Esso pertanto si sviluppava, in linea di massima, all’interno di strutture murarie protette, secondo un andamento che potremmo definire grossolanamente a cerchi concentrici, con le professioni e le arti meno legate a merci deteriorabili disposte al centro (poteva essere questo il caso degli orafi e dei profumieri), con quelle a impatto medio nel secondo cerchio (alimenti aridi, tessuti, calzature) e con le arti e professioni più “inquinanti” verso l’esterno (lattonieri, tintori, macellerie, pescherie, animali vivi al dettaglio). Ogni genere commerciabile veniva così ad operare accanto a quello dei propri concorrenti, così da agevolare il cliente nelle sue valutazioni comparative.
Appena entrata Devo dire che immediatamente è ritornato vivido il ricordo della “chiazza” del mercato coperto che c’era al mio paese in Puglia. Segno di una certa familiarità con gli usi e i costumi arabi nella mia cultura, che forse mi hanno facilitato in questa avventura. Immediatamente vicino al settore della frutta c’è quello del pesce e della carne.
Infine io voglio vedere la parte centrale, quella famosa per i gioielli, “l’oro giallo” molto famoso qui. E non mi deludono, ce ne sono tantissime e per tutti gusti, anche se i negozi non hanno nulla di sfarzoso..
A me più che i colori, gli odori e gli oggetti interessavano le persone, vedere cosa facevano, questo è uno dei luoghi frequentato molto dagli arabi come dire “tipici” e quindi respirare un po’ della loro cultura, dei loro costumi e devo dire che sono stata accottentata. E piacerebbe aver trasmesso anche a voi un pò di questa atmosfera…
Graziella Pezzetta says
Ma chi sono i tizi delle foto appese alle pareti?
Drusilla Galelli says
Ciao Graziella, allora quello a sinistra è il principe ereditario mentre quello a destra l’emiro del Kuwait.