e divertente.
Mi piace questo momento di ‘stop’. Certi luoghi che sono abituata a frequentare diventano incredibilmente silenziosi in certi orari in cui, di solito, non lo sono. Inoltre ovunque vengono ricreate atmosfere tipiche del periodo con decorazioni tipo lanterne o piccolo lucine colorate, stoffe, scrigni etc.. Per certi versi, non me ne vogliamo I lettori per il paragone, mi ricorda un po’ la nostra atmosfera natalizia, quel momento dell’anno tanto atteso da grandi e piccini in cui tutto ma davvero tutto ti parla del Natale…le atmosfere per le strade, nei negozi, nei luoghi pubblici, nei luoghi di culto.
Ma parliamo di atmosfere.
Molti luoghi pubblici, tra cui i ristoranti, aprono al pubblico al tramonto, per essere precisi iniziano a servire il cibo alle 18:51 (quest’anno in Kuwait e’ l’orario dell’Iftar) l’ora di quello che e’ conosciuto come Iftar ovvero il momento in cui si rompe il digiuno, tradizionalmente con datteri e lebnah. In certi locali, che offrono un Iftar tradizionale, si inizia con una preghiera a cui tutte le persone partecipano e che rende l’atmosera molto suggestiva e densa di significato per I praticanti. Fanno da contorno tessuti coloratissimi, lanterne, decorazioni, odori intensi di spezie. Sono andata a ‘fare Iftar’, come diciamo noi italiani, in diversi luoghi. Ed ognuno regala sapori e odori: talvolta e’ il sapore di piccoli dolcetti intrisi di miele, oppure di the con cardamom servito alla maniera tradizionale, e tanto altro.
Segue, nella notte tarda, il vero pasto principale, Fotoor, che, per I mussulmani, e’ il pasto piu’ completo.
Per non parlare dell’aspetto religioso e del significato di raccoglimento, di ‘digiuno’ che oltre ad essere fisico e’ anche simbolico di un digiuno spirituale e astinenza. E’ un mese di raccoglimento, di introspezione. Io da osservatore esterno lo percepisco cosi.
Un po’ come il nostro Natale, la grande protagonista e’ la famiglia. Per fotoor o per EID (la celebrazione della festa che segue il Ramadan), le famiglie tendono ad aggregarsi per condividere buon cibo e, mi diceva un’amica Kuwaiti, ‘tante chiacchiere’ nel senso che le famiglie sono molto numerose…quindi immaginiamo una tavola di Natale all’ennesima potenza. Di solito, ma non e’ una regola, le grandi celebrazioni si fanno in casa delle persone piu’ anziane della famiglia, verso le quali questa societa’ nutre un estremo rispetto.
E poi ci sono loro, I grandi protagonisti … I bambini. Sbirciando per i supermercati ho iniziato a notare delle confezioni regalo dalle forme piu’ disparate. Sono colme di dolcetti e cioccolatini. Questi vengono distribuiti per il Girgan.
Da meta’ Ramadan i bambini, in piccoli gruppi, vanno di casa in casa con gli abitini tradizionali a chiedere dei regalini. Mi e’ capitato di essere ospite presso una famiglia e di vedere questi piccoli gruppetti di bambini che suonano alla porta e a cui vengono regalate questa confezioni regalo.
Concludo… parlando di assaggi. Ci sono tantissimi dolci in questo periodo e sono tutti buonissimi. Un bravo blogger forse potrebbe fare una lista dei nomi originali (che suonano difficilissimi) ma io non sono un blogger, mi sono solo improvvisata. Non vi lascio con una lista di nomi, ma con un sapore, quello del miele, ed una bella immagine.
Proprio una sera, mentre ero a far visita a delle amiche in un tipico gathering serale post cena, dei vicini di casa della famiglia che mi stava ospitando hanno suonato alla porta per offrire dei dolcetti fatti in casa.
Erano piccoli dolcetti a forma di pallina, fritti e con miele. Che buoni! E che bell’atmosfera di festa!
E anche questo…e’ Ramadan. Un’altra lente attraverso la quale poter venire in contatto con le persone nel momento della loro festa e, addirittura, esserne parte.
E questo e’ senza dubbio il lato bello dell’espatrio.
E adesso…EID MUBARAK a tutti!
mamma avvocato says
Molto interessante questo sguardo sul Ramadam ! E’ sempre bello apprendere da chi vive certi eventi e culture in modo più “vicino” di noi!
Mamma Piky says
Mi fa strano pensare alla metà del mondo che rallenta così mentre l’altra corre ancora incessantemente…forse dovremmo riflettere su qualche aspetto del nostro vivere che non è poi così corretto…e buon appetito ora!!!