Questo post l’ho scritto di getto, sull’onda della rabbia ma soprattutto della delusione che mi ha investita qualche giorno fa.
Un pomeriggio di questa settimana vengo chiamata dalla manager della scuola per una comunicazione, mi dicono di stare tranquilla perché non riguarda nulla di grave, i miei figli non avevano combinato nulla, fortunatamente.
Mi siedo davanti alla manager con il cuore che batte forte e un nodo alla gola, perché se sono qui qualcosa dev’essere successo per forza.
Vedo lei molto imbarazzata, non sa da che parte partire e poi….. mi cade il mondo addosso.
L’oggetto della comunicazione era il seguente: “il teacher della classe di transition ha dato le dimissioni. Anziché rispettare il preavviso ha deciso, sorprendendo anche noi, di non presentarsi oggi e quindi di anticipare di 15 giorni la sua partenza”.
Sono rimasta bloccata a bocca aperta su quella sedia. Non sapevo cosa dire.
Tutto questo può sembrare una cosa sciocca, “cosa vuoi che sia un insegnante che se ne va. Magari poi arriva qualcuno di molto meglio!”.
Purtroppo non è così facile!
Mio figlio Riccardo subisce i cambiamenti. Per lui lasciare il Kuwait è stato molto difficile. E’ stato ancora più complicato spiegargli che avrebbe dovuto cambiare scuola, cambiare teachers, cambiare compagni di classe e che non avrebbe più avuto accanto a lui la sua fedele amica Giada.
Ci abbiamo impiegato più o meno un mese e mezzo per abituarci alla nuova realtà scolastica. Quarantacinque giorni, giorno più giorno meno, di pianti, capricci, musi lunghi, viso deluso, urla per chiamare la sua teacher Ilsa, pollice fisso in bocca. Giorni in cui il suo mood dettava il mood della nostra intera famiglia. Giorni durante i quali io e suo fratello abbiamo dovuto cercare di assecondarlo in qualsiasi cosa cercando di non superare mai il limite del capriccio vero, cercando di separare la sua reale difficoltà nell’accettare un cambiamento e un semplice voler puntare i piedi.
Dopo questi giorni in cui ha fatto impazzire anche il suo ex teacher, si è trasformato in un vero e proprio angioletto.
Riccardo quando ha famigliarizzato con il suo nuovo ambiente, ha stretto amicizia con i suoi tre nuovi compagni (in classe sono in quattro), quando ha capito che il nuovo teacher boy era il boss della classe e lui doveva adattarsi alle nuove regole imposte, è tornato sereno come in Kuwait. Ha ricominciato a sorridere, ridere, dormire serenamente, cantare, ballare e fare battute simpatiche (quando è in luna dritta è il clown della famiglia!).
Questa notizia mi ha fatto crollare il mondo addosso!
Non voglio criticare l’errata quanto avventata decisione di questo giovane teacher del quale mi ero veramente fidata e nel quale avevo riposto tutte le mie speranze educative. Però non accetto questo comportamento, mi fa arrabbiare e mi ha delusa moltissimo!
Riccardo è stato messo, per una questione di età, nella classe del Transition anche se secondo il sistema inglese adottato in Kuwait avrebbe dovuto frequentare il Kindergarten, Si è ritrovato quest’anno una matita tra le dita per imparare a scrivere le lettere dell’alfabeto, ha iniziato a riconoscere i numeri e svolgere attività impegnative. La pressione su di lui era tanta, sommata a tutti i cambiamenti che abbiamo affrontato forse era pure troppa!
L’unica cosa che mi fa veramente rabbia e mi ha deluso tanto di questa situazione è stata l’incapacità del teacher di assumersi la responsabilità di portare a termine il suo lavoro. Non ho capito perché non ha voluto salutare i suoi quattro alunni che credevano in lui e di cui si fidavano. Ma che esempio è questo?
Certo non andrò mai a dire a Riccardo che il suo teacher se ne è andato malamente, cercherò di trovare una giustificazione più educativa, però credo che una persona che decide di fare questo lavoro a contatto con i bambini non possa comportarsi in questo modo.
Oggi esterno con voi tutta la mia rabbia ma ancora di più la mia delusione.
E voi come vi sentireste se foste nei miei panni? In che modo reagireste?
Vi prego, lasciatemi consigli!
Graziella says
Capita … Fa parte del normale evolversi dell’esistenza. Per Tommaso non sarà certamente semplice, ma è il gioco da giocare, l’insegnante avrà avuto le sue ottime (secondo il suo punto di vista) ragioni per andare via così sui due piedi, Tommaso e gli altri bimbi soffriranno per qualche tempo e poi si adatteranno al nuovo insegnante e tra un pò nemmeno ci faranno caso. Tu cara mamma devi semplicemente andare avanti, essere dispiaciuta ci sta, arrabbiarsi molto, ci sta meno, perchè tanto non serve a nulla, non costruisci nulla, non cambi nulla e rischi di trasmettere questa rabbia a Tommaso, ovvero rischi di rendere questa cosa enorme, quando invece è una cosa piccola, non insignificante, perchè comunque destabilizza un bambino che già ha sopportato molti cambiamenti, ma è appunto un bimbo che nella sua vita sa che esistono cambiamenti, anche repentini, è la vita di un bimbo expat. Dagli il tuo amore e la tua attenzione a la tua allegria, il resto è acqua che scorre.
elisabetta says
Scusa, io non ti conosco, non conosco il teacher e non posso giudicare. Ma sono una ex-bambina expat e so che le variabili in questo tipo di vita sono tantissime. Presumo che tuo figlio sia in una scuola internazionale con insegnanti internazionali. Senza chiedere direttamente a lui e’ molto difficile giudicare cosa lo ha portato a fare questa scelta e siccome le procedure per assumere insegnanti stranieri sono molto rigide sono quasi certa che lo abbia guidato un motivo molto forte, o personale o professionale.
Capisco che quando i cambiamenti toccano i propri figli e’ sempre piu’ difficile essere oggettivi, ma anche chi non fa parte della nostra cerchia familiare ha vite a volte molto complesse.
drusilla says
Cara Elisabetta, che bello ricevere commenti da ex-bambini expat!
Ho avuto anche la possibilità di contattarlo personalmente, ho più o meno capito il motivo che lo ha spinto a mollare tutto: la sua famiglia d’origine. Il teacher è un ragazzo di soli 23 anni, quindi ancora non pienamente maturo.
Non discuto assolutamente la sua scelta, mi ha solo fatto arrabbiare il modo. Perché non salutare questi quattro bambini che si fidavano di te? Perché non avvisare le loro famiglie?
Perché deludere le aspettative di questi bambini che si fidavano di te?
La rabbia e la delusione è stata impulsiva, ora piano piano ho capito e sto spiegando a mio figlio che il suo insegnante è dovuto tornare a casa perché la sua famiglia aveva bisogno di lui. Ho cercato di mantenere la figura da “eroe”, e brava persona che mio figlio ha nella sua mente.
Hai ragione, quando queste cose toccano i nostri figli valgono doppio!!!
Grazie per il tuo intervento, è bello conoscere il punto di vista di tante persone e soprattutto di gente che ha vissuto l’estero l’infanzia.
Moky says
Oh overo Riccardo, mi dispiace per lui.
Ma voglio pensare positivo, magari arriva un’insegnante a cui lui si affezionerà subitissimo perchè carina, simpatica e affabile, o un’insegnante uomo, speriamo un po’ più maturo.
Tu sai che io ho un figlio di 22 anni e ti assicuro che il numero non è indice di maturità. Posso capire che lui abbia avuto delle ottime ragioni per andarsene, ma un saluto, un’ultima lezione, una spiegazione ai bimbi era dovuta, non si sparisce così.
Vedrai che un domani, quando questo maestro sarà più maturo, ripenserà al suo comportamento e rimpiangerà di non essersi comportato nel giusto modo, son cose che arrivano col tempo.
Porta pazienza, è un ragazzino.
Artemisia says
da insegnante e da alunna sono cresciuta con il mito della “continuità didattica” ma da mamma mi sto accorgendo che forse non è proprio il massimo della vita. Il cambiamento intimorisce, spiazza, ma spesso è il sale della vita. E ho anche imparato che i bambini riescono a digerire meglio di noi i cambiamenti. Abbi pazienza e vedrai che le cose si sistemeranno, ancora una volta!
drusilla says
Grazie Artemisia. Anche io sono cresciuta con il mito della continuità e ti assicuro che non ne sono rimasta particolarmente felice. I miei figli, al contrario, stanno crescendo nel cambiamento.
Vivere all’estero significa cambiare spesso, diciamo che questo cambiamento non me lo aspettavo! Però c’è un detto che dice “si chiude una porta e si apre un portone”. Speriamo che la nuova teacher sia questo portone che porterà maggiore professionalità, competenze più elevate e tanto affetto!
Graziella says
Quanto è bello questo scambio tra mamme e comunque donne, ma anche gli uomini son belli da sentire, mi avrebbe aiutata tantissimo quando avevo i figli piccoli ed ero così spaesata. Volevo chiederti scusa pure qui, ho continuato a scrivere Tommaso anzichè Riccardo. Un bacione.
Moms about town says
Drusilla, io ti capisco e ti sono solidale: che i miei figli subiscano un turnover selvaggio degli insegnanti è il mio terrore. Con insegnanti expat il rischio c’ è sempre e i cambiamenti di questo tipo non sono proprio benefici per i bambini. Posso solo augurarti che sia il primo e l’ultimo….dai, coraggio, lo supererete al meglio!
drusilla says
Grazie!!! Il mio desiderio non è avere un insegnante per tutto il periodo scolastico, un po’ di cambiamento sicuramente porta vantaggi però non quando avviene in questo cattivo modo!