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IL FANTASTICO MONDO DI SILVIA

19 Aprile 2013 By drusilla 3 Comments

Oggi vi presento Silvia.
Ci siamo conosciute al corso di preparazione al parto dei nostri primogeniti.
Mi ha colpito subito perche’ non l’avevo mai vista prima in paese, Canneto e’ un paesello di quasi cinquemila anime ed e’ difficile farsi scappare qualcuno!
Lei arriva da Milano e questo mi ha colpito ancora di piu’; mi sono chiesta “com’e’ possibile che una persona decida di trasferirsi da una grande citta’ come Milano al paesello sperduto della Pianura Padana?”. Conoscendola, col tempo, ho capito (forse!).
Inizialmente le ho chiesto di parlarmi del libro per bambini che qualche tempo fa ha illustrato e poi non ho resistito. Ho voluto conoscerla meglio e farmi spiegare la sua vita, la sua storia da “artista”, in che cosa consiste il suo meraviglioso lavoro nonche’ mondo.

Ma andiamo con ordine. Prima vi parlo del libro e poi di lei.
Titolo del libro: Mina piccola e potente cacciatrice
Autore: Silvia Ziliani
Illustratrice: Silvia Spagnoli (e’ di questa Silvia che parla il mio post!).


Mina è solo una bambina, eppure per tutta la comunità in cui vive è un esempio di coraggio e di solidarietà. Allo scandire dei giorni della settimana viene chiamata dal mugnaio, dalla vecchina, dal bambino, dal pastore e anche dallo scrittore privo di fantasia per risolvere problemi cui nessuno sa porre rimedio.

Eta’ di lettura: dai 3 anni e per tutti i bambini che vogliono sconfiggere, assieme a Mina, le loro paure piu’ inconfessate.






Ecco questo e’ il suo racconto…

“Non è semplice parlare di se. Se potessi lo disegnerei, ma non sono così abile con il computer. Preferisco la matita, poi ripassare con il pennarello a punta sottile. Oppure potrei fare una piccola scultura in carta pesta, o un rilievo in argilla. Ma temo che non sia il luogo adatto.
Allora provo a raccontarmi per immagini. Certo non vi racconto proprio tutto.
La prima cartolina che mi viene in mente, in ordine cronologico è quella di un bilocale in una casa di ringhiera a Milano, con le pareti ricoperte di tappezzeria color crema ruvida al tatto, ricoperta a sua volta da una innumerevole quantità di ragni disegnati a pennarello. E una nonna disperata sul divano.

Poi , in ordine cronologico, una bambina di 8-10 anni con i capelli lunghissimi e la frangia, in pigiama sul divano a fiori tenui di sabato pomeriggio guarda con immedesimazione il cartone animato Maya (non l’ape, ma la ragazzina che veniva frustata dall’insegnante di teatro).
Ora ci sono tele intorno a un’adolescente dai vestiti macchiati. E libri con figure dai toni che urtano l’occhio, immagini deformate di volti e corpi, colori che urlano, che ti entrano dentro e ti scuotono. Vedo le mie mani sporche prima di carboncino nero, di china nera, e poi di tutti i colori dell’olio e dell’acrilico. E le unghie incrostate di pastelli a olio.
Un’altra: una finestra aperta di un’aula dove si sperimentano i materiali chiacchierando di Munari e Freire, dove si prova a fare progetti, dove si sperimentano tecniche teatrali e di animazione. Io che esco dalla finestra.
E come il personaggio di un fumetto mi sposto da una stanza all’altra di un enorme edificio, a metà tra un teatro e un parco giochi e una foresta.
A guardarlo meglio, è un gioco dell’oca: ogni casella è una prova, un incontro, una difficoltà, un premio.
Incontro molti altri giocatori come me, incontro bambini, incontro il Teatro del Covo, il Bread and
Puppet , Cà luogo d’Arte… e tanti tanti altri.
Non si vede l’ultima casella.

Adesso, per esempio, mi trovo ancora qui nel gioco. Mi sposto tra una manciata di caselle identificate come “La Corte della Carta”, e qui dentro mi si richiedono prove di destrezza tipo inventarsi dei laboratori creativi dato un tema; oppure prove di abilità: illustrare una storia; o ancora difficoltà: intrattenere un gruppo di bambini urlanti con una favola.
Mi si chiede anche di costruire, piccole scenografie, pupazzi, idee.
E poi a volte mi si chiede di stimolare gli altri a costruire, ad avere idee.
Faticoso, faticosissimo. Ma divertente, divertentissimo. Certo… è un gioco!
Ma attenzione: i giochi sono una cosa seria, come diceva qualcuno. Non azzardatevi a pensare che non sia un lavoro.
La definizione di lavoro non è necessariamente: occupazione da cui si trae guadagno. Ci si possono aggiungere aggettivi come “divertente” o “creativa” o “stimolante”…non per questo perde di valore.
Il mio lavoro è per lo più rivolto al mondo dell’infanzia. Non è stata una scelta inizialmente. Bensì una contingenza. Si fa la baby sitter, mentre si studia e si trovano i “lavoretti” estivi all’interno dei cred o grest.
Ma ho avuto la fortuna di imbattermi in un corso per promotore di attività culturali (che al tempo era finanziato dalla regione: mi pagavano per frequentarlo!!) in cui ho scoperto che avrei potuto mettere insieme i miei desideri e le mie attitudini inventandomi una professione: ci hanno dato una panoramica rispetto all’esistenza di altre arti. Sì certo, già dipingevo e conoscevo il teatro ma mai avrei pensato di poterlo fare davvero!
Da allora è bastato buttarsi e provare. Si ha paura di essere giudicati dall’adulto, ma siamo tutti più tranquilli (o inconsapevoli!) se abbiamo davanti un pubblico di bambini. Ho iniziato con i bambini.
Beata ingenuità. La mia, naturalmente. Chi ha figli o ha a che fare con quei nani malefici sa benissimo quanto possano essere crudeli e diretti.
Mentre ti fai le ossa scopri che il mondo del bambino è di una magia incantevole: basta crederci per entrare in quel mondo e scoprire insieme a lui le mille possibilità che abbiamo davanti. Le mille possibilità per raccontargli una storia per esempio, o le mille possibilità per rappresentare attraverso il teatro o l’illustrazione ciò che si desidera.
Ho deciso di rimanerci, nel mondo dell’infanzia. Mi piace di più. Fino ad una certa età l’uomo è libero dai preconcetti e in linea di massima i bambini sono aperti all’ascolto.
Cari adulti che mi leggete, dove l’avete messo il bambino che eravate? Provate anche voi a mettervi in ascolto, e vediamo se cogliete il suo messaggio…”

Filed Under: Senza categoria

Comments

  1. Debora Uberti says

    19 Aprile 2013 at 15:32

    Ciao e piacere di conoscerti mi è piaciuto molto il tup post e soprattutto la frase “dove avete messo il bambino che è in voi”? o per dire anche il famoso “fanciullino ” che nominava Pascoli, qiuano mi piaceva. Me lo chiedo molte volte anch’io soprattutto vivendo la mia vita di mamma con le mie gemelle!

    Rispondi
  2. Drusilla Galelli says

    19 Aprile 2013 at 17:57

    Ciao Debora, il piacere e’ tutto nostro!

    Rispondi
  3. neveverde says

    19 Aprile 2013 at 23:43

    c’è un premio alla lavanda per voi

    Rispondi

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