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per qualche ora in Italia…e che ITALIA!

16 Dicembre 2013 By mimma 34 Comments

<L’hai vista la Cavour?> mi chiede mio marito l’altra mattina.
<Dove?>
<Vieni qui, in sala e guarda, è sicuramente lei>.
Ed eccola lì, la portaerei della nostra marina, la famosa Cavour, la vedo laggiù in fondo al mare. Grande e imponente anche vista da lontano.
Improvvisamente vengo colta da un’emozione, un battito forte, corro a prendere il telefono e mi metto a scattare un sacco di foto, non contenta, corro a prendere la Nikon e riprendo a scattare.
<Mamma, cosa fai?> .
La piccola mi ha seguito ed è frastornata dal mio entusiasmo e dal mio attivismo, non capisce. Per una volta contravvengo a una mia ferrea regola e la porta sul terrazzo fuori a rimirarla.
<Amore quella è una portaerei Italiana, è una delle cose belle che ancora facciamo bene, lì ci sono tanti italiani che lavorano, tante famiglie che gravitano intorno a quella immensa nave, che ancora regala sogni e futuro a tanti. Amore, quella è l’Italia>.
<Ma ci sono gli aerei mamma?? Io voglio prendere aereo>.
Certo, a lei interessa solo quello. Non può capire che per noi vedere un’ eccellenza italiana  qui, dove viviamo noi, vuol dire riaccendere un po’ di quell’orgoglio nazionalistico, che spesso, visto la situazione in cui versa la nostra amata Italia, siamo costretti a far tacere. Anzi, spesso ci tocca subire commenti e dare spiegazioni.
Anche se in Kuwait, lo abbiamo detto più volte, siamo amati, molto. Però per noi questo espatrio non sta diventando solo una scelta, è quasi un esilio forzato, dove domandarsi “quando tornerò in Italia” è quasi utopistico e soffriamo per tutte le difficoltà in cui versano i nostri cari. Non ci sentiamo miracolati, nè tiriamo sospiri di sollievo. Ci sentiamo soli, lontani e impotenti. Anche e soprattutto quando ci dicono “beati voi, avete fatto bene ad andare via”.
Dell’arrivo della Cavour eravamo stati informati, sia da un invito che ci è arrivato dall’Ambasciata qualche settimana prima, sia dalla lettura dei giornali e degli atti parlamentari, che sono un po’ il nostro pane quotidiano.
La Cavour è in “missione commerciale”, attraverserà i paesi del golfo e circumnavigando l’oceano indiano arriverà fino in Africa. Riporto i contenuti di una nota ufficiale che ha reso pubblica la missione e ne ha spiegato le motivazioni:  “Il Gruppo Navale, al comando della portaerei Cavour, interpreterà così molteplici ruoli; oltre alla sicurezza marittima, attraverso operazioni di contrasto al fenomeno criminale della pirateria, avrà il fine di aprire un dialogo e una cooperazione tra nazioni, organizzazioni e aziende per promuovere il Made in Italy in ogni suo aspetto. La Campagna Navale ha come base la promozione delle eccellenze imprenditoriali italiane, il sostegno alla politica estera nazionale in funzione di cooperazione, sviluppo e modernizzazione dei Paesi africani e offrirà assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose” . Inoltre, sulla Cavour ci saranno anche  gli stand delle aziende italiane non solo del settore militare, con una ventina di espositori anche istituzionali fra cui l’Istituto per il Commercio Estero pronto ad aprire quattro nuovi uffici in altrettanti Paesi africani ove faranno sosta le navi italiane”. Così come ci saranno gli stand di Expo Milano 2015, Fincantieri, Finmeccanica, della società missilistica MBDA e di quella elicotteristica Agusta Westland, e ancora gli stand di Eni, Federlegno e del Gruppo Ferretti”.
Non voglio entrare nel merito della polemica politica e non solo, che vedrebbe meglio destinati questi soldi a missioni umanitarie, magari all’accoglienza dei tanti profughi che ormai sono un’emergenza nel nostro paese, che mal digerisce la necessità e la natura  strategica della missione per “mettere in sinergia diversi soggetti protagonisti del rilancio del sistema Italia”. Si una missione strategica in “zone strategiche per i nostri investimenti”.
Oggi vi voglio raccontare cosa prova un Italiano, emigrato per lavorare in un paese estero, a incontrare l’industria italiana su quel suolo diventato “ormai” amico. Cosa si prova a rientrare a casa propria e a vedere tante facce uguali alla tua, sentire quasi solo la tua lingua, incontrare tanti giovani, tanta gente volenterosa, tanta gente che sta comunque lontano da casa come te per lavorare.
La sera fissata per l’evento tirava un vento così forte, tanta sabbia nell’aria, c’era mare grosso. Sin dal mattino ho avuto il timore che qualcosa andasse storto.
Arrivati al gate 1 del Shuwaikh Port abbiamo capito che l’organizzazione della serata era cambiata. 
A fare gli onori di casa c’era la Nave Etna, che è la nave logistica, che insieme alla nave Bergamini accompagna la Cavour in Missione.
Siamo salite con una certa difficoltà ed emozione, non era la Cavour e quindi un po’ di delusione c’era, però fa sempre effetto salire su una nave. Soprattutto se devi affrontare una lunga scala.
Vedere gli ufficiali in linea, il capitano che ci è venuto incontro sollecito preoccupato per i nostri tacchi e per le altre scale che avremmo dovuto affrontare, in realtà alle nostre spalle c’erano pronti a soccorrerci i mariti, degni accompagnatori, perchè per una volta eravano noi le invitate.  
Confesso che vari sentimenti si mescolavano, l’adrenalina, l’imbarazzo, la curiosità e un po’ di delusione. Perchè il Comandante ci ha subito spiegato che a causa del maltempo non sono riusciti a fare arrivare la Cavour in porto e quindi hanno dovuto in fretta e furia preparare la serata lì. Addio al sogno di vedere con i propri occhi una portaerei e tutto il suo hangar e perchè no pure qualche altra eccellenza italiana..
Abbiamo incontrato un po’ di volti ormai amici qui a Kuwait, ma soprattutto eravamo incuriositi dai nuovi volti.
C’erano tanti ufficiali, marinai in divisa, pure tante donne. Ormai anche loro fanno parte di questi equipaggi. Una mi ha colpito. Taglio corto modaiolo e vezzoso e ovviamente con la divisa serissima. Un bel mix.
C’era l’Ammiraglio Treu della Cavour che è stato molto gentile, addirittura ci ha accolte con un “voi siete le blogger”.
Ci ha raccontato la missione, le difficoltà, le speranze e i propositi.
Ci ha raccontato le sue impressioni su questa parte di mondo.
Lui è rimasto impressionato da come Gibuti stia crescendo e lo stesso Kuwait che aveva visto molti anni fa è completamente cambiato.
Io che non subisco l’autorità, nè la divisa confesso di aver subito provato un grande rispetto per questo uomo. Sarà per l’orgoglio che trapelava dai suoi discorsi, l’energia e la forza che lo contraddistinguevano, sarà perchè è stato gentile e curioso di noi, si proprio noi, due mamme finite in mezzo al nulla, che stanno cercando di trasformare quest’occasione in una opportunità, e che lui ascoltava attentamente e fieramente rispondeva alle nostre curiosità. Come spesso accade, quando si è genitori si finisce a parlare di figli. E lui ci ha parlato del suo, con carriera universitaria incredibile che però ha ricevuto offerte solo dall’estero e ora si trova a Shangai. E allora dimentichi i gradi, le stelline, gli anni, le diverse esperienze che ti separano e vedi l’uomo e il suo immenso amore per il figlio. E lo capisci ancor di più. Anche nell’orgoglio di avere una grande opportunità misto a quel minimo di amarezza perchè sai che sarà sempre lontano.

Poi è ricomparsa la mia party girl, quella ormai diventata un 10% della mia vita.  Quanto mi è piaciuto essere tirata a lucido, girare con un bicchiere in mano, tacco dodici, parlare con tutti e se non lo fai tu, sono gli altri che lo fanno. Farsi felici le foto sotto l’elicottero. Anzi sorridere a quello che si intrufola e vuole farsi una foto con noi. Raccontare e raccontarsi. Ridere con i mariti, che a volte la così impegnativa vita quotidiana neanche ti fa scambiare due parole con calma, figurati scherzare ed essere contenti.
Mentre ci stavamo dirigendo all’hangar dove era stato allestito un mini rinfresco, mi sono fermata a guardare la “scenografia”, si perchè l’hangar era rivestito da un’immensa tenda beduina, regalo di uno sceicco e mi faceva strano questo binomio che ormai è ricorrente nella mia vita: Golfo Persico e Italia. Due entità separate ma complementari, che ben stanno insieme. Ho colto lo sguardo di un giovane ufficiale e non ho potuto fare a meno di dirgli : “Mi sembra di stare a casa”. 
E lui mi ha risposto, “ma lei è a casa. Ora è sul suolo italiano. Questa nave è Italia”.
Che parole magiche. “Questa è casa. Questa è Italia”.
Come una bimba sono corsa da Drusilla che era poco più avanti e le ho detto: “Drusilla questa nave è casa, è Italia, per qualche ora siamo tornate a casa”.
E pure lei ha iniziato a sorridere. Come sempre lei capisce il senso delle mie parole e non solo, mi ha detto” ti rendi conto che solo una scala ci separa dall’Italia? Non lunghe ore di volo?”.
Probabilmente siamo delle inguaribili romantiche, sognatrici. Ma le radici sono ben presenti in noi e per una sera siamo state così felici e orgogliosi tutti di tornare in Italia.
Una bella Italia. Un Italia produttiva, che ci prova almeno. 

W L’italia. Sempre e comunque.

ecco cosa ci separa da casa! affrontarla con i 12 cm di tacco non è stato facile

il protagonista più fotografato
la bandiera
noi e l’infiltrato. scusate la qualità ma fatta con cell

il giorno dopo Drusilla è tornata in gita con i bimbi





Filed Under: Senza categoria

Comments

  1. Anonymous says

    16 Dicembre 2013 at 12:10

    Ragazze esperienza indimenticabile,sono felice per voi.Anche questa volta siete riuscite a farmi piangere.Si w l’Italia anche e ancora di più in questi momenti difficili siamo una forza e ne dobbiamo essere orgogliosi .Grazie per aver condiviso con noi le vostre emozioni nonna Stefy

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:26

      è vero nonna Stefy qs Kuwait ci sta regalando tante belle sorprese.

      Rispondi
  2. SingaFede says

    16 Dicembre 2013 at 17:53

    Che bella serata amiche, Mimma ultimamente i tuoi pezzi mi fanno venire gli occhi lucidi. Cosi’ suggestiva l’ idea che basti salire una scaletta per essere in Italia….Come mi sarebbe piaciuto essere li’ con voi, ma con il pensiero ci sono stata: mi dicevo ora le ragazze si preparano, ora saranno a bordo, ora dovranno respingere l’assalto di fans scatenati, ufficiali gentiluomini e paparazzi….Pero’ una curiosita’ me la dovete togliere: ma l’ infiltrato..chi e’?!?!? Un abbraccio dall’amica Fede da Singa

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:30

      tu sei sempre con noi! santo whatsapp

      Rispondi
  3. SingaFede says

    16 Dicembre 2013 at 17:55

    Ah sono finalmente riuscita a configurare google…solo un anno per riuscirci…

    Rispondi
    • Drusilla Galelli says

      16 Dicembre 2013 at 21:08

      Grande SingaFede!!!!
      L’infiltrato non ho capito nemmeno io da dove arrivasse, ti assicuro che non era italiano.

      Rispondi
  4. Anonymous says

    16 Dicembre 2013 at 18:06

    Mi sono commossa. Deve essere stata un’esperienza incredibile! Quando c’eravamo non sentivamo tanto l’ Amor patrio come lo sentiamo ora che siamo lontani. L’ altro giorno mi sono venuti i lucciconi a vedere una pubblicita’ americana in cui come colonna musicale c’e’ una canzone di Mina.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:28

      io in realtà ho sempre avuto un certo orgoglio nazionale, però questo miscuglio di emozioni è diverso. C’è mancanza, nostalgia, amore…e pure un pò di amarezza.Immagino che sentire mina…in america faccia effetto

      Rispondi
  5. lacasasullaScogliera says

    16 Dicembre 2013 at 18:45

    Che bello, come sono felice che almeno per un po’ siate tornate a casa! La vita lì deve essere affascinante e meravigliosa, certo, ma la lontananza deve essere pesante. Figurarsi che io, che abito solo da qualche anno qui in Sicilia e vengo dalla parte opposta dell’Italia, pur essendo italiana e parlando la stessa lingua [quasi, qui molti mi parlano un dialetto incomprensibile] certe volte mi sento così lontana, così diversa dalla gente di qui. Mi manca la mia terra, il dialetto, la cadenza, la musicalità, il cibo della mia regione… Mi rendo conto che la vostra situazione è ben diversa e quindi di capisco ancora di più. Che bello sentire qualcuno che dica ancora W l’Italia, qui sembra che a nessuno interessi più molto… Baci baci tricolori!
    Elli

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:31

      ahhhhh la sicilia….la mia seconda cosa. Però comprendo cosa tu voglia dire.
      abbracci tricolori

      Rispondi
  6. Mom says

    16 Dicembre 2013 at 20:06

    sto piangendo… commossa.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:31

      bella Renata! mi pensi appena metti il piede sul suo amico?

      Rispondi
  7. MaryA says

    16 Dicembre 2013 at 21:04

    ….che belle parole! Vorrei espatriare anche io per provare gli stessi sentimenti che, ahimè, il mio paese in cui sono rimasta a vivere e nel quale credevo profondamente, ha definitivamente cancellato dal mio cuore.
    Un saluto.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:29

      Marya ti capisco! amarezza

      Rispondi
  8. paperisinasce says

    17 Dicembre 2013 at 0:48

    La sera del 12 scorso, ero nel quadrato ufficiali della nave Etna a sbocconcellare pizzette e scaglie di grana, quando una graziosissima signora ha attirato la mia attenzione non soltanto per la sua presenza e eleganza, ma anche perché ho ascoltato dei frammenti della sua conversazione in cui si riferiva a un blog, e a un post da scrivere.
    Essendo anche io blogger dilettante, ma essendo impegnato in altre conversazioni “formali”, mi sono limitato a annotare mentalmente la cosa.
    Tornato a casa in Italia il giorno dopo, ho dato in pasto a Google parole chiave come “blogger” “Italia” “Kuwait” “expat” e mi è comparso il link a “Mamme nel deserto”.
    Ho letto alcuni post, e li ho trovati molto ben scritti e simpatici. Ma non ero ancora sicuro che le simpatiche autrici fossero le persone che avevo visto e ascoltato sulla nave.
    Fino a stasera.
    Visto questo post, l’ho letto avidamente e vi ho ritrovato il racconto di quella bella serata, delle emozioni provate (perché anche io, sebbene non espatriato, ho provato una forte emozione a vedere tanta passione italiana concentrata in quel pezzo di metallo grigio…), e delle atmosfere vissute.
    Anche io sono rimasto deluso di non aver potuto vedere la Cavour, ma comunque sono stato felice di aver avuto – quasi casualmente – una bella e insolita opportunità di calcare questa strana specie di suolo italiano…
    Ripensando oggi a quelle sensazioni, mi viene da chiedermi però perché noi italiani riusciamo a essere italiani, ad essere popolo, e a dare il meglio di noi, solo se e quando siamo lontani da casa…
    Comunque, complimenti ancora per il blog, che ovviamente mi potrà annoverare da oggi in poi fra i suoi frequentatori.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:34

      ma no ..che peccato che non ci siamo conosciti, tra blogger ci saremmo capiti ancor di più. Sono felici che sono riuscita ad interpretare l’emozioni di tutti.
      Sai che invece io ho la sensazione che noi non siamo quasi mai in grado di fare davvero popolo? Anche noi ti verremo a trovare.

      Rispondi
    • paperisinasce says

      21 Dicembre 2013 at 21:19

      Vi aspetto (anche se ormai scrivo così poco…)!
      Buon Natale Kuwaitiano!

      Rispondi
  9. ero Lucy says

    17 Dicembre 2013 at 4:41

    Bellissimo post! E bello il commento qui sopra. Brave amiche ♡♡ grazie!

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:35

      Grazie a te di esistere….per la cronaca penso solo alla canzone di amanda lear……

      Rispondi
  10. valentina corino says

    17 Dicembre 2013 at 5:26

    Mi ripeto ma avete commosso anche me

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:35

      bella Vale!

      Rispondi
  11. Anonymous says

    17 Dicembre 2013 at 13:16

    Sorella tu e Dru mi avete commossa,come sempre! è vero siete lontane e ci mancate però qsta esperienza ve ne fa vivere di altre molto belle! ci mancate tanto tanto ma ormai manca poco e vi vedrò!!!nn vedo l ora.vi amo

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 18:36

      sorellina….non vedo l’ora !!!

      Rispondi
  12. mamma jago says

    17 Dicembre 2013 at 19:10

    Mi avete fatto vivere l’emozione di quella scalinata….quell’orgoglio italiano che ti rende felice quando lo si riesce a provare ..nonostante i tempi odierni. …che esperienza stupenda ..blogger!!!!!!

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 20:38

      che dici mamma jago è arrivato il momento di farsi maglietta I’m blogger?

      Rispondi
  13. Starsdancer says

    17 Dicembre 2013 at 20:13

    Come sempre grazie a Lucy che mi porta qui 🙂 bellissimo post!!

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 20:39

      Questo commento è stato eliminato dall’autore.

      Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      17 Dicembre 2013 at 20:44

      lei è la nostra pippo bauda. Grazie, anche se noi ti conosciamo. Un abbraccio

      Rispondi
  14. Abaya and Heels says

    18 Dicembre 2013 at 14:18

    Bellissimo post, mi sono commossa <3

    Rispondi
  15. Giacomo Morandi says

    18 Dicembre 2013 at 17:06

    Mi inserisco affettuosamente fra i commenti di tante signore. Sono il suocero di uno degli ufficiali superiori di quella flotta e condivido la commozione di voi signore, un po’ romantiche ma sincere, anche perchè ho avuto anch’io, molti anni fa, un’esperienza simile alla vostra. Una nave della Marina italiana aveva risalito il fiume San Lorenzo e il Lago Ontario in Canada e noi espatriati avevamo partecipato alla festa di accoglienza, In quell’occasione una delle mie tre figlie conobbe un ufficiale che poco più di anno dopo me la sposò (fuori una!!!) ed hanno celebrato le nozze d’argento già da un paio d’anni. In effetti, una nave italiana all’estero è l’Italia, la nostra Italia, ma l’Italia non è soltanto quella delle navi e delle armi. C’è il paesaggio, l’arte, l’ingegno del nostro popolo e ne fanno parte anche …..i tacchi a spillo.

    Rispondi
  16. Giacomo Morandi says

    18 Dicembre 2013 at 17:08

    Mi inserisco affettuosamente fra i commenti di tante signore. Sono il suocero di uno degli ufficiali superiori di quella flotta e condivido la commozione di voi signore, un po’ romantiche ma sincere, anche perchè ho avuto anch’io, molti anni fa, un’esperienza simile alla vostra. Una nave della Marina italiana aveva risalito il fiume San Lorenzo e il Lago Ontario in Canada e noi espatriati avevamo partecipato alla festa di accoglienza, In quell’occasione una delle mie tre figlie conobbe un ufficiale che poco più di anno dopo me la sposò (fuori una!!!) ed hanno celebrato le nozze d’argento già da un paio d’anni. In effetti, una nave italiana all’estero è l’Italia, la nostra Italia, ma l’Italia non è soltanto quella delle navi e delle armi. C’è il paesaggio, l’arte, l’ingegno del nostro popolo e ne fanno parte anche …..i tacchi a spillo.

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      19 Dicembre 2013 at 6:19

      Grazie Giacomo per aver portato la tua esperienza . Chissà se anche quella sera e’ nato un nuovo amore . I tacchi la nostra croce e delizia , ma era troppa la voglia per una sera di sentirsi ancora carine e di lasciare i soliti infradito

      Rispondi
  17. Elena says

    18 Dicembre 2013 at 23:41

    Simpatico il tuo commento, Giacomo! Pero’ la tua esperienza da expatriate e’ stato molto diverso perche’ non c’era mai dubbio che saresti tornato in Italia, la tua terra, che t’avrebbe accolto bene per il resto della vita. Come sai, invece, la mia esperienza e’ quella di un’expatriate all’inizio, che poi e’ diventata situazione permanente. E’ strano e spesso doloroso sapere che nella tua terra probabilmente non ci tornerai mai piu’. E continui a tener viva l’immagine dell’Italia di tanti anni fa, un’Italia dei tuoi genitori che non esiste piu’. Quello che noi Italiani non piu’ Italiani speriamo con tutte le nostre forze e’ di veder rinascere quella terra di tante bellezze, di tanta intelligenza e di ottimismo per il futuro. Quell’Italia e’ rappresentata da questa missione della portaerei Cavour, dall’entusiasmo dell’Ammiraglio Treu e da quello ti tutti noi expatriates che sognamo un’Italia nuova. A proposito, l’Italia del futuro e’ anche rappresentata dal figlio dell’Ammiraglio Treu che, invece di rimanere all’estero (diversamente da quello che dice il Blog su questa pagina) e’ tornato in Italia ed ha trovato un’ottimo lavoro li come ingegnere. Bravo!!

    Rispondi
    • Mimma Zizzo says

      19 Dicembre 2013 at 6:01

      Elena grazie mille per il tuo commento. Per quanto riguarda la storia del figlio dell’ammiraglio Treu riportiamo quello che ci ha riferito lui stesso, se le cose sono cambiate nel frattempo noi non lo sappiamo. Un saluto

      Rispondi

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