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IL PARTO DELLA MAMMA EXPAT

22 Luglio 2013 By drusilla 14 Comments


Qualche giorno fa mentre leggevo i miei blog preferiti, ho scoperto questa iniziativa: Detto con il cuore di Bepanthenol.
Dopo una breve consultazione telefonica con l’amica Mimma, abbiamo deciso di partecipare anche noi.
Oggi vorrei raccontarvi l’esperienza del parto dal punto di vista di una mamma expat.
Il contratto di lavoro che prevede come mansione “moglie expat“ nasconde tante insidie e non è completamente trasparente. Tante cose non sono scritte nel contratto, non ti vengono spiegate e le capisci solo dopo che hai accettato, firmato e sei partita.  Una di queste è la solitudine. Si perché ci sono momenti in cui ti ritrovi completamente sola ad affrontare la vita (o meglio ci sei solo tu e lui) oppure  ti può capitare di ritrovarti attorno tanta gente, ma a mancare sarà proprio lui, il motivo del tuo espatrio: tuo marito.
Questo è quello che mi è accaduto durante le due gravidanze. Io ho scelto di partorire entrambi i miei figli in Italia, nel mio Paese, dove ginecologi, ostetriche e infermiere parlano la mia lingua, dove posso scegliere in quale ospedale andare a partorire e come partorire. Ma ho anche scelto di vivere parte della mia gravidanza in solitudine, lontano dal futuro padre. Scelta difficile, ma praticamente obbligata. 
Primo parto:
Lui si trova in Libia.
Data presunta del parto: 12 giugno.
Biglietto di ritorno in Italia per Lui: 30 maggio.
Data di nascita del figlio: 29 maggio.
Tommaso aveva troppa fretta di nascere, per questo la notte tra il 28 e il 29 maggio sono iniziate le contrazioni e sono corsa in ospedale… con mia sorella.
Io ero terrorizzata da questo, volevo assolutamente che Lui fosse accanto a me, a sostenermi ad aiutarmi, a condividere questa grande esperienza e volevo che Lui fosse il primo a prendere in braccio la nostra creatura. 
Ecco che alle 4 del mattino Lui si precipita in aeroporto a Tripoli e prende il primo aereo per l’Italia, sperando che Tommaso non abbia troppa fretta e lo aspetti ad uscire. Poi c’è il cambio a Roma, l’arrivo a Verona e infine via di corsa verso l’ospedale.
Io entro in ospedale verso mezzogiorno. Accanto a me c’è mia mamma, prima in una stanza e poi in sala parto. Lei mi ha sostenuta, massaggiato la schiena, ha condiviso la mia sofferenza. Ma… ecco che dopo alcune ore di travaglio nel corridoio sento le sue ciabatte che corrono verso di me. Per fortuna ce l’ha fatta! E’ arrivato direttamente dalla Libia, dopo 10 ore di viaggio, dopo due voli aerei, dopo aver litigato con una hostess dell’Alitalia per aver tardato a collegare la scala per scendere dall’aereo e dopo aver guidato come un pazzo dall’aeroporto all’ospedale. Ma adesso Lui c’è!
La prima cosa che ha fatto è stata guardare la mia pancia, che non vedeva dal quinto mese, e mi ha detto: “sei bellissima!”.
Sono trascorse altre tre ore prima di fare la conoscenza con la nostra creatura. Sono state ore faticose e impegnative, ore di sofferenza e ansia, ore di attesa, ore di gioia e di dolore. Ore durante le quali le emozioni si accavallavano e facevano a pugni tra loro. Ma l’intesa tra noi era grande, incredibile e unica.  Ecco che Lui taglia il cordone ombelicale e prende tra sue braccia il suo, il nostro bambino. Ecco che Tommaso smette magicamente di piangere e da quel momento, tra loro, nasce un’intesa fortissima, a volte più grande e solida di quella che c’è con la sua mamma.
Secondo Parto:
Lui si trova in Kuwait
Data presunta del parto: 12 dicembre.
Biglietto di ritorno in Italia per Lui: 10 dicembre. Impossibile arrivare in tempo!
Anche Riccardo aveva fretta di scoprire il mondo ed è così che il 30 novembre ha bussato e mi ha fatto capire che il suo momento era arrivato.
Riccardo è stato veloce e in sole cinque ore è nato.
Il suo papà nemmeno volendo sarebbe riuscito ad arrivare in tempo, ma anche in questo caso Lui non mi ha lasciata sola un attimo. Ha seguito tutto il parto via telefono, un po’ con me, un po’ con mia mamma e un po’ con la sua.
E’ stato Lui a dirmi di andare in ospedale perché le contrazioni erano troppo ravvicinate, è stato Lui a sostenermi durante il dolore atroce delle contrazioni, è stato Lui a ricordarmi di partorire in acqua (era il mio desiderio, ma in quei momenti non ti ricordi nulla). Ma questa volta Lui non c’era a tagliare il cordone e a coccolare Ercolino. Lui era lontano.
Questo è stato un parto veloce, più doloroso e faticoso, sia fisicamente che psicologicamente perché Lui non era accanto a me, perché lui era lontano e perché non ha potuto aiutarmi nella difficile gestione del fratellino maggiore durante la mia assenza in ospedale. Ho la fortuna di poter contare sull’aiuto della mia meravigliosa famiglia che mi ha sostenuta ed aiutata cercando di colmare il vuoto dell’assenza del papà.
Ma il 10 dicembre Lui è arrivato, ha riabbracciato Tommaso e fatto la conoscenza di Riccardo.
Finalmente siamo tutti insieme!
Questo è il racconto di un parto (anzi due!) di una mamma expat, anzi di una mamma expat rientrata in Italia con il suo Lui all’estero a lavorare.
Sono la lontananza, la solitudine, l’attesa la parte peggiore del nostro lavoro di moglie-mamma expat. Ma nel momento stesso in cui ti ritrovi tutto passa, si cancella e si riparte a vivere come nulla fosse mai accaduto. Tutti insieme! 

 

Filed Under: MAMME EXPAT

Comments

  1. Moky says

    22 Luglio 2013 at 9:59

    Che racconto emozionante. Per te non deve essere stato per niente facile, ma sei una donna forte, lo si legge nei tuoi scritti, un’esempio per i tuoi bimbi.

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      22 Luglio 2013 at 16:52

      Moky non so se sono una donna forte ma a volte la realta’ e’ dura da affrontare e siamo obbligate ad indossare una corazza per affrontarla.

      Rispondi
  2. mammapiky says

    22 Luglio 2013 at 15:09

    Mi hai fatto piangere!!! Più detto con il cuore di così non potevi!!!

    Rispondi
  3. Anonymous says

    22 Luglio 2013 at 17:35

    Ero presente carina e ho vissuto insieme a te forti emozioni ma questo tuo racconto mi ha fatto piangere ricordando quei bellissimi e preoccupati momenti ti voglio bene e quando non ci sei mi manchi tanto ma ora sei qui

    Rispondi
  4. MammaInOriente says

    22 Luglio 2013 at 23:10

    Io proprio per non vivere queste ansie terribili di non avere mio marito vicino e per non dover stare separati tanto, ho partorito il mio primo figlio all’estero. Vivevo a 70 Km da Shanghai e quindi ho potuto prendere in considerazione di partorire lì in un’ottima clinica dotata anche della rianimazione infantile. Per noi quindi è stato il contrario, c’eravamo solo noi e nessun altro. Essendo vicino a Natale poi tutti i nostri amici expat erano già tornati a casa e quindi non abbiamo avuto nemmeno una visita, ma non ce ne importava nulla. Mio marito fra l’altro poteva dormire lì con me e il piccolo ed è stato bellissimo! Immagino che sacrificio per te dover stare tanto lontana da tuo marito..

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      23 Luglio 2013 at 14:19

      Bellissima esperienza anche la tua.
      Non ho mai voluto prendere in considerazione l’idea di partorire in Kuwait anche se ci sono delle cliniche molto belle e attrezzate ma mi ha sempre fatto paura.
      Sei stata veramente coraggiosa!!!!

      Rispondi
  5. Mimma Zizzo says

    23 Luglio 2013 at 8:38

    Amica sei sempre la numero uno. La campionessa del bicchiere mezzo pieno. Tu e Mattia siete una bella coppia. Uniti non solo dall’amore ma da una visione, da un progetto comune. E se non ci fossi tu qs esperienza mica sarebbe cosi .

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      23 Luglio 2013 at 14:14

      Amica Mimma siamo in due a vedere la vita come un bicchiere mezzo pieno.
      Lo sai che anche per me vale la stessa cosa, senza di te il Kuwait sarebbe veramente noioso.

      Rispondi
  6. Me stessa - Bimbo cercasi says

    4 Settembre 2013 at 14:55

    Mi è scesa una lacrima al suo “Sei bellissima” e un mare di lacrime quando ti ha ricordato di partorire in acqua, io al secondo parto mi sono dimenticato di chiederlo. Lui c’era, ma era fuori a tenere la Belva, perchè eravamo in Italia, ma lontani da tutti i parenti che avrebbero potuto aiutarci.

    Rispondi
  7. ellisteller says

    3 Novembre 2014 at 13:58

    bellissimo post, mi sono commossa 🙂

    Rispondi
  8. Cara Malù says

    20 Gennaio 2015 at 13:31

    Oh, sai che mi è venuto da piangere leggendo il post, soprattutto quando lui ti ha detto “sei bellissima” 🙂 Dev’essere stata dura rimanere per tanti mesi lontana da tuo marito.. Scusa, mi presento, mi chiamo Serena e vi ho appena scoperto! Credo proprio mi piacerà leggere le vostre storie di mamme expat! Un bacio!

    Rispondi
    • drusilla says

      20 Gennaio 2015 at 21:12

      Oh che piacere Serena! Arrossisco sempre quando riceviamo dei complimenti!
      Non è mai facile stare lontani, soprattutto quando ci sono di mezzo dei bambini o delle nascite. Comunque quella fase l’abbiamo superata ed ora stiamo affrontando una separazione un pochettino più lunga ma ce la faremo anche stavolta!
      Un abbraccio

      Rispondi
  9. Cara Malù says

    20 Gennaio 2015 at 22:45

    Sono sicura di sì! !! Un bacione!

    Rispondi
  10. Elisa says

    17 Novembre 2015 at 22:06

    Brava e coraggiosa! Che bel racconto e che bei ricordi ! Un abbraccio

    Rispondi

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