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Faccio la valigia e parto.

9 Gennaio 2014 By drusilla 14 Comments

Da quando viviamo all’estero ci misuriamo con nuove culture, difficoltà ma anche grandi opportunità. Ci vuole un pizzico di coraggio e sopratutto tanta voglia di aprirsi al nuovo.
Espatriare è una scelta. A volta un po’ forzata, a volte assolutamente e fortemente ricercata. 
Recentemente alla festa di Natale dell’Ambasciata Italiana ci siamo imbattute in un gruppo di giovani studentesse. Potevamo perdere l’occasione di farci raccontare come una giovane donna, arrivi a scegliere di fare un pezzetto del suo splendido percorso formativo qui?. Crediamo tra l’altro che possa essere utile a tanti. 
Ecco a voi Elena.

“Sono Elena, una studentessa delle provincia di Torino di 24 anni. Amo la musica, viaggiare e scoprire culture diverse. Forse è per questo che nutro una passione spiccata per le lingue straniere, che coltivo da sempre e che mi ha portata, testardamente e senza il minimo vacillamento, dapprima al liceo linguistico, dove studiavo l’inglese, il francese e il tedesco, e poi alla Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Torino, nel 2008. Nella scelta del corso di laurea, ho deciso di intraprendere la sfida di apprendere una lingua nuova, una lingua che fosse molto lontana da quelle “solite” europee e che aprisse il mio sguardo su un mondo differente dal nostro. Fu così che mi iscrissi a Lingue e culture dell’Asia e dell’Africa, dopo l’indecisione iniziale tra l’hindi e l’arabo, optando per quest’ultimo, così vicino a noi geograficamente, eppure a noi poco conosciuto, e che tuttavia avevo già modo di incontrare nella realtà torinese. Ero sempre stata affascinata da quella cultura, ma l’incontro diretto con la lingua è stato un amore a prima vista. Un amore non sempre roseo, in quanto non è facile entrare in una forma mentis e approcciarsi ad un sistema linguistico totalmente diversi da quelli a cui si è abituati. Ma ogni sforzo era ripagato dalla soddisfazione dell’apprendimento, e così sono riuscita a laurearmi in tempo e con il massimo dei voti, in lingua araba e tedesca, che non avevo voluto abbandonare. Dopo la laurea triennale, ho conseguito, un master in traduzione giuridico-amministrativa dall’inglese e dal tedesco della durata di un anno presso una scuola per mediatori linguistici convenzionata con l’Università LUSPIO di Roma e, nel luglio scorso, ho terminato gli esami della laurea magistrale in Interpretariato e Traduzione dall’arabo, tedesco e inglese, presso lo stesso Ateneo, e dovrò discutere la tesi a marzo p.v. Ad aprile, ho inviato la candidatura alla borsa di studio per un anno accademico di studio dell’arabo presso l’Università del Kuwait, messa a disposizione dal Governo del Kuwait e che ho vinto. Per me, quella rappresentava una grande opportunità per mettere in pratica ciò che avevo imparato nel mio percorso di studi sulla lingua e di perfezionarla direttamente sul posto, il che è necessario per chiunque voglia apprendere bene una lingua. Precedentemente, avevo fatto un’unica esperienza nel mondo arabo, con un tirocinio di un mese in Marocco al mio terzo anno universitario, ma naturalmente non era sufficiente. Quindi a settembre ho deciso di partire alla volta del Kuwait. Perché proprio il Kuwait? Un po’ per caso! Perché ho letto il bando della borsa di studio su internet e ho subito provato a parteciparvi, sapendo che vi erano altre borse di studio analoghe, ma della durata di pochi mesi e per l’Egitto e la Siria, paesi che sarebbero stati pericolosi da visitare in questo preciso momento storico.  
Sono, quindi, subito stata avvertita dall’Ambasciata delle limitazioni e regole rigide a cui andavo incontro in quanto ragazza e a maggior ragione andando a vivere in un dormitorio universitario femminile. Sono anche entrata in contatto via e-mail con le altre ragazze vincitrici della borsa di studio, una di Bari e l’altra di Messina, che sarebbero partite con me. 
Arrivate in Kuwait, siamo state accompagnate in dormitorio, dove ho avuto il primo vero impatto con il Paese, che non è stato del tutto positivo inizialmente. La mia vicina di stanza araba non mi ha accolta di buon grado, anzi, appena posate le valigie, mi ha invitata a cambiare camera perché non le piacevo, per il solo fatto di essere occidentale, credo. La sera stessa, poi, ho fatto conoscenza di due ragazze musulmane molto gentili e delle due studentesse della Bocconi che erano là per uno scambio di sei mesi e che ci hanno subito danno un po’ di dritte. Iniziavo già ad ambientarmi bene! Così il giorno dopo, anche perché non si chiudeva la porta a chiave, ho traslocato e conosciuto la mia nuova vicina iraniana, che invece è carinissima. Poi piano piano abbiamo incontrato altre coinquiline europee e siamo riuscite, grazie anche al loro aiuto, a districarci nelle complicate faccende pratiche e burocratiche, perché dal dormitorio non ci arrivava un grande aiuto. Con le ragazze arabe, invece, è più difficile comunicare e instaurare dei rapporti di amicizia poiché sono diffidenti e chiuse nei nostri confronti. Certamente qualche eccezione c’è e fa molto piacere questo scambio interculturale!
Lo stesso giorno, abbiamo fatto la nostra prima uscita in strada per andare al supermercato, e ci siamo rese conto di cosa significa essere una donna giovane occidentale in un paese come il Kuwait: tutte le macchine ti suonano il clacson e tutti si girano a guardarti, fissandoti come se fossi un’aliena! Ora, ho un po’ meno quest’impressione, forse perché mi sono abituata, ma all’inizio un po’ mi dava fastidio. Più tardi, avremmo fatto esperienza, poi, di come tentano di abbordarci gli uomini con la macchina quando siamo anche noi in macchina o taxi, o di come ci chiedano sempre il numero di telefono per uscire. 
Dopo di che, sono iniziati i nostri viaggi in autobus che dal dormitorio ci porta in Università, e ci siamo imbattute nella prima divisione maschi/femmine, poiché lì non si possono mischiare, quindi solitamente i ragazzi si siedono nei sedili anteriori: una regola non scritta che ci è voluto qualche giorno per capire!
Abbiamo cominciato anche i nostri corsi all’Università, che sono misti, suddivisi per livello linguistico e rigorosamente in arabo. Personalmente sono soddisfatta sia perché lo sto imparando molto più velocemente, dovendolo parlare e sentire per 3 ore di fila, sia del mio professore. Lo stesso, purtroppo, non possono dire le mie compagne di un altro livello, il cui insegnante è assente spesso e volentieri e non li fa lavorare molto. Fortunatamente, dal prossimo semestre non ci sarà più. 
A lezione, ci è stato esplicitamente chiesto di portare maglie a maniche lunghe, ovviamente non scollate, e pantaloni o gonne che arrivino almeno al ginocchio.
Noi frequentiamo il centro linguistico per stranieri provenienti da tutto il mondo, quindi è una realtà un po’ a sé stante, ma passando per gli altri college e negli spazi comuni, ci si rende conto che l’Università è diversa da quella italiana. Innanzitutto, naturalmente, salta all’occhio anche qui la divisione tra maschi e femmine, che hanno spazi separati a lezione, in biblioteca, in mensa, non si possono sedere allo stesso tavolo nemmeno allo Starbucks interno e, se si tratta di kuwaitiani, si parlano molto rar
amente.
Il livello di approfondimento, stando a quanto ci riferiscono le nostre amiche della Bocconi, è di gran lunga più basso che in Italia e l’impegno richiesto agli studenti è minore. D’altro canto, invece, l’Ateneo è di recente costruzione e molto ricco (neanche a dirlo!), per cui si hanno molti vantaggi che da noi non si hanno, come ad esempio il campus, la possibilità di stampare e fotocopiare gratuitamente, le navette anch’esse gratuite, i campi sportivi, ecc.
All’Università, abbiamo fatto la conoscenza di alcune compagne e compagni arabi, forse tra i più aperti di mentalità (qualche kuwaitiano ma soprattutto di altri paesi come Siria o Egitto), con cui trascorriamo il tempo libero organizzando barbecue o uscite a fumare la shisha. Fuori dall’Università, soprattutto tramite l’Ambasciata, abbiamo conosciuto poi dei ragazzi italiani che vivono e lavorano in Kuwait, con cui ci vediamo anche spesso. Per fortuna, siamo riuscite a creare una bella rete di amici e instaurare legami per passare il tempo in compagnia, nonostante in Kuwait non ci siano molte attività da fare, in particolare per i giovani.
Ora, dopo tre mesi, sono rientrata in Italia per le vacanze di Natale: non vedevo l’ora di tornare un po’ a casa, anche perché iniziava a pesarmi un po’ il modo che hanno in dormitorio di trattarci, da bambine, nonostante molte delle ragazze che vi alloggiano siano già sposate e madri di famiglia, e violando anche spesso la nostra privacy (ad esempio, se noi non ci siamo o lasciamo la porta aperta, entrano nelle nostre camere senza preavviso per controllare se ci siamo o se abbiamo lasciato la stanza in ordine). Ciononostante, sono contenta di tornare, dopo essermi ricaricata e sapendo esattamente cosa mi aspetta, perché in fondo non mi trovo così male e ho voglia di rivedere le persone che ho lasciato là e di proseguire questa mia esperienza senz’altro utile. Se poi, dopo la fine dell’anno accademico, dovessi trovare un’opportunità di lavoro, non escludo che potrei prolungare la mia permanenza!”
Non so voi . Ma noi siamo state travolte dal suo ottimismo, dalla sua apertura.
E siamo solo felici che ci abbia fatto conoscere un altro aspetto di questo Kuwait.
Belli i giovani così…ehhhhhh???  
Grazie mille Elena.

Filed Under: EXPAT LIFE

Comments

  1. koko pi says

    9 Gennaio 2014 at 10:21

    Che bella esperienza! Ogni volta che leggo il vostro blog mi viene voglia di prendere la valigia e partire!! Oltretutto mi sono sempre pentita di non aver fatto un periodo di studio all’estero…

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      10 Gennaio 2014 at 16:25

      Stesso rimpianto che ho io !

      Rispondi
  2. verdeacqua says

    9 Gennaio 2014 at 13:08

    belli sì!

    Rispondi
  3. Anonymous says

    9 Gennaio 2014 at 13:19

    Bellissima la tua storia, cara Elena, così giovane, così curiosa del mondo.Esperienze non facili ma affrontate con disinvoltura ,coraggio e curiosità verso culture diverse, quanto vi invidio giovani ragazze nonna S.

    Rispondi
  4. Moky says

    9 Gennaio 2014 at 19:53

    E brava Elena. Scegliere un luogo così diverso dal nostro in cui passare dei mesi a studiare non è per nulla facile, istruttivo, ma non facile.

    Rispondi
  5. Wanesia says

    9 Gennaio 2014 at 20:10

    Brava Elena. Il mio motto e´ sempre stato “Vivi la vita!” Piu´ che coraggiosa trovo Elena curiosa della vita ed e´ cosi´ che si fa. Mai fossilizzarsi,tutto nella vita si puo´ fare basta volerlo. Io a 40 anni sono venuta in Germania non sapendo neanche l´inglese figuriamocci il tedesco.
    Carpediem!

    Rispondi
  6. Anonymous says

    9 Gennaio 2014 at 21:55

    Brava Elena. Certo non deve essere stato facile quando la tua compagna di stanza ti ha invitata a traslocare, o il dover imparare velocemente tutte queste regole di bon ton che per un occidentale non sono per nulla immediate. Mi fa pensare quanto debba sembrar loro strano, di converso, trasferirsi in Italia e vivere secondo le nostre abitudini: e non sempre la loro è una libera scelta dettata da curiosità verso altri mondi. In bocca al lupo per quando ritorni!
    Katia A.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      10 Gennaio 2014 at 16:32

      In realtà abituarsi alle regole dei paesi occidentali che tra l’altro a differenza di qui non ti obbligano a seguire i propri costumi e’ per loro più facile, un sogno. Alcune donne qui comprano vestiti splendidi da indossare in europa. Ovviamente mi riferisco a persone di un certo benessere economico. Poi invece ci sono storie di grandi frustrazioni, di mariti e padri che diventano fortemente integralisti e li credo sia dura . Durissimo scoprire che si può vivere più liberamente . Poi ci sono le storie di conversione estreme. Perché a volte le regole dure ci danno serenità . Troppa democrazia e libertà spaventa . Ma ti assicuro che se sei giovane, donna e proveniente da un paese occidentale l’episodi raccontati da Elena fanno effetto . E solo una grande apertura e lungimiranza ti fa superare tutto.

      Rispondi
  7. Anonymous says

    9 Gennaio 2014 at 22:33

    Un articolo bellissimo, che veramente ti fa quasi sentire in Kuwait. Elena è forse la ragazza più dolce che io abbia mai conosciuto. Era mia animatrice all’oratorio e poi purtroppo per un motivo o per l’altro non ci siamo più viste. Devo però dire che la ammiro moltissimo. Il suo coraggio e la sua intraprendenza sono notevoli. Non solo ha lasciato il suo paese per un altro con simili stili di vita e abitudini, ma si è spostata completamente in un altro mondo, se posso permettermi. Nonostante ciò non si è lasciata intimorire, anzi si sta ambientando bene e come una spugna sta assorbendo e apprendendo tutte le “regole” e i modi di vivere e pensare del posto. Vai così Elena! Spero anche io di vivere presto un’esperienza all’estero e viverla con il tuo stesso ottimismo e voglia di imparare.
    Buona fortuna per tutto, ti abbraccio,
    Giulia P.

    Rispondi
  8. Tr3nDyGiRL Fashion Blog says

    9 Gennaio 2014 at 23:35

    mi piacerebbe tantissimo vivere una bella esperienza come la tua
    sei molto coraggiosa e tosta
    tr3ndygirl.com
    un abbraccio

    Rispondi
  9. Gabriella Carofiglio says

    10 Gennaio 2014 at 11:00

    Bello, mi piace leggere delle diverse esperienze e dei diversi pensieri…ho un’amica che ormai ha scelto di lavorare per progetti all’estero, soprattutto in alcuni paesi dell’africa (e attualmente ad haiti)…l’ammiro tantissimo per la sua capacità di adattamento e di confronto (scontro) con le varie culture…non deve esser sempre facile, ma credo si cresca molto. Brave queste donne “expat”! 🙂

    Rispondi
  10. Ciccola says

    10 Gennaio 2014 at 17:38

    Tantissima ammirazione. Questa è davvero una bella testimonianza di quanto le donne siano coraggiose e caparbie. Brava!

    Rispondi
  11. mammapiky says

    11 Gennaio 2014 at 13:02

    Bellissimo il coraggio ( perché ci vuole anche quello!) che ha avuto e che io invece, da giovane, non ho saputo raccogliere. A volte facciamo scelte che cambieranno il corso degli eventi, e non lo sappiamo, la differenza tra un si e un no, può essere molto di più di quel che pensiamo.
    Non che non sia soddisfatta della mia vita di ora, anzi! E’ solo che da giovani non se presi e’ consapevoli di quanto valore può avere la vita e si prendono, o non si prendono, decisioni che la cambieranno ….ecco io non l’ho presa ed a volte mi chiedo se….

    Rispondi
  12. Abaya and Heels says

    14 Gennaio 2014 at 9:33

    Bravissima! goditi questa esperienza!!

    Rispondi

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