Cari tutti, tempus irreparabile fugit. Non mi e’ ben chiaro come sia potuto succedere, mi sembra ieri che stavo a lagnarmi del fatto di non voler partire per le vacanze e oggi mi ritrovo qui nel mio ufficio da Starbucks dopo aver lasciato un Pidocchio garrulo, verboso e saltellante al suo primo giorno di asilino. Non una lacrima, incredibile. Speriamo bene si riassesti velocemente con l’ inglese, dopo la domanda se piede si dice pied ho cominciato a nutrire seri dubbi sul suo bilinguismo.
Le sei settimane italiche sono onestamente volate. Riassumibili in poche ma sentite parole.
Settimana 1, l’arrivo. Recupero dal salto interstellare delle tredici ore di volo. Stupore per la luce estiva italiana, per noi dell’equatore Genova pare Stoccolma, albe precoci e tramonti tardivi. Svedesi purtroppo assenti.
Ripristino dei contatti sociali, un’intera giornata passata al telefono.
Settimana 2, il contagio. Il Pidocchio si accaparra un pregiato virus nostrano. Ameno contatto con la sanita’ nazionale: il pediatra storico e’ disperso in Sardegna, neppure risponde, probabilmente rapito dalla Anonima Sequestri. Il pediatra della mutua e’ in ferie, c’e’ la sostituta della sostituta, che subito consiglia l’antibiotico. Pediatra singaporiano dove sei? Il prossimo anno ti pago le vacanze, vieni con noi in Italia, si sta benone sai, anche se c’e’ la crisi.
Settimana 3, l’incertezza. L’expatmarito, per cause lavorative di forza maggiore, anticipa il rientro. Poi lo posticipa, i nonni esultano (…cosi venite in vacanza con noi?); poi lo anticipa di nuovo, i nonni tifano contro (…ma come, non venite piu’ in vacanza con noi?). Cambiati i voli tre volte, le date dell’albergo in montagna pure. La tenutaria dell’hotel gardenese si trattiene dal fancularci in dialetto ladino solo perche clienti fedelissimi.
Il Pidocchio studia il calendario e chiede ossessivamente: oggi e’ il 26 luglio? Baba torna? Cadono un paio di aerei, ma noi restiamo fiduciosi, nel dubbio ci iscriviamo a Flightaware.com, tracca il tuo aereo come se fosse un pacco di cioccolatini, non sia mai che mi perdono l’expatmarito.
Settimane 4-5 . Tutto e’ bene quel che finisce bene, partenza per Ortisei, il Paradiso puo’ attendere. Quattordici giorni meravigliosi, anche dal punto di vista climatico, pare essere stato l’unico periodo pioggia-free di un’estate meteorologicamente drammatica. Alcune riflessioni lampo (non so perche’ continuo a procedere per capitoli e paragrafi come in un contratto di locazione):
1. In alta quota scopro che mi sono cresciuti due polmoni accessori. Dopo aver fatto allenamento involontario portando il Pidocchio all’asilino di corsa a 30 gradi e 95%di umidita’, l’aria rarefatta e cristallina delle Dolomiti agisce come una magica pozione.
2. Mi reinvento Catores, le famose guide montane gardenesi. Io, in gioventu’dileggiata da parenti e amici in quanto cozza di scoglio, affronto salite in stile stambecco, lasciando a fondovalle l’expatmarito e il figlio, anche soprannominato bagaglio a mano, che ormai ha messo radici nello zainetto paterno.
I tremila sono miei.
Prossimo obiettivo, trekking in Bhutan.
3. Sono di gran lunga la peggio vestita della famiglia. Il mio look d’alta quota e’ lo stesso di Singapore, maglietta e bermuda, unica differenza ho sostituito le infradito con quelle famose scarpe da ginnastica comprate per andare a correre ai giardini botanici. Unica concessione modaiola un pile fucsia, che stacca bene sulla dolomia. Chiara Ferragni perdonami, del resto uno sherpa non ha bisogno di inutili orpelli.
4. La Val Gardena e’ invasa da giapponesi e romani. I primi semplicemente surreali in contesto montano, i secondi insuperabili e insuperati nella dialettica. Riporto fedelmente il seguente dialogo udito in rifugio: “Ao’ mattecredi che amme’ er minestrone meddura treggorni?Labbase sono i faggioli, io li faccio galleggia’ nell’ olio. E nun bisogna esaggera’ cor cacio, altrimenti diventa cementoarrmata.” Prendo appunti sul cellulare.
5. Premio gita dell’anno, anzi della vita, al Giro del Sassolungo. Sei ore di panorami meravigliosi. Si puo’girare tutto il pianeta, ma posti cosi’ ce li abbiamo solo noi in Italia. Orgoglio nazionale. In preda all’entusiasmo ci siamo pure comprati un minisassolungo scolpito a mano in scala 1:24.000 da un maestro del legno gardenese. Gia’ pregusto l’espressione dell’amica giapponese Yuki quando le illustrero’ passo passo il percorso. Lite in famiglia, l’expatmarito lo vuole in ufficio in bella vista sulla scrivania, io e il Pidocchio ci stiamo opponendo.
Settimana 6, l’ultima. Attacchiamo il valzer degli addii, nonni distrutti, sensi di colpa, svariati interrogativi sul perche’ si debba soffrire a questo modo, se ne valga davvero la pena. La risposta e’ sempre si, partire e’ un po’ morire, ma non cambio idea, rifarei tutto. I saluti mi uccidono, io piango sempre. Il Pidocchio nel frattanto scivola sul pavimento incerato della nonna savonese e si sfracella il labbro. Nuovo contatto con la sanita’ pubblica nazionale, questa volta positivo. La nonna poverina mi resta traumatizzata, afferma tuttora via skype di sentire il rumore del dente sul marmo come Rambo sentiva gli elicotteri.
Realizzo amaramente all’ultima settimana che i miei amici italiani si contano sulle dita di una mano sola. Dopo l’iniziale euforia, non si e’ piu’ fatto vivo nessuno tranne i soliti. Orso d’oro e Premio speciale della Giuria per la miglior frase da non dire all’expat va alla seguente affermazione: dopo quattro anni che stai li’ a far la mamma, potresti anche tornare a lavorare. Standing ovation.
E cosi siamo di nuovo qui all’umido, tre settimane e un bottiglino di Minias per riavermi dal fuso.
Nel frattempo a Singapore la vita procede, cade proprio in questi giorni il Mid-Autumn festival, altresi’ noto come Festa di meta’autunno o festa della luna o festa delle torte lunari. Per me l’estate sta a malapena finendo, per questi siamo gia’ad autunno inoltrato? Mi perdo sempre qualche passaggio. Secondo la mia gentile signora della pulizie cino-malese, e’ una delle loro festivita’ piu’importanti, e cade il quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare, per noi gregoriani-addicted piu’ o meno tra la seconda meta’ di settembre e i primi giorni d’ottobre.
Gli autoctoni in questo periodo mangiano le mooncakes -dolcetti rotondeggianti beneaugurali-supercalorici, pesantissimi e stracari. In sintesi, immangiabili. Me ne ha portate ben tre, santa donna, le tengo ancora in frigo nascoste dietro alla birra Tiger e alle sottilette.
Poi i giovani sono spinti a trovarsi un/una partner, vengono appese lanterne praticamente ovunque, si brucia l’incenso e si fa la danza del Leone.
Alla base della festa ci sarebbe una leggenda complicatissima, una sorta di Beautiful orientale, che vede protagonisti un principe arciere immortale, la sua ancella mortale, dieci soli che viaggiano su un carro, lo yin e lo yang, una pillola dell’immortalita’, l’ancella che diventa dea della luna, un coniglio di giada che prepara erbe medicinali. Se volete approfondire, leggetevela su wikipedia, io rinuncio.
E cosi’ siamo pronti per un altro scoppiettante autunno. Tra gli inutili e dannosi propositi settembrini metto lo scrivere piu’ spesso, il disintossicarmi dai social network, il leggere piu’ libri, l’iscrizione ad un corso di tai-chi e/o di saluto al sole e -udite udite- fare almeno una lezione trial di zumba. La strada per l’inferno e’ sempre lastricata di buone intenzioni.
Il futuro resta ancora nebuloso, navighiamo a vista, non so ancora se a fine anno resteremo qui o torneremo in patria. Nel frattempo colgo l’attimo e mi godo questi centottanta minuti di liberta’ mattutina e il mio capucino caramel machiatto (scritto cosi’) finche’ durano, i virus singaporiani stanno affilando le loro armi. Ma non mi avranno.
Sto per rinnegare la medicina ufficiale, faccio abiura e abbraccio l’omeopatia, cospargero’ il Pidocchio di granulini omeopatici antivirus, antibatterici, antimuffa, antizanzare, antitutto.
Tramontate virus, all’alba vincero’.
Federica, Singapore
Graziella says
Sei una grande, basta non aggiungo altro. Ah no scordavo, se quando torni in patria e torni a lavorare invece di fare la mamma expat eccetera, diventerai il mio medico di fiducia, mi faccio Brescia-Genova per dirti trentatré.
federica says
troppo onore amica Graziella!!! guarda che Brescia-Genova e’ un sacco di strada…:)
Graziella says
tre ore e trenta minuti circa salvo ritardi con Eurostar, circa tre ore con la macchinina, salvo non finire fuori strada facendo curve su curve … ci son venuta tre volte o quattro, una per andare in Sardegna, una per una bella mostra, e una o due volte per andare al Gaslini, figurati se mi fermo davanti a tre orette di viaggio, se trentatré trentini entrarono in Trento, io non faccio tre ore per dire trentatré? 🙂
ero Lucy says
Cara Fede, sempre un piacere leggerti. Ora ti prendi un pochino di tempo, facciamo qualche settimana, e scrivi anche per le amichette di fuso, nevvero?
federica says
Scrivero’, lo ggiuro!! …del resto rientra tra i buoni propositi…