Uno dei miei passatempi preferiti è leggere riviste, giornali.
Forse perchè sono cresciuta in un negozio di parrucchieri il paradiso delle riviste.
Da che ho memoria ho sempre avuto qualche magazine tra le mani. Da quelle super kistch pieni di pettegolezzi, a quelli di moda, attualità.
Adoravo leggere la posta di Barbara Alberti su Amica. Ricordo il primo numero di Vanity Fair.
Mi piaceva l’espresso, Gente, Oggi poi Chi. Elle. Una volta a milano non ho smesso di leggere riviste. Con mia sorella ogni sabato si andava in edicola a fare incetta. Era la mia debolezza. A periodi mi sono abbanota, salvo poi correre in edicola, era più divertente.
Qui purtroppo non ho potuto coltivare questa mia passione. Ve l’abbiamo raccontato che non esistono edicole, al massimo trovi un pò di riviste nei grandi supermercati, ma sopratutto li trovi vecchi e pieni di cancellature a causa della censura. Mi sono votata alla rivista on line ma non è uguale.
Quindi non potete capire la mia gioia quando mi sono imbattuta in questa rivista, mensile, gratis che si chiama Bazaar. Adoro la consistenza della carta, un po’ ruvida, grossa, quel forte odore tipico.
La copertina è sempre molto artistica. Foto davvero bellissime.
Ma sopratutto è piena di spunti interessanti. Notizie, interviste, recensioni. A Kuwait reperire informazioni su cosa c’è da fare non sempre è facile. Istangram è un valido strumento solo che non sempre riesco a sapere tutto, perchè non conosco tutti gli account.
Così grazie a Bazaar ho scoperto il perchè di quelle panchine gialle viste in giro. Il progetto che c’è dietro che vuole combattere la depressione invitando ad affrontare il cambiamento, a guardare le cose in una differente prospettiva. E il giallo è davvero un bel colore per farlo, così come una panchina su cui sedersi e guardare.
Mi piace leggere di arte e innovazione. Di giovani emergenti. E poi un articolo che inizia citando questo proverbio “necessity is the mother of invention” non vi viene voglia di leggerlo?
Oppure grazie a Bazaar ho la possibilità di scoprire che hanno aperto un nuovo ristorante nel cuore della city, in realtà un concept space, dove è possibile mangiare, ma anche vedere opere espote, a livello architettonico è molto new york style. E quindi come non organizzare un’uscita con le amiche?
A volte ti imbatti in titoli che ti lasciano senza parole: speed dating event. Rimani sbigottita, pensando qui, uno speed dating? Qui che non puoi rivolgere la parola a una donna, toccarla, si sono dati allo speed dating event?
Non c’è stata nessuna rivoluzione, semplicemente hanno pensato di utilizzare il meccanisco degli appuntamenti al buio per i giovani imprenditori o meglio aspiranti imprenditori che così incontrano dei finanziatori, a cui in pochi minuti racconteranno la loro idea e cercaranno di convincerli a investire. Non male no?
Insomma Bazaar non sarà Vanity fair, non sarà Elle. Ma è stata una piacevole sorpresa.
Mi ha fatto ritrovare il piacere di sfogliare una rivista.
Di scoprire cose che non so, oppure di leggere cose a cui ho partecipato, tipo il Q8 food festival e ritrovarsi nella descrizione. Mi diverto a vedere pure le pubblicità, che parlano di oggetti a noi cari come la Vespa, oppure vedere la moda qui.
Ma sopratutto amo leggere le interviste di Kuwatiani che vivono fuori o di stranieri che hanno trovato fortuna qui. Ripeto che poi in Bazaar ci sono sempre belle foto e come sapete questa è una mia recente passione.
Credo che si tratti di una rivista che si trova in molte città all’estero, anche se questa è una versione più lussuosa e in un paese dove c’è censura diventa più preziosa. Se mai vi capiterà di vederla, prendetela e sfogliatela sono convinta che vi darà un sacco di informazioni utili o semplicemente vi regalerà il piacere di toccare pagine, sfogliare e girare fogli.
Annika says
Mai visto in giro per il mondo! Ma è freepress? Chi lo pubblica? 🙂
mimma says
il direttore è arabo, il printing è british and packaging che è menbro della bpaworld
Graziella says
Una domanda che volevo fare da tempo, ma poi me ne dimentico sempre: a Kuwait quali attività o iniziative ci sono verso il sociale? ci sono i super-ricchi, lo so. ci sono gli expat di lusso e si è capito, ma dai vostri racconti emerge una realtà triste, di immigrati che fanno i lavori più umili e forse ci sono anche persone non immigrate, che non nuotano nel petrolio … come vivono? che assistenza hanno? chi pensa a loro?
mimma says
Graziella qui se non hai un lavoro non ottieni un visto. Qui non esistono senza tetto, barboni. Esistono persone che fanno lavori più umili. E quindi esistono zone dove le case costano meno. Oppure pieni di condivisioni. Inoltre per qs persono ci sono posti dove il cibo costa pochissimo. Non so se lo ricordi avevo raccontato che tipo esistono dei baracchini, che vendono cibo locale che costa nulla. Così come dei grandi mercati. Poi il pulman per muoversi che ha un costo irrisorio. Inoltre la sanità è gratis. Mentre non esistono Kuwatiani poveri. Per loro ci sono sempre benefit.