Eccoci ci siamo.
Ne sento parlare da un bel po’, da quando Drusilla era qui. Però era tutto segreto, informazioni vaghe, lo seguivamo su Instangram, come tutto quello che succede a Kuwait. Nel corso dei mesi sono aumentate le informazioni. Gli eventi organizzati da questo chef Mimikuwait. Ma ancora si capiva poco. E Drusilla è partita senza averlo visto.
Ora eccomi qui. E’ un sabato pomeriggio. Il giorno deputato al secret garden.
Ho cercato su Instagram la mappa, ho convinto l’amica Amal e siamo partite convinte di star per vivere un’ esperienza speciale. Neanche 5 minuti ed eravamo arrivate. Caspita, il famoso the secret garden è proprio dietro quella che era la casa di Drusilla. Così vicino a casa mia, Io e Giada indossiamo vecchie scarpe, pantaloni da casa. Le avevo promesso libertà, che avremmo piantato qualcosa. Che ci saremmo sporcate. Perché questo è the secret garden, uno spazio dedicato alla coltivazione diretta di tutto quello che serve, con metodi biologici.
Pare una cosa così ovvia, scontata, ma qui in mezzo alla sabbia alla polvere, non c’è terra. E se scavi…magari trovi pure il petrolio. Qui non esiste acqua potabile, con che cosa le annaffi le piante? Questo è il paese dell’import. Ha senso tutto questa fatica, investimento? E poi loro di agricoltura non capiscono nulla. Erano pescatori. Anche se le farm iniziano ad esserci anche qui. Quindi questo progetto, le idee di questo chef che vuole far abbandonare a tutti il cibo spazzatura che la fa da padrone a Kuwait è davvero un bel messaggio, un bel progetto, quasi ambizioso.
Mi ripetevo questa spiegazione, una volta arrivata lì. Perchè guardando quel piccolo pezzetto di terra, in mezzo a dei grattacieli, non capivo tutto quell’entusiasmo che leggo in rete. Il passa parola che c’è tra tutti. Ho subito scritto a Drusilla un messaggio “è una ca++lata”. Con Amal ci siamo guardate, abbiamo fatto un’ alzata di spalle e ci siamo avviate, con quell’aria rassegnata che spesso ci tocca assumere qui.
Poi, come al solito, sono i bimbi che ti fanno capire il senso di tutto. Loro si sono entusiasmati, hanno voluto sapere tutti nomi delle piante. Hanno lavorato un po’ la terra. Giravano come trottole. Hanno fatto a gara per scegliere il seme da piantare. Poi si sono messi a correre all’urlo catch me.
Poi innaffia, controlla. Piccoli gridi di gioia di fronte a una piantina di pomodori. Un enorme ohhhhh di fronte ai ciuffetti che dimostravano che li sotto stavano crescendo le amate carote. Io sorridevo.
Nel frattempo arrivava la gente. In realtà, a pranzo era stato servito un fantastico brunch, e quindi ora tutto più calmo. Io poi ad un certo punto ho avuto un sussulto. Ho riconosciuto la famosa chef Mimì ossia Maryam al Nusif. Magrissima, capelli cortissimi, look underground. Mi sono avvicinata, continuavo a dirle: tu sei la famosa Mimi….e lei sorrideva. Mi avrà preso per pazza. E forse ha ragione lei. Ma mi ha fatto strano davvero conoscere qualcuno che seguo, e che vedo crescere, pian piano. Le ho chiesto, perchè “secret garden” , lei nel suo perfetto inglese, dovuto a una lunga esperienza a Londra, mi guarda e mi dice: perché questo giardinetto così in mezzo ai palazzi, un po’ nascosto, abbandonato mi ha sempre fatto pensare che potesse diventare qualcos’altro. Abbiamo pensato di utilizzare materiali riciclati, coltivare prodotti a km zero e bio. Senza contare che trovandosi tra questi palazzi, poteva diventare un luogo di aggregazione, tra i vicini. Dare vita ad una comunità.
Io l’ho guardata e ho pensato quante cose che a noi sembrano normali, anzi a volte banali, per alcuni diventano reazionarie.
Poi arrivano tre giovani con i loro strumenti, si siedono e iniziano a suonare. Lei, questa ragazza araba, con lo strumento tradizionale inizia a cantare una dolce melodia. In arabo.
Noi ci siamo riuniti intorno. E pian piano ci siamo fatti prendere dalla musica. I bimbi improvvisamente hanno smesso di correre e si sono fermati ammutoliti. Amal era commossa. Mi fa “questo strumento è libanese, si chiama OUD. Lei è bravissima!”. Io ero senza parole. In questa città è vietato fare feste, ascoltare musica, ballare. E loro erano lì.
Vestiti tutti in maniera così cool. E io che da sempre adoro immaginare la vita delle persone, mi sono calata nella vita di questi ragazzi, nei loro sogni. Che poi questi tre musicisti li avevo visti nel bellissimo video “happy Kuwait”.
Ad un certo punto tutti battevano le mani. Tenevano il tempo. E quando è finito nell’aria si era sprigionata quella magia.
Qualcuno aveva portato dei falafeel e ci hanno invitato a mangiarli. I bimbi lo hanno fatto volentieri. Siamo rimasti lì un paio di ore. Mia figlia era piena di polvere dalla testa ai piedi. Io invece mi sono sentita ancora una volta come mi ha insegnato quel libro di quell’autrice Kuwaitiani Mai Al- Nakib “The Hidden light of objects” che ha vinto l’Edinburgh International Book Festival’s 2014 First Book Award..
Si mi sento di aver visto la luce nascosta di alcune cose.
“Mamma ci voglio tornare”. Certo tesoro torneremo al nostro the secret garden
Marta says
bella iniziativa complimenti