Sono stata parecchio attiva, ho fatto molte cose tant’è che ho l’impressione di non aver fatto nulla. Tanto per cominciare, giusto per non perdere l’allenamento, mi sono ammalata pure io con sinistra professionalità, una tonsillite così il collega cinese pare non la vedesse da un decennio. Big big tonsils, need antibiotics.
Post guarigione ho comprato un paio di scarpe da ginnastica metrosexual e superfashion, per andare a correre ai giardini botanici ed apprezzarne meglio le cinquanta sfumature di verde. Mi sono costate una fortuna, forse avevo la fanciullesca convinzione che corressero da sole. Ho capito che non faceva per me dopo aver iniziato a vedere vietcong dietro ai frangipani. Fine della parentesi sportiva.
Allora mi sono rituffata nella gelida cultura dei musei, Annie Leibovitz prima, quella per intenderci che ha fotografato Demi Moore nuda con il pancione, e Sebastiao Salgado dopo, maestro nell’immortalare orde di pinguini mentre si lanciano nel mare di Ross o tribù di aborigeni brasiliani con piattelli di legno grossi come ruote di camion nel labbro o nelle orecchie. Mi chiedo come mai non se lo siano ancora mangiato. Tutte foto in bianco e nero, cupissime. Voto 6 ad entrambe le mostre, 10 all’aria condizionata.
Quindi sono stata incastrata dall’associazione delle donne italiane di qui, che dopo scoperto che sono -ero?- un medico mi hanno chiesto se potevo tenere un mini corso di Primo Soccorso. Ho studiato quasi un mese, perchè la medicina non è esattamente come andare in bicicletta, insomma dopo un po’ qualcosa dimentichi. Ho fatto cartelloni, comprato un bambolotto ikea dimostrativo, preparato focaccia genovese e caffè. Sono venute in sei su credo una settantina di iscritte, una dopo un po’ ha detto: mi stai facendo venire l’ansia. Io ho pensato: la prossima volta parlo della nuova collezione autunno inverno di Balenciaga. Alla fine sono apparse soddisfatte, io invece sto riflettendo se rinnovare o meno l’ iscrizione per il prossimo anno.
Faccio regolare psicoterapia all’amica giapponese, che ho scoperto essere di nobile famiglia. Le piace parlare con me, mi sente intorno un’aura molto positiva. La madre la vorrebbe maritata alla veneranda età di anni ventinove ad un capitano di industria nippo-coreano, ma lei è andata a convivere con un cuoco malese dalle dubbie origini. Renegade. Battendosi il petto a pugno chiuso mi dice io lo amo qui – il cuoco- colpendosi il cuore. Che devo fare? Sposati il samurai dal patrimonio di giada, dico io, è pure belloccio, te ne torni a Tokyo a imparare l’ ikebana e a disporre sassi nei giardini, se ti sposi per amore finisce che poi fai la expat come me e vieni tra i Peranakan a Singapore. Ride un sacco, Federica you are so funny. Funny sticazzi, parlo sul serio.
Infine sono forse giunta alla fase 4 dell’espatrio, l’integrazione. Vado confondendomi con i locali. Per sconfiggere il nemico, studialo. Innanzitutto impara la sua lingua, per cui mi sto esercitando a parlare Singlish, Singaporean English, il dialetto locale che mischia inglese, cinese, tamil, malese; metto lah dopo ogni parola, Can you turn left-lah? chiedo al tassista. Can can- lah, risponde lui, certo. Allora Chop chop-lah, muoviti. Do you like Singapore? No-lah.
Poi adottane usi e costumi. Mi aggiro seminuda tra le correnti siberiane dei mall, esco fuori in superficie con una felpetta o la sciarpa, sto puntando a indossare il piumino in Orchard Road. Se compro un etto di prosciutto e uno yogurt riempo la borsa della spesa con un chilo di ghiaccio, che qui si trova ad ogni angolo. Giro con un ombrellino parasole, mettimai che mi abbronzo e non sta bene. Obiettivo finale, farmi crescere l’unghia del mignolo in modo che raggiunga la punta dell’anulare, usanza cinese di bivalente significato, c’è chi dice indichi nobili natali, chi semplicemente sia usata per scaccolarsi.
Manca solo una settimana all’alba, sette giorni e torniamo in Italia. Forse è funesto influsso del dentista, sono impopolare tra gli expat se dico che non ne ho voglia?
Primo, il distacco dall’expatmarito mi spezza il cuore, il ciao ciao ai tornelli aeroportuali mi uccide, io speravo di baiazzate cosi di non doverne più fare. Per i non addetti ai lavori, dicesi baiazzata un evento di separazione tristissimo oltre misura, che trae il suo nome dall’hotel Bajazzo, tragico due stelle adiacente all’ae
roporto di Frankfurt-Han. Io e l’expatmarito eravamo soliti trascorrere lì l’ultima notte prima di svegliarci alle 3.45 am, quando io prendevo l’ancor più triste volo ryanair diretto a Pisa e lui se ne tornava a Manheim a fare prove di espatrio, una vita fa.
Secondo, il salto nell’iperspazio, le tredici stramaledette ore di volo dirette Singapore-Malpensa. Sto già iniziando a sentire il din don – cabin crew ready for take off. Com’è che quando fisso lo schermo sto sempre a Chennay e sembra che l’aereo non si muova mai dall’India?
Terzo, il Pidocchio appena sbarcati sull’italico suolo perderà la sua incredibile indipendenza raggiunta dopo quest’anno d’oriente. Ho la certezza matematica di ricevere come lo scorso anno la telefonata di nonna, che dopo dieci minuti di libertà mi chiamò dicendo: “torna, tuo figlio ti cerca!”.
Oggi appunto ha finito il Term, questi squilibrati non smettono mai, neppure d’estate. Stamattina tra un po’ neppure mi salutava. Se l’è cavata bene in questo strano asilino, dove secondo me giocano poco e fanno troppe attività singaporianamente serie, tipo un sacco di numeri e lettere nonchè essere esposti alle rime del dimetro anapestico per meglio imparare la fonetica inglese, come recitava testualmente una mail della maestra la scorsa settimana.
Non parlare a noi discendenti di Catullo di dimetri anapestici, maestra anglo-cinese, lo conosci il detto: quando voi stavate sugli alberi noi eravamo già omosessuali? Poi diciamocelo, questa tecnica non funziona, il ragazzo si ostina a dire the my book, I have three years old, come fosse un quarantenne che studia l’inglese per la prima volta e quindi traduce dall’italiano. A volte ho la tentazione di ritirarlo e farlo studiare da dj o da calciatore, ma alla fine chissenefrega, è andato sempre contento.
Ultimo punto, il domandone-tormentone dell’estate: ma allora a dicembre tornate? perchè noi in realtà siamo expat a tempo determinato, con rientro previsto a fine anno.
Amici, romani, compatrioti, prestatemi ascolto: non lo so, forse che si forse che no, stiamo ancora interrogando i fondi di caffè e aspettando che Urano entri in congiunzione con Plutone, intanto sono qui per le vacanze estive no?
Espatriare non è necessariamente un castigo divino ne’ un atto di supremo egoismo, espatriare può essere wej-ji, in cinese crisi, scelta, il cui ideogramma è composto da due caratteri: rischio e opportunità.
Appena finisco con il dentista minorenne me lo vado a far tatuare su un polpaccio.
Moky says
le rime del dimetro anapestico…sono dovuta andare a cercarne il significato, non sapevo cosa fossero!!!!
L’ideogramma di espatriare è molto bello, pieno di significato.
Anonymous says
anche a me e’ piaciuto molto, questo concetto che nel rischio ci sia un’opportunita’ e’ molto in linea con il mamme nel deserto pensiero del bicchiere mezzo pieno
mammapiky says
Là sensazione di quei saluti tristissimi la conosco bene, io li sono una corazza ma piangerei tutte le mie lacrime e maledico dentro di me ogni cosa…sai che faccio ti rubo il termine così la prossima volta mi ci scapperà un sorriso!
Anonymous says
baiazzata nuovo neologismo!
Emme says
Federica, resta a Singapore! Sennó poi chi li scrive questi gustosissimi post?? Comunque volevo anche ringraziarti per avermi piegato il significato dell’oscena unghia del mignolo lunga
Anonymous says
guarda, alla fine ho fatto approfondite ricerche su internet, ma prima o poi chiedo conferma ai tassisti, assolutamente campioni di mignolo…
mamma jago says
Complimenti Federica. ..positiva allegra divertente. ..è stato un piacere leggerti !!!!
Anonymous says
grazie..in realta’ doveva essere un post di riflessione e sofferenza, poi mi e’un po’sfuggita la mano…
Baby1979 says
Che spasso questo post!!!
Anonymous says
grazie!!
Nicoletta says
Ciao mamme expat 🙂
un’amica blogger mi ha suggerito il vostro blog dopo che le ho espresso le mie paure a fronte di un’offerta di lavoro ricevuta da mio marito a jeddah in arabia saudita.
non so se l’aggettivo “perplessa” sia sufficiente, ma abbastanza indicativo del mio stato d’animo…
noi viviamo a catania, lui ingegnere io medico, lui oriundo del luogo io veneziana, ma vivo in sicilia da vent’anni senza la mia famiglia di origine. insomma come dice mio papà “indipendente da quando aveva 6 mesi”…poco incline alla vita “stile islam” per la donna…
abbiamo una bimba che a ottobre compie tre anni, quindi scuola materna. ne avevo trovata una qui che mi piaceva molto, ma ora mi trovo a mettere nella bilancia una possibile scuola internazionale inglese, o americana o italiana….
sono di carattere una positiva ed entusiasta, ma mi turba l’idea di un imprinting musulmano nella testolina della nostra nanetta 🙁 cose che non si possono vedere ma che si insinuano subdole nel suo piccolo grande cuoricino…
insomma più che perplessa sono proprio CONFUSA…curiosa ma restia, affascinata ma terrorizzata…
leggervi mi ha dato conforto anche se qualche lacrima sbucava qua e là ogni tanto (vedi il post del contratto delle mogli expat)…
avete per caso il contatto di qualche mamma italiana nei compound a jeddah? credo siano tre ma non so quale sarebbe eventualmente il nostro. mi rendo conto che ogni posto ha le sue caratteristiche e differenze e penso che interfacciarmi con una mamma sul luogo possa aiutarmi/ci a fare le dovute valutazioni prima di una scelta…
grazie per l’aiuto
e davvero complimenti per la forza che avete ogni giorno e che solo una donna e mamma penso possa realmente capire…
e complimenti ai vostri mariti per la scelta intelligente che hanno fatto scegliendovi :)))))
un abbraccio sincero a tutte
Nicoletta
Nicoletta says
ho provato ad inviare il mio post alle e-mail di gmail di mimma drusilla ma ha rifiutato gli indirizzi… ???
Moky says
Nicoletta, prova a scrivere loro in Fb in Mamme nel deserto
https://www.facebook.com/pages/Mammeneldeserto/340569949378755?fref=ts
Graziella Pezzetta says
Federica è la mia certezza, mi fa sempre ridere e riflettere e questa volta mi ha anche un pochino commossa, pensando che le si spezza il cuore a lasciare il suo uomo… Coraggio Federica, ti abbraccio virtualmente, anche se in fin dei conti serve a una beata cippa lippa. Le due parole che la maestra ha scritto al Pidocchio non le conosco e mi rifiuto categoricamente di andare a scoprire che cacchio vogliono dire, ma insomma! io di una maestra che scrive così ho paura!
Anonymous says
gli abbracci fanno sempre molto piacere, anche se virtuali! Il Pidocchio, a rendere piu’ penosa la baiazzata, durante il volo ha chiesto una decina di volte: ma perche” il Baba resta tutto da solo a Singa?
L’ angosciante di queste scuole-maestre e’ che io la butto in ridere, ma se loro scrivono cosi’ evidentemente hanno un nutrito gruppo di genitori che si aspettano mail del genere. E nota bene, e’un asilo assolutamente normale, mica per superdotati….
Mamma Avvocato says
Post molto interessante e ironico (Federica scrivi benissimo!), però…mi lascia un po’ di malinconia addosso, non so.
Buone vacanze, comunque!!!!
Anonymous says
cara mamma avvocato un po’ hai ragione, alla fine butto sempre tutto in ridere, ma l’umore con cui ho scritto questo post effettivamente non era dei migliori…! Pero’ adesso qui in Italia stiamo bene, speriamo che l’expatmarito ci raggiunga presto !!
francesca a says
Che bel post, non ti avevo mai letta ma non vedo l’ora di scoprire di più sulla vita a Singapore, io sono quasi una “vicina di casa”, a Darwin. A presto spero! 🙂
Anonymous says
Grazie! Darwin effettivamente non e’ poi cosi lontano, ce la caviamo in cinque ore di volo? un soffio…!